Giovanni Battista Piasentini, vescovo di Chioggia dal 1952 al 1976. Nel 25° della morte

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Giovanni Battista Piasentini, vescovo di Chioggia dal 1952 al 1976. Nel 25° della morte

Pastore solerte e guida instancabile

Come ricordare il vescovo Piasentini

L’ingresso di mons. Piasentini

 

Pastore solerte e guida instancabile

Giovanni Battista nacque a Venezia, in S. Giobbe, il 31 luglio 1899 da Pietro Piasentini e Teresa Palazzi. Come da consuetudine per una famiglia cristiana, pochi giorni dopo, il 13 agosto, ricevette il battesimo. La casa dei genitori era poco distante dall’oratorio dei Padri Canossiani, di cui il papà era terziaro. Presto divenne anche per lui un luogo familiare e di frequentazione quotidiana per il gioco e lo studio.

Fu nel 1910, intraprendendo gli studi ginnasiali, che accostò per la prima volta la realtà dell’Istituto Cavanis. Negli studi si distinse per l’acutezza dell’ingegno e nel carattere per l’esuberanza e la vivacità. Questo fino al 1913 quando, superata la terza classe del ginnasio, fu costretto a interrompere lo studio per seguire il padre nel lavoro del commercio. Un anno più tardi il padre morì, a soli quarant’anni, e, nonostante le condizioni familiari fossero peggiorate, la madre lo spinse a riprendere la scuola.

Il giovanissimo Piasentini cominciò, a partire da questo momento, a maturare la consapevolezza della vocazione sacerdotale, attraverso la sua guida spirituale P. Basilio Martinelli. Entrò come postulante dei Cavanis il 7 ottobre 1916 e vestì l’abito del novizio il giorno 8 dicembre nella chiesa di S. Agnese.

Il suo cammino di preparazione alla vita religiosa e sacerdotale fu, però, di nuovo interrotto a motivo della chiamata alle armi dal 1917 al 1918, vestendo così un altro abito, quello grigio-verde dei pontieri lagunari. Terminato il conflitto mondiale potè rientrare nell’Istituto Cavanis nel 1919 riprendendo gli studi teologici e concludendo il cammino verso il sacerdozio. Quindi il 4 maggio 1920 fece la sua prima professione religiosa; nel dicembre del 1922 ricevette la tonsura e gli ordini minori dell’Ostiariato e del Lettorato; il 4 maggio 1923 la professione perpetua e a dicembre l’Esorcistato e l’Accolitato. Quindi gli ordini maggiori fino ad arrivare all’ordinazione sacerdotale il 22 giugno 1924 assieme ad altri due confratelli nella chiesa di S. Agnese per imposizione delle mani del card. Pietro La Fontaine. Nei primi anni di sacerdozio, Padre Piasentini, compì gli studi in lettere e ricoprì nel contempo la carica di Direttore della Congregazione Mariana (1924-1928). Seguendo il carisma dell’Istituto si mise a servizio nell’insegnamento dal 1928 al 1940 a Possagno. In questo periodo ricoprì anche altri incarichi: nel 1931 diventò rettore del collegio Canova a Possagno fino al 1940 e seguì il progetto, nato da una sua idea, di costruire una casa di esercizi spirituali per la congregazione sul Col Draga sopra Possagno. Nel 1940 Piasentini ritornò a Venezia alla direzione delle scuole dei Cavanis e contemporaneamente curò lo svolgimento della causa di beatificazione dei Fondatori dell’Istituto.

Il 18 febbraio 1946 Pio XII lo nominò vescovo di Anagni: ricevette la consacrazione episcopale il 19 marzo dal card. Adeodato Piazza. Rimase solo sei anni nella diocesi laziale, dove comunque si distinse per la laboriosità a favore della rinascita della chiesa locale. Il 31 gennaio 1952, infatti, gli venne comunicato il trasferimento alla diocesi di Chioggia e la sua nuova nomina fu resa pubblica il 7 febbraio.

Servì la nostra diocesi per oltre 24 anni attraverso un’intensa attività pastorale tesa a radicare la fede in tutte le comunità parrocchiali, affrontando con pazienza e forza le difficoltà provenienti dalle tragiche alluvioni che devastarono gran parte del polesine. In quegli anni la chiesa diocesana si arricchì anche di numerose strutture di cui ancora oggi gode l’uso.

Il 27 maggio 1976, salutata la diocesi, si ritirò a Possagno dove morì il 31 agosto 1987. Fu poi sepolto, come da suo desiderio, nella cattedrale di Chioggia il 3 settembre. (don Simone Zocca)

Una messa in sua memoria viene celebrata questo venerdì 31 agosto 2012 alle ore 8 in cattedrale, nel 25° della morte.

 

 

 

Come ricordare il vescovo Piasentini

Un monumento commemorativo in Cattedrale

Chi l’ha conosciuto non dimenticherà la sua guida

Che cosa resta oggi del vescovo Piasentini? Dei suoi fervidi e tenaci venticinque anni di presenza e servizio nella diocesi di Chioggia? Il mondo s’è girato sottosopra, la Chiesa naviga in mezzo a contraddizioni, la sua – e ancora nostra – diocesi di Chioggia affronta il dramma del cambiamento culturale e organizzativo. Molte delle strutture che il vescovo Piasentini aveva piantato o sostenuto – dalla grande Colonia di Feltre alla Casa Madonna di Fatima, a tante parrocchie e centri sociali del Polesine – sono perdute o trasformate. A sorpresa, possiamo ancora riconoscere che permangono la salda struttura economica e l’impianto organizzativo fondamentale di cui egli aveva dotato la diocesi. Ma il mondo è andato avanti di corsa, la Chiesa sta affrontando Monumento vescovo Piasentini1situazioni di ripiegamento, di slancio, di persecuzione nella bellezza della testimonianza e nella fragilità della condizione umana. Che cosa resta di una persona quando tutto, attorno a lei o dopo di lei, cambia? Mentre le realizzazioni materiali e organizzative subiscono contraccolpi e ridimensionamenti, resta il cuore. Restano la memoria e il lascito della persona stessa. La personalità del vescovo Piasentini rimane decisamente impressa nella memoria con la sua forza di uomo e con la dedizione intera della vita. Il suo carattere di ferro, le sue decisioni inflessibili e all’apparenza solitarie hanno rappresentato di fronte a molti di noi ‘un muro di bronzo’ che ci ha contraddetto ed esaltato, ci ha contrastato e indirizzato. La vivacità e l’intensità della sua fede sono diventate il baluardo che ci ha incanalato nel rapporto diretto con Gesù nell’Eucaristia, nella devozione alla Vergine Madre Maria, nella dedizione senza ambiguità verso il Pontefice Romano. Questi tre grandi amori hanno brillato come stelle, contornati dalla fiamma dello Spirito Santo e dal luccichio dei santi, in primis S. Giuseppe. La rigida impostazione della sua morale si è sfaldata per quanto riguarda i particolari della precettistica, ma continua a offrire chiari parametri di giudizio sul bene e sul male, sul dovere e sul piacere, sull’agire e sul programmare. Piasentini, oltre che un uomo ‘col suo carattere’, era chiaramente un uomo ‘del suo tempo’. In questa cornice va guardato e apprezzato. Al di là delle valutazioni di tipo culturale, pastorale, ascetico, dobbiamo riconoscere di aver incontrato un uomo dall’intelligenza acuta, dall’iniziativa audace e creativa fino alla fantasia, dal cuore indomabile. Abbiamo incontrato un pastore profondamente dedito al gregge, un custode scrupoloso della casa che gli era stata affidata, un maestro vivace e assiduo. Abbiamo incontrato un uomo saldo, un cristiano sincero, un sacerdote appassionato, un vescovo della Chiesa di Dio. Nel presbiterio della Cattedrale di Chioggia i suoi successori e l’intero popolo di Dio hanno voluto dedicargli un monumento commemorativo (foto in alto), nella trafila di altri grandi vescovi della diocesi. La persona stessa del vescovo Piasentini è un monumento che ha segnato le fibre del cuore e i filamenti del cervello di tante persone – sacerdoti, consacrati, laici – toccati e cambiati dal rapporto con lui. La memoria della sua fede adamantina può ricondurre anche i cristiani d’oggi, disorientati e frastornati, a riconoscere un centro di unità. Una semente che può ancora fiorire nell’imminenza dell’Anno della fede proposto dal Papa a tutti i cristiani. (don Angelo Busetto)

 

 

Sessant’anni fa. Un evento storico con una folla festante

L’ingresso di mons. Piasentini

Sessant’anni fa, esattamente il 30 marzo 1952, faceva il suo ingresso nella diocesi di Chioggia S. E. Mons. Giovanni Battista Piasentini (foto accanto), che rimarrà in carica fino al 6 giugno 1976. A dieci anni di distanza dalla morte, avvenuta a Possagno il 31 agosto 1987 (di cui ricorre in questi giorni il 25°), la direzione del “Bollettino Diocesano” pubblicò un volumetto a lui dedicato Piasentini(curato da mons. Alfredo Mozzato), edito dal nostro settimanale, con la sua biografia e le varie tappe del suo fecondo episcopato oltre ai testi di alcune delle sue numerose e dotte omelie tenute nelle varie e più solenni circostanze. La cronaca del suo arrivo a Chioggia da Venezia è ampiamente riportata nel numero di “Nuova Scintilla” del 6 aprile 1952 sotto il titolo a caratteri cubitali “La fede di un popolo diviene epopea di gloria – Chioggia accoglie in trionfo il suo nuovo Vescovo”. Accanto all’editoriale del direttore di allora, l’indimenticabile mons. Mario Alfieri, segue un dettagliatissimo articolo di cronaca dal titolo “L’incontro del Padre con i nuovi figli” firmato dal puntualissimo e carissimo collega Bruno Salvagno, padre dell’avv. Pierluigi e nonno dell’attuale redattore del “Gazzettino” di Rovigo, dr. Gianluca, già nostro giovane collaboratore.

Mons. Piasentini sbarca al molo di Vigo atteso da una grande folla, che faceva “nereggiare il ponte di Vigo, disposta pure lungo la riva della Capitaneria di Porto e la riva Merlin”. Sbarca insieme alla rappresentanza cittadina che si era portata a Venezia per scortarlo fino a Chioggia (mons. Amedeo Varagnolo, mons. Mario Bullo, mons. Tullio Salvagno e l’avv. Aleardo Voltolina, insieme al sindaco di Venezia prof. Angelo Spanio, all’ing. Fiorino Smeraldi e al segretario del nuovo Vescovo). Il motoscafo è affiancato da altre sette imbarcazioni motorizzate con a bordo altre autorità. Il primo saluto lo riceve a S. Pietro in Volta, estremo lembo nord della diocesi, da parte del vicario foraneo, mons. Ferruccio Vianello. Proseguendo, poco dopo ecco i motopescherecci con a bordo gli equipaggi chioggiotti fargli festa arrampicati sulle alberature adorne del gran pavese. Ed ecco risuonare i primi rintocchi festosi dal campanile di San Domenico e l’avvicinarsi alla riva Vigo del corteo acqueo: “L’applauso è fragoroso come un tuono – scrive con una certa enfasi il giornalista – lo sventolio dei fazzoletti e delle bandiere è frenetico”. A mons. Piasentini si fa subito incontro il sindaco, il comm. Marino Marangon, insieme alle autorità civili e militari. Poi riceve gli ossequi da parte dell’Arcidiacono mons. Carlo Gamba, protonotario apostolico e prelato domestico di sua Santità, mentre una bambina, Paola Varagnolo, gli offre un omaggio floreale. Salito con le autorità sul palco appositamente allestito in piazzetta Vigo, riceve il benvenuto dallo stesso sindaco, che esordisce così: “Eccellenza Reverendissima! Ogni parola augurale è superata da questa imponente manifestazione di affetto con la quale il popolo di questa città ha voluto salutare il vostro arrivo”. Prende poi la parola il nuovo vescovo, il quale esprime i sentimenti di gratitudine per l’accoglienza ricevuta e, rivolto alla folla, continua: “Voi avete accolto così entusiasticamente il novello Pastore perché è stato mandato a voi dal Vicario di Cristo, successore di Pietro. Evviva il Papa! Evviva la Chiesa!”. Quindi egli percorre a piedi il Corso tra due ali di folla fino alla chiesetta di San Francesco dentro le mura, dove depone la cappa e indossa i paramenti pontificali. Riformatosi il corteo, al suo ingresso nella vicina Cattedrale la corale dei Padri Filippini (diretta dall’indimenticabile padre Giuseppe Ravagnan) intona l’“Ecce Sacerdos” del Bellemo, mentre il presule, dopo essersi raccolto in preghiera, prende posto sul trono, “sul quale si sono succeduti (annota il Salvagno) altri 76 vescovi in 842 anni di episcopato clodiense”. Dopo che mons. Bullo ha dato lettura della bolla pontificia, clero e capitolo si alternano nel porgere atto di omaggio e di sottomissione al novello Pastore; quindi mons. Gamba gli rivolge un breve indirizzo di saluto, cui risponde mons. Piasentini con un lungo e appassionato discorso, iniziato con le parole “L’affetto, l’entusiasmo, la fede con cui avete accolto il nuovo Pastore, mi conforta dopo l’amarezza provata dal distaccarmi da Anagni. Vi ringrazio di questo conforto che mi sprona a lavorare ora con tutte le mie forze per il governo di questa Diocesi affidatami dal Signore”. Quindi il presule intona il “Te Deum” e la corale il noto inno ai Patroni “Va’ ti libra sereno” sempre del nostro Bellemo. Uscito dalla Cattedrale e avviatosi in Episcopio, riceve all’ingresso il dono della Diocesi, offertogli da mons. Luigi Frizziero, e nella sala del trono l’omaggio di tutte le autorità, non senza incontrarsi prima con la sua adorata mamma, sig.ra Teresa Palazzi, che gli va incontro baciandolo. In serata il vescovo restituisce la visita in municipio al sindaco, che lo riceve sulla gradinata e quindi sale nella sala maggiore, ove il sindaco stesso gli rinnova il saluto di benvenuto a nome della città, cui risponde il vescovo con appropriate parole.

Quindi egli lascia il palazzo ritornando in vescovado. “Per l’ingresso solenne del novello Pastore – ricorda nella sua nota di cronaca il comm. Salvagno – la città è rimasta illuminata in modo sfarzoso fino a notte fonda. In vetta alle torri campanarie brillavano le Croci di Cristo. Anche le facciate delle Chiese e il Municipio rimasero illuminati fino a tarda ora. All’angolo della Cattedrale era visibile, a distanza, il disegno a colori dello stemma del nuovo Vescovo, lavoro eseguito dal giovane Nino Piccari”.   (Angelo Padoan)

 

 

 

da NUOVA SCINTILLA 32 del 2 settembre 2012