La convivialità

Facebooktwitterpinterestmail

Una cinquantina di persone alla Giornata di riflessione proposta dalla Caritas

La convivialità

Era il secondo appuntamento diocesano quello svoltosi domenica 3 marzo a S. Anna proposto e organizzato dalla Caritas Diocesana che ha visto insieme una cinquantina di persone provenienti un po’ da tutta la diocesi. Prevalentemente rappresentati erano i Centri di Ascolto e le Caritas Parrocchiali, ma non mancavano persone che in parrocchia e in accordo con il proprio parroco stanno iniziando un cammino di formazione per la costituzione della Caritas parrocchiale. Fratel Vincenzo Bonato, monaco camaldolese che dopo una lunga esperienza a Camaldoli risiede ora a Verona e insieme ad un confratello vive l’esperienza di eremiti in città, ha tenuto la riflessione incentrata sulla convivialità come forma elementare della carità. Sono stati alcuni passi degli Atti degli Apostoli che hanno caratterizzato la riflessione di fratel Vincenzo; la

comunione della prima comunità cristiana che si manifestava anche nella condivisione del cibo e la dimensione conviviale dell’eucaristia; l’episodio di Pietro e del centurione Cornelio; infine le apparizioni post-pasquali che vedono Gesù condividere con gli apostoli la mensa anche con una nuova corporeità.

Molte sono le attività che nell’ambito della carità riconducono la riflessione al cibo come dono della creazione e come partecipazione della stessa; dal dramma di tante popolazioni che non hanno di che sfamarsi ai nuovi volti della povertà nei paesi occidentali che vedono rinascere il bisogno alimentare come necessità primaria anche per chi sembrava coperto da ogni pericolo di impoverimento. Questa domenica di riflessione ha rappresentato una sosta opportuna nel cammino di preparazione alla Pasqua ormai vicina. In questo periodo proseguono le normali attività dei Centri di Ascolto sparsi nel territorio diocesano. Come veniva ribadito nell’ultimo Consiglio Pastorale Diocesano il Centro di Ascolto (CdA) non è un ufficio periferico della Caritas diocesana, ma è l’espressione della comunità cristiana nella sua localizzazione territoriale (parrocchia, unità pastorale, vicaria, a seconda delle situazioni, delle opportunità e delle scelte pastorali…); è l’interfaccia della comunità con la ordinaria quotidianità delle persone e contemporaneamente è antenna della comunità stessa per cogliere il vissuto della gente. Com’è pensabile oggi una Chiesa che si pone a servizio di tutti se non attraverso l’articolazione di modalità caritative che, partendo dall’ascolto anche ‘professionale’ delle storie di vita, non costruiscano percorsi di affiancamento e accompagnamento? Com’è pensabile una Chiesa che, insieme ad altri soggetti e attori presenti nei nostri paesi e quartieri, non collabori per il bene delle persone e per quello che continua ad essere un grande sconosciuto, cioè il ‘bene comune’? Partire quindi dalla condivisione; partire dai gesti semplici di ogni giorno. Partire anche da una vita sobria fatta di non sprechi, di piccoli gesti di austerità… iniziando dalle nostre scelte alimentari. Che non sia forse questa una riedizione aggiornata del digiuno e astinenza che la Chiesa ci propone in questo tempo di Quaresima?                                                              (mc)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

da NUOVA SCINTILLA 10 del 10 marzo 2013