I giovani preti si incontrano

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I giovani preti si incontrano

Uno degli aspetti che sta caratterizzando la figura e l’opera del presbitero diocesano è il tentativo che stiamo facendo nella nostra Chiesa locale di creare momenti formativi rivolti ai presbiteri che hanno ricevuto l’ordinazione nell’ultimo decennio. Accanto ai momenti già calendarizzati per tutto il clero, ne abbiamo creati altri su particolari aspetti della vita del prete. È la formazione permanente che rappresenta una delle più significative novità della vita della Chiesa nel dopo Concilio.

Essere preti oggi… dentro questo tempo, dentro le coordinate storiche e culturali della nostra modernità.

Essere preti in contesti ormai difficilmente definibili come ‘cristiani’ è una grande sfida e come tutte le grandi sfide della contemporaneità esige impegno e capacità riflessiva. Per i presbiteri dell’ultimo decennio di ordinazione, quest’anno – mese dopo mese – ci stiamo confrontando con il Decreto Conciliare Presyterorum Ordinis, che rilegge il presbiterato nella vita della Chiesa dentro il mondo contemporaneo.

Normalmente ad ogni incontro un presbitero a turno prepara un testo di riferimento e una conseguente riflessione, per lasciare poi uno spazio di confronto e di discussione (per altro sempre molto animate).

Don Mario Bruson, che attualmente svolge il suo ministero a Ca’ Bianca, ci ha introdotti nel secondo capitolo del Decreto Conciliare, nella descrizione della funzione del prete, attraverso le specificità del presbitero come ministro della Parola di Dio, ministro dei sacramenti e dell’Eucaristia e come educatore del popolo di Dio. Certo che oggi anche un prete giovane che entra nel ministero sente quanto è impegnativo ‘regolare’ la propria vita dentro delle coordinate spirituali ed ecclesiali sulle quali non fare sconti.

Solo un continuo costante confronto con la Parola potrà darci il desiderio, la voglia di non lasciarci trascinare verso esistenze scialbe o piatte, pericolo dal quale nemmeno i ministri consacrati sono immuni. Vi è poi la questione su come essere preti oggi dentro forme all’interno delle quali a volte si fa un po’ di fatica a riconoscersi. È possibile dire e fare in forma nuova la tradizionale benedizione delle case? La visita agli ammalati? Questa prassi può essere fonte di attrazione per i giovani che vivono in contesti radicalmente diversi da questi rapporti di prossimità? Da dove allora partire per rendere la nostra vita di giovani presbiteri attraente? Domande serie sulle quali iniziare a dare risposte non sempre scontate, della serie: “si è sempre fatto così… perché cambiare?” Siamo anche noi in cammino e sentiamo che le risposte non sono scontate o definitive.

È un’esperienza questa che lentamente ci sta formando ad una partecipazione e ad una corresponsabilità (sulla quale il Vescovo spesso ci richiama), ad un sentire la Chiesa particolare come luogo teologico e spirituale dove vivere il nostro sacerdozio e la nostra vita di credenti. Strada in salita, si dirà, ma l’unica che ci permette di alzarci un po’ da terra per cogliere confini – magari piccoli – ma altrimenti non conoscibili e sperimentabili.   (m. c.)

 

da NUOVA SCINTILLA 47 del 16 dicembre 2012