La celebrazione del Battesimo

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Finestra sulla liturgia

La celebrazione del Battesimo

Con questa rubrica settimanale si desidera tener desta nei fedeli e nei pastori l’attenzione alla Liturgia come “fonte e culmine” della vita e della missione della Chiesa e come “forma” che educa e trasforma la comunità cristiana (ne ha già parlato don Nicola nelle precedenti finestre). Con i miei interventi intendo rivisitare in particolare il risultato di una significativa esperienza di chiesa che la nostra diocesi ha fatto alla fine degli anni ’80 con il Sinodo, anche perché una serie di circostanze lo ha messo troppo presto da parte, facendo perdere una ricchezza di riflessioni, ma soprattutto di orientamenti e norme, che avrebbero potuto sostanziare la nostra pastorale. Oggi, Festa liturgica del Battesimo di Gesù, nelle parrocchie viene

presentata la Nota del vescovo Adriano sul Battesimo dei bambini. In quattro numeri (175-178) il XVIII Sinodo sintetizzava quelle che sembravano essere già allora fondamentali attenzioni pastorali: “La celebrazione del Battesimo, primo sacramento dell’iniziazione cristiana, coinvolge la parrocchia nel compito di educare le famiglie, per lo più formate da giovani coppie, al significato della vita cristiana, sia nel suo aspetto di partecipazione alla vita di figli di Dio, sia nel suo aspetto di partecipazione alla vita della comunità” (art. 175). È questo principio che orienta le scelte pastorali conseguenti: “Il parroco e gli operatori pastorali condividano con le coppie la gioia per la nascita di un figlio e, per quanto è possibile, anche dell’attesa. È in questo clima che si prepara la corretta richiesta del Battesimo” (art. 176). Vengono sottolineate la corresponsabilità dei laici, la vicinanza alle famiglie, soprattutto quelle giovani, l’esigenza di guidarle a comprendere una scelta, come quella del battesimo dei figli, che viene fatta per lo più solo per tradizione. Circa la celebrazione del sacramento, poi, il Sinodo ribadisce quanto il vescovo Adriano chiede in maniera tassativa: “È auspicabile poter celebrare il Battesimo di più bambini in forma comunitaria durante la Messa (…) domenicale d’orario. La celebrazione sia sempre solenne e partecipata, curata dagli animatori liturgici per una comprensione e un accostamento al significato dei riti davvero fruttuosi” (art. 178). I Padri asserivano che mediante il Battesimo la Chiesa genera i suoi figli ed essa stessa è generata. Il Battesimo è gesto della comunità, fa parte della sua vita e della sua crescita. È attraverso il Battesimo che la comunità vuole estendere al nuovo credente il dono dello Spirito e la vita nuova che essa possiede. È celebrando il Battesimo che essa mostra un tratto inconfondibile della propria identità di comunità convocata dal Signore mediante la fede e i sacramenti. E, d’altra parte, il battezzato accetta una realtà comunitaria da condividere, in cui incontrare Cristo, modellare la sua coscienza, operare le sue scelte. Il prevalere di una mentalità privata e individualista nella celebrazione-ricezione del sacramento, e di una immagine di Chiesa che non coincide con la comunione fraterna, capace di educare alla fede, ha spesso portato a rompere il legame tra battesimo e comunità cristiana. La celebrazione del Battesimo in forma comunitaria e all’interno dell’assemblea eucaristica domenicale può ricostituire questo legame. Però è importante che non ci si preoccupi di “non stancare i fedeli”. Innanzitutto perché i riti possono essere svolti comunque in forma snella e scorrevole (soprattutto dopo che la comunità è stata adeguatamente preparata), e poi perché non c’è nulla di ripetitivo o di giustapposto alla celebrazione dell’Eucaristia. I riti di accoglienza vanno a sostituire quelli previsti dalla Messa, donando loro maggiore rilevanza sia nei gesti che nel significato. L’accoglienza avviene alla porta del tempio, con un segno di croce sulla fronte del bambino e l’incedere gioioso tra i fedeli, segno di accompagnamento del bambino/a nel suo primo ingresso fisico nella realtà della chiesa. L’ascolto della Parola, rispettoso comunque dei testi e del contesto dell’Anno liturgico, può diventare, come afferma il vescovo Adriano nella sua Nota, “l’offerta di una accurata e progressiva catechesi battesimale agli adulti”. L’esorcismo con l’olio dei catecumeni, la preghiera sull’acqua e le promesse battesimali, che preparano l’infusione, costituiscono un richiamo puntuale alla dinamica della vita cristiana, impegnata in una continua conversione dalla schiavitù del peccato all’entusiasmo della professione di fede. Anche i riti esplicativi evidenziano e quindi ribadiscono quell’identità cristiana che sfugge, proprio per la dimenticanza e la distrazione cui si è sottoposti dall’odierna cultura: conformati a Cristo, sacerdote, re e profeta; resi figli di Dio nel Figlio suo; accompagnati dalla luce e dalla forza che vengono dalla presenza di Cristo nei sacramenti e nella Parola; missionari in parole ed opere della nostra sequela di Gesù. Il Padre nostro, recitato insieme e a nome del battezzato, acquista un più grande respiro ecclesiale che apre opportunamente alla comunione e al rendimento di grazie.

“Siamo chiamati tutti ad interrogarci – afferma il vescovo Adriano nella sua Nota – sulla consapevolezza di essere ‘Chiesa’, attraverso la quale i nuovi membri che accogliamo possano trovare sì la Grazia di Dio ma anche la necessaria accoglienza e l’adeguato accompagnamento attraverso l’azione della famiglia che educa alla fede e della comunità ecclesiale che non è solo una ‘stazione di servizio’ dove ogni tanto si va a ‘prendere qualche Sacramento’ ma una comunità di vita della quale si entra a far parte”. (don Francesco Zenna)

 

 

da NUNOVA SCINTILLA 2 del 13 gennaio 2013