Perdon d’Assisi

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Da mezzogiorno del primo di agosto alla mezzanotte del giorno dopo la possibilità di ottenere l’indulgenza

Perdon d’Assisi

Dal mezzogiorno del 1° agosto sino alla mezzanotte del giorno seguente i fedeli possono lucrare l’indulgenza plenaria nota come “Perdono d’Assisi”, alle solite condizioni prescritte dalla Chiesa. In Chioggia – sino agli anni settanta dello scorso secolo – particolarmente sentita era tale forma di devozione nella chiesa di San Francesco dentro le mura, chiamata popolarmente “delle muneghette”, in ricordo dell’antico insediamento monastico femminile. L’indulgenza plenaria, passata alla storia con l’inusuale termine di “Perdono d’Assisi”, trova fondamento in una storica visione avuta da san Francesco. Si racconta, infatti, che in una notte del 1216 era immerso nella preghiera e nella contemplazione nella chiesetta della Porziuncola, quando improvvisamente dilagò una vivissima luce e Francesco vide sopra l’altare Gesù rivestito di luce e alla sua

destra Maria Santissima, circondati da una moltitudine di angeli. Francesco adorò in silenzio con la faccia a terra il suo Signore. Venne chiesto allora che cosa desiderasse per la salvezza delle anime: la risposta di Francesco fu immediata: “Signore, benché io sia misero e peccatore, ti prego che a tutti quanti, pentiti e confessati, verranno a visitare questa chiesa, conceda ampio e generoso perdono, con una completa remissione di tutte le colpe”. “Quello che tu chiedi, o frate Francesco, è grande – gli disse il Signore -, ma di maggiori cose sei degno e di maggiori ne avrai. Accolgo quindi la tua preghiera, ma a patto che tu domandi al mio vicario in terra da parte mia, questa indulgenza”. E Francesco si presentò al pontefice Onorio III che in quei giorni si trovava a Perugia e con candore gli raccontò la visione avuta. Il Papa lo ascoltò con attenzione e dopo qualche difficoltà dette la sua approvazione. Poi disse: “Per quanti anni vuoi questa indulgenza?”. Francesco rispose: “Padre Santo, non domando anni, ma anime”. E felice si avviò verso la porta, ma il Pontefice lo chiamò: “Come, non vuoi nessun documento?”. E Francesco: “Santo Padre, a me basta la vostra parola! Se questa indulgenza è opera di Dio, Egli penserà a manifestare la sua volontà; io non ho bisogno di alcun documento: questa carta deve essere la Santissima Vergine Maria, Cristo il notaio e gli angeli i testimoni”. E qualche giorno più tardi, insieme ai vescovi dell’Umbria, al popolo convenuto alla Porziuncola, disse tra le lacrime: “Fratelli miei, voglio mandarvi tutti in Paradiso!”.

Con l’occasione ricordiamo che l’Ordine dei francescani arrivò in Chioggia nel 1290. La chiesa di san Francesco fuori le mura, distrutta durante la guerra contro Genova (1378-1380), risaliva al 1314. Dopo il conflitto, privati del monastero, i frati minori conventuali si rifugiarono provvisoriamente in città, in attesa della ricostruzione del convento, che fu ultimato nel 1434; nel 1459 i frati conventuali vennero sostituiti da una piccola comunità di frati minori osservanti (zoccolanti). La soppressione definitiva del convento avvenne nel luglio 1797 per volere delle autorità militari napoleoniche. L’Ordine dei frati minori cappuccini, nato dalla riforma del 1525, invece, grazie al proselitismo svolto dal chioggiotto fra’ Paolo Barbieri già minore osservante, s’insediò presso i locali dell’antico ospedale Ca’ di Dio fuori le mura nel 1585 – attualmente sede della civica biblioteca “C. Sabbadino – fino alla loro definitiva soppressione, decretata dal governo napoleonico nel 1806. I cappuccini ritornarono, poi, in Chioggia, dove attualmente costituiscono un punto di riflessione e meditazione cristiana – particolarmente nella celebrazione del sacramento della Confessione – nella chiesa dedicata a Sant’Antonio da Padova e a San Giovanni Battista (vedi foto) accanto al Cimitero cittadino. (Giorgio Aldrighetti)

 

 

da NUOVA SCINTILLA 30 del 29 luglio 2012