Quasi un gemellaggio

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Convenzione tra diocesi di Yamoussoukro (Costa d’Avorio) e diocesi di Chioggia: don Jean Clement presbitero nella nostra diocesi per tre anni. A colloquio col vescovo africano che ci parla della sua giovane Chiesa e dell’esperienza al Sinodo

Quasi un gemellaggio

Mons. Yao Kouadio Marcellin, vescovodi Yamoussoukro in Costa d’Avorio, è in Italia perché ha partecipato come padre sinodale al Sinodo sulla nuova evangelizzazione. Il 29 ottobre 2012 ha firmato una convenzione di collaborazione tra la sua Chiesa locale e la nostra diocesi perché un suo presbitero, Koumoue Kouadio Jean Clement, si inserisca nel nostro presbiterio per tre anni.

Gli poniamo alcune domande per conoscere meglio la realtà ecclesiale e sociale in cui esercita il suo ministero di vescovo e perché ci parli della sua esperienza sinodale da poco conclusa.

 

 

Ci parla innanzitutto della sua diocesi, visto che oggi nasce quasi un gemellaggio con la nostra…

Prima di tutto vorrei ringraziare sua eccellenza mons. Adriano per l’accoglienza e anche per l’opportunità di aprire questa piccola collaborazione con la mia diocesi. La Chiesa nazionale della Costa d’Avorio è molto giovane: quest’anno compie 117 anni; la mia diocesi invece ha vent’anni, per dire che se la Chiesa nazionale è giovane la mia è giovanissima: quindi grazie per questo incontro di scambio. Nella nostra “giovinezza” abbiamo venti parrocchie, la ventunesima è proprio in gestazione. E con 43 sacerdoti diocesani tante comunità religiose, di suore e anche di sacerdoti, francescani e domenicani. Quindi siamo proprio in una situazione di primo annuncio; le nostre parrocchie sono molto estese come territorio: con 43 sacerdoti diocesani c’è molto da fare, per fortuna che abbiamo i catechisti. Un parroco, oltre alla chiesa parrocchiale, può avere anche fino a una settantina di piccole comunità nei paesini e nei villaggi, per cui quando non può andare lui – neanche una volta al mese – c’è il catechista che guida la celebrazione della Parola. Per fortuna che il futuro non è così disperato perché quest’anno abbiamo 36 giovani nel seminario maggiore, quindi fra quattro-cinque anni avrò numerosi sacerdoti, sufficienti spero per la realtà pastorale e missionaria della nostra diocesi. Cosa importante da notare è che le nostre chiese alla domenica sono piene, con i fedeli anche fuori della chiesa perché dentro non c’è posto per tutti.

Proprio per questo motivo mi viene spontaneo chiederle: che senso ha parlare di nuova evangelizzazione in questo contesto? Sentivo oggi che parlava piuttosto di primo annuncio…

Sì, certo i contesti sono diversi. Il contesto qui europeo non è quello che c’è in Asia, in Africa, in America del Sud. Perché da noi, appunto, sono passati solo 117 anni da quando sono giunti i primi missionari, i padri della Società Missioni Africane, che sono arrivati lì nel 1895. E nonostante il grande lavoro che essi hanno fatto abbiamo ancora posti, villaggi e regioni intere in cui i cristiani cattolici non ci sono. In Costa d’Avorio abbiamo tre grandi religioni: quella delle religioni tradizionali africane, i musulmani e i cristiani – cattolici e protestanti – e inoltre, oggi, ci sono anche molti nuovi movimenti religiosi o sette, come vogliamo chiamarli. Dunque il concetto della “nuova evangelizzazione” non è adatto alla nostra realtà pastorale e missionaria.

Parlava di presenze di diverse religioni e anche di confessioni cristiane differenti: scontro o dialogo?

Io direi dialogo, a livello sociale e anche familiare perché nella stessa famiglia si trovano cattolici, protestanti, musulmani e credenti della religione tradizionale africana: siamo abituati a convivere assieme. I figli dei cristiani, musulmani o di religione tradizionale africana frequentano le stesse scuole, s’incontrano nello stesso ospedale, nello stesso mercato, viaggiano assieme nel pullman. Questo per dire che in Costa d’Avorio non ci sono attualmente situazioni di conflitto: dobbiamo per forza convivere, essere assieme.

Alla luce di questi valori, quale significato per l’Africa di un Sinodo come quello che avete celebrato, la Chiesa ha ora celebrato sulla nuova evangelizzazione.

Io vedo il Sinodo come un soffio missionario per tutta la Chiesa, perché il mandato missionario di Cristo “Andate e fate miei discepoli in tutte le nazioni…” resta sempre attuale per tutte le Chiese, è la situazione missionaria che può cambiare a seconda che ci si trovi in Africa, Asia, oppure in Europa. Nella prospettiva dell’enciclica “Redemptoris Missio” di Giovanni Paolo II – che possiamo definire come un grido a favore della missione – anche qui in Europa dobbiamo evangelizzare; e così nelle chiese giovani dobbiamo evangelizzare. Quindi io vedo il Sinodo come un incoraggiamento per tutti i cristiani perché la missione non è soltanto dei sacerdoti o dei vescovi o dei religiosi, ma di ogni battezzato. Dobbiamo assumere questo compito tutti.

Stiamo concludendo l’Ottobre missionario. Come vede l’attività missionaria della Chiesa, oggi?

Come ho appena detto, il precetto o mandato missionario è sempre attuale. Perciò dobbiamo tutti noi, partendo dal battesimo di ciascuno di noi dobbiamo evangelizzare e sempre evangelizzare. La Costa d’Avorio sta per organizzare un Congresso missionario per tutto l’anno. L’apertura è stata fatta proprio sabato scorso nella diocesi di Bassan, vicino ad Abidjan, perché i primi missionari hanno cominciato la loro opera lì, nel Grand Bassan, sul mare, l’Oceano Atlantico. Quindi per tutto questo anno pastorale siamo in congresso per motivare tutti i fedeli, tutti i cristiani: tutti siamo impegnati nel campo della missione, questo è molto importante.

Grazie, eccellenza, della sua presenza e della sua cordialità e dell’aiuto che anche attraverso questa testimonianza dà alla nostra Chiesa locale, assieme alla presenza di Jean Clement, perché possiamo aprirci sempre di più a questa visione missionaria della chiesa e anche a alla positività della collaborazione tra le Chiese.

Grazie a lei, a tutta la diocesi di Chioggia e a sua eccellenza il vescovo Adriano.

(a cura di Francesco Zenna)

 

 

da NUOVA SCINTILLA 42 dell’11 novembre 2012