Spunti di teologia liturgica

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Finestra sulla liturgia

Spunti di teologia liturgica

Già l’apostolo Pietro nella sua Prima Lettera parla della comunità dei credenti in Cristo come di una “dimora spirituale”, “un sacerdozio santo”; e Giovanni, autore del libro dell’Apocalisse, afferma che Cristo fece del suo popolo un “regno e dei sacerdoti per Dio, suo Padre”. Ebbene, questa indole sacerdotale, che connota in vario modo la Chiesa, nella partecipazione all’unico sacerdozio di Cristo, viene espressa primariamente nell’azione liturgica. Il Sinodo diocesano introduce la seconda parte, titolata proprio “Un popolo partecipe del sacerdozio di Cristo”, con una serie di citazioni conciliari che richiamano e rilanciano questa verità teologica. Nella Costituzione del Concilio sulla Sacra Liturgia (Sacrosanctum Concilium) si afferma che “l’opera della redenzione umana e della perfetta glorificazione di Dio (…) è stata compiuta da Cristo Signore, soprattutto per mezzo del mistero pasquale della sua beata passione, risurrezione da

morte e gloriosa ascensione, mistero col quale morendo ha distrutto la nostra morte e risorgendo ha ridato a noi la vita” (SC,5). Gesù poi trasmise agli apostoli la sua stessa missione “perché attuassero, per mezzo del sacrificio e dei sacramenti, sui quali si impernia tutta la vita liturgica, l’opera di salvezza che annunziavano” (SC,6). A questa stessa missione sono chiamati tutti i battezzati, i quali – leggiamo nella Costituzione sulla Chiesa (Lumen Gentium) – “concorrono all’oblazione dell’Eucaristia ed esercitano il sacerdozio con la partecipazione ai sacramenti, con la preghiera e il ringraziamento, con la testimonianza di una vita santa, con l’abnegazione e l’opera di carità” (LG, 10). Questi richiami permettono di cogliere alcuni spunti teologici da cui partire per una corretta e coerente interpretazione del vissuto liturgico delle nostre comunità. La liturgia è innanzitutto il memoriale della Pasqua. Nell’azione liturgica viene ripresentato il mistero della morte e risurrezione di Gesù; reso attuale, esso si inserisce in questo nostro contesto storico e continua ad elargire i frutti della redenzione. Soggetto dell’azione liturgica è Cristo e il popolo di Dio gerarchicamente ordinato. La partecipazione attiva dei fedeli ne è la prima conseguenza, e la vita cristiana si inserisce nella celebrazione come elemento imprescindibile per la sua autenticità ed efficacia. I gesti e le parole che costituiscono l’azione liturgica sono a servizio del mistero che si celebra, ad esso vanno riferiti perché, mentre richiamano l’elemento umano dell’agire di Cristo, rendono presente la sua azione sacerdotale e ne comunicano l’efficacia. Da questi spunti si intuisce quant’è importante la formazione liturgica. Il Sinodo ha emanato al riguardo due norme: “Si impone l’esigenza di una catechesi liturgica sistematica, promossa con particolari iniziative (corsi, conferenze…) e di una catechesi occasionale, valorizzando i momenti di particolare afflusso dei fedeli ai riti” (art. 134); “In ogni parrocchia si formi il gruppo liturgico per seguire tutte le attività formative e celebrative” (art. 142a). Sono norme che non hanno certo bisogno di commento e mantengono tutta la loro validità anche per la pastorale liturgica attuale. (don Francesco Zenna)

 

 

 

da NUOVA SCINTILLA 3 del 20 gennaio 2013