Incontra catechesi

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Speciale

Incontra catechesi

L’Ufficio Catechistico Diocesano propone alcuni incontri di formazione per catechisti/animatori che potrebbero affiancare i Parroci negli incontri con i genitori che chiedono il battesimo dei propri figli. La proposta è quella di individuare in ogni parrocchia qualche adulto (anche coppia) che avesse l’intenzione di diventare animatore – catechista di adulti (genitori dei piccoli che devono ricevere il battesimo e/o genitori dei ragazzi della Iniziazione Cristiana) e di segnalarcelo.

Gli incontri saranno tre, distribuiti tra aprile e maggio, più un quarto in cui sarà possibile accostare qualche esperienza già in atto in altre diocesi.

Si pensava di avviare tre percorsi: a Chioggia (per il Vicariato di Chioggia, Sottomarina e Pellestrina), a Loreo (per il vicariato di Loreo e Cavarzere) e a Ca’ Tiepolo (per il Vicariato di Ca’ Venier) per dar modo a più persone di partecipare.

Quanto prima verranno indicate date e luoghi di questi incontri di formazione.

Può essere utile leggere un contributo di Fr. Enzo Biemmi che sottolinea, da par suo, l’importanza del catechista degli adulti. (don Danilo Marin e la Commissione diocesana dell’I.C.)

 

 

 

Catechista degli adulti?

Tutti ne parlano, ma chi è veramente? Non ha la bacchetta magica e non ha la formula segreta per attirare le persone e interessarle ai problemi della fede. Cammina con gli altri alla riscoperta della Verità.

Di tanto in tanto, succede…

Squilla il telefono. La sig.ra Gina, carica della borsa della spesa, fa gli ultimi gradini di corsa, apre la porta e stacca la cornetta: «Pronto!», riesce a dire ansimando. Dall’altra parte c’è il parroco. «Senti, Gina, fra due settimane cominciamo i “centri di ascolto” nelle case, in preparazione all’Avvento. È uscito il nuovo catechismo degli adulti, e dobbiamo darci da fare. Insomma, c’è bisogno di te per fare da animatrice di gruppo». Attimo di panico. «Ma… sig. parroco, io non l’ho mai fatto, e poi non sono preparata…». «Non preoccuparti – non la lascia finire il parroco -, è una cosa molto semplice. Ci sono le schede, basta leggere la parola di Dio, far rispondere alle domande che ci sono scritte e poi confrontarsi un po’». Nuovo momento di esitazione: il fiato non è ancora tornato, anzi, sta andando via del tutto. «Ma se poi mi fanno delle domande a cui non so rispondere…» prova ad azzardare Gina. «Tranquilla, – replica il parroco – risponderai come puoi. Tu hai già fatto catechismo ai bambini, e poi vedrai che lo Spirito Santo ti verrà in soccorso. In fondo, ciò che conta è la testimonianza». «Beh, se è così…» balbetta Gina, per paura di fare un dispiacere al suo parroco.

Il resto della giornata, però, è una battaglia interiore tra la voglia di riprendere il telefono e di dire al parroco che lei proprio non ce la fa e gli scrupoli di coscienza di una credente che ha sempre detto a se stessa e agli altri che quando c’è una necessità nella comunità non bisogna tirarsi indietro.

Un compagno di viaggio

Un catechista/animatore degli adulti deve sapere tutto? Chi è chiamato ad essere?

– Quando la gente accetta di fare un cammino di fede, in parrocchia o nelle proprie case, che cosa si attende? Prima di tutto di essere ascoltata, di poter comunicare, di poter parlare della propria esperienza, di poter cercare delle risposte ai propri problemi. Certo, hanno anche delle domande sulla fede, perché il quadro culturale è cambiato, e quello che avevano imparato da bambini a catechismo non regge più. Ma cercano risposte che abbiano a che fare con il loro bisogno di vita, che mordano sul loro vissuto.

D’altra parte la comunità ecclesiale ha avuto dal proprio Signore il mandato di portare a tutti il Vangelo. Non può, pertanto, andare a raccontare «quella dell’orso», né limitarsi a far incontrare la gente per il semplice bisogno che questa ha di stabilire relazioni. Ma quale Vangelo? Quello astratto chiuso in qualche definizione teologica? O quel Signore Risorto, presente nella vita di ognuno, che traccia per ognuno la via per diventare più umani e fraterni, cioè figli di Dio?

– Da qualunque parte la si prenda, a partire dalle esigenze degli adulti o da quella della Chiesa, la catechesi degli adulti non potrà mai essere ridotta a trasmissione di conoscenze, ma cercherà sempre di essere una «correlazione di esperienze», le esperienze delle persone in formazione e quelle fondanti cristiane, che ci sono restituite nel ricco patrimonio della Parola di Dio, della Tradizione, della Liturgia. Né Silvan, né Rambo, il catechista degli adulti è un compagno di strada, che insieme ad altri adulti, ma davanti a loro, li aiuta a far incontrare la loro esperienza con quella di Gesù, in modo che si creino le condizioni perché si ripeta dentro una società secolarizzata quella professione di fede (Io credo!), che rende l’uomo più vero e fraterno.

Le competenze di un compagno di viaggio

Cosa deve saper fare e soprattutto saper essere un catechista degli adulti?

– Il catechista degli adulti non ha bisogno di saper dare tutte le risposte, né di essere più istruito degli altri. È importante distinguere tra il catechista e l’esperto. È meglio che il catechista non sia uno specialista, perché renderebbe il gruppo passivo e dipendente. Deve però avere un minimo di formazione teologica, senza la quale non potrà capire il gruppo e i suoi problemi.

– Il catechista degli adulti non ha bisogno di essere un santo. È importante distinguere tra testimonianza e ruolo di accompagnamento. Gli adulti sono più contenti di avere di fronte qualcuno che ha dei limiti e li riconosce che il primo della classe invulnerabile e perfetto. D’altra parte, senza testimonianza non c’è catechesi. La testimonianza sarà quella di persone non arrivate, ma che si sentono in cammino, discepole come gli altri di Gesù.

– Il catechista degli adulti non ha bisogno di aver studiato pedagogia. Tuttavia per saper guidare un gruppo, per saper far parlare tutti, per riassumere quanto è stato detto, bisogna avere un po’ di capacità pedagogiche di animazione. Queste non sono innate: si imparano.

Né teologo, né santo, né pedagogo, il catechista degli adulti cura di avere una sufficiente conoscenza della propria fede, una grande disponibilità a crescere nella sequela di Gesù, una certa capacità di animazione.

Sarebbe proprio insensato non accettare questo servizio perché non si hanno tutte le qualità supposte. Sarebbe proprio ingenuo pensare che, se per imparare un mestiere ci impieghiamo degli anni, per essere catechisti di altri adulti basti la fede.

Cara Gina, resisti alla tentazione di alzare quella cornetta del telefono per dire al tuo parroco che sei piena di paure e che proprio non ce la fai. Accetta il rischio che hai già corso quando avevi cominciato a fare la catechista dei bambini. Lo sai, se nessuno si butta, non si farà mai nulla e il Vangelo resterà nel cassetto. Vai però a trovare il tuo parroco, per dirgli che ci stai, ma che anche lui assuma le sue responsabilità e aiuti te e gli altri che hanno accettato di fare gli animatori dei centri di ascolto. Mettetevi d’accordo, ed esigete che chi vi domanda un servizio, vi aiuti a farlo. Esigete una sera in cui vi trovate come animatori e venite preparati a fare il vostro lavoro. Se questo comporterà per te una sera in più fuori casa, ti renderà più serena e sicura e ti farà crescere di più. Rifarai in grande l’esperienza che hai fatto in piccolo con i bambini, quando dicevi: «È molto di più quello che ricevevo da loro che quello che do». Ti confesserò due cose. Primo: lavorare con gli adulti è fantastico, se si smette di pensare che il catechista sia soprattutto un insegnante. Secondo (ma non dirlo al tuo parroco): sei molto più adatta tu che il tuo parroco a fare catechesi con gli adulti, se solo ti attrezzi un pochino. Lui, infatti, che è un sant’uomo e che ha studiato teologia, continuerà ad insegnare. Tu, che sei una povera diavola e che sai di non sapere, sarai una buona compagna di strada. Come Gesù sulla strada di Emmaus.

(Fr. Enzo Biemmi)

 

 

 

da NUOVA SCINTILLA 12 del 24 marzo 2013