Ascoltare e conoscere il disagio del gioco e quello mentale

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Rosolina. La giornata diocesana di formazione per i volontari della Caritas

Ascoltare e conoscere il disagio del gioco e quello mentale

Accompagnare le persone, vivere le relazioni specialmente quelle connotate dalla fragilità sono i punti d’intersezione che – con sorprendente sincronismo – hanno proposto il Tenente Colonnello Andrea Firricieli e la dott.ssa Marisa Marcato nelle due sessioni sui temi del gioco compulsivo e della chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, svolte a Rosolina e proposte ai volontari Caritas dei Centri di Ascolto presenti nel nostro territorio diocesano. Circa una cinquantina i volontari presenti da Chioggia, Sottomarina, Taglio di Po, Cavarzere; luoghi dove si sta (anche con un po’ di fatica) strutturando una presenza Caritas specifica dei Centri di Ascolto che possa essere ‘antenna’ e strumento di prossimità delle nostre comunità parrocchiali.

 

Il tema del gioco, con tutte le sue implicazioni sociali, sanitarie, affettive e legali è stato affrontato partendo da una sostanziale ‘emergenza educativa’ che interessa oramai gran parte della popolazione adulta e non solo giovanile della nostra società. In realtà il gioco nella sua valenza patologica, cioè di assoluta dipendenza, trasforma la psiche della persona e la trascina verso un deperimento delle relazioni familiari e sociali. Interessante l’excursus storico del gioco che risale alla notte dei tempi e che rende simmetrico il gioco d’azzardo come il gioco più rosolina 100_2378antico del mondo in sintonia con un mestiere anch’esso considerato il più antico del mondo. Ma il gioco oggi è legato anche alla dipendenza plurima, cioè si assomma a consumi di alcool e di sostanze psicotrope, in primis la cocaina. Conoscere almeno in forma generale la sintomatologia del giocatore compulsivo, cogliere dietro e dentro la richiesta di denaro un problema di gioco è compito certamente delle istituzioni, ma anche di una comunità di credenti che pone nel territorio i segni dell’ascolto e dell’orientamento per uscire dalla dipendenza compulsiva.

Sulla scia del riconoscimento dei segni si è posta anche la relatrice, dott.ssa Marcato, della sessione pomeridiana, sul tema della prossima chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari. La strutturazione dei servizi sanitari che afferiscono al mondo della psichiatria sarà in prima linea per accompagnare le persone che, uscite dagli OPG, torneranno nel nostro territorio. Anche qui la vera scommessa sarà la capacità dei nostri Centri di Ascolto di avvertire le problematiche che tante famiglie portano negli incontri e saper indirizzare, saper accompagnare. Si è parlato del dolore che accompagna la storia di chi vive l’esperienza del disagio mentale, anzi con una immagine suggestiva e piena si senso ci è stato detto che nel malato mentale si riversa il dolore di tutto il nucleo familiare.

Si apre ora tutta la problematica, già accennata, su come le nostre comunità vengono interpellate da queste e da altre emergenze nel e del territorio. In realtà il Centro di Ascolto se non è espressione di una comunità (parrocchia o unità pastorale) rischia di diventare un altro servizio fra i tanti che già la struttura sanitaria e altri soggetti del non profit o del volontariato propongono. È anche vero che una parrocchia non può rispondere a tutto: alla malattia mentale, al gioco, al carcere o alla disgregazione familiare. Ma la parrocchia o le unità pastorali possono conoscere, capire, scegliere gesti di prossimità, per rosolina 100_2394superare quello che sembra essere la grande difficoltà del mondo ecclesiale: passare dall’emozione al progetto, dall’offerta occasionale a cammini di condivisione. Su questo bisognerà lavorare molto, senz’altro lavorare di più. Su questa linea intende lavorare la Caritas Diocesana proponendo per quest’anno pastorale un cammino prevalentemente formativo e informativo, per gli operatori dei Centri di Ascolto, ma anche e soprattutto per le Caritas parrocchiali e vicariali, perché solo conoscendo si affronta la realtà e solo affrontando la realtà ci si confronta con la dimensione pubblica e visibile della fede. Chiamiamole pure le opere del credere. Prossimo incontro per i volontari e gli operatori dei Centri di Ascolto sarà a Cavarzere domenica 11 novembre. Affronteremo ancora il complesso tema del disagio mentale (che sta diventando oggi il grande snodo del disagio sociale!) a partire dal vissuto delle famiglie; seguirà la seconda sessione con la conoscenza della Associazione “Speranzalavoro” fondata dai familiari di chi si è tolto la vita a causa della crisi lavorativa.   (m.c.)

 

 

 

 

 

da nuova scintilla 38 del 14 ottobre 2012