La veste nuova del coordinatore

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La veste nuova del coordinatore

Catechisti del Triveneto alla scoperta di una nuova identità

Due anni insieme. Dal 20 al 24 giugno si sono dati appuntamento a Roverè veronese una sessantina di catechisti provenienti dalle diocesi del Triveneto; hanno lasciato per qualche giorno Grest e figli maturandi per concludere il corso di formazione rivolto ai coordinatori di gruppi di catechisti. Un percorso biennale, proposto ogni anno dai direttori degli uffici catechistici del Triveneto, che si pone l’obiettivo di delineare la fisionomia del coordinatore ed offrire alcuni suggerimenti a chi si trova coinvolto, per scelta o necessità, in questo nuovo servizio pastorale. Due anni per affrontare insieme due questioni nodali che interpellano il coordinatore: la relazione con la comunità ecclesiale e il suo coinvolgimento negli itinerari di iniziazione cristiana.

 

In attento ascolto. Un percorso costruito secondo la modalità del laboratorio, in cui le proposte dei relatori si alternano ai contributi dei partecipanti. “Come garantire che la catechesi dei nostri ragazzi sia vera ed efficace esperienza di fede?”. Don Sinuhe Marotta, direttore dell’ufficio catechistico di Gorizia, introduce il tema dell’iniziazione cristiana; dal suo intervento si delineano i tratti del catechista, che non può più limitarsi ad essere un semplice insegnante, ma che deve vestire anche gli abiti del maestro di bottega e del maestro dei novizi. “Il compito di iniziare, sottolinea don Sinuhe, è urgente e ineludibile: dove manca un percorso strutturato sono i ragazzi ad attuare rischiosi fenomeni di auto-iniziazione”. La questione appassiona e coinvolge gli aspiranti coordinatori, accompagnati dai relatori alla scoperta di nuove strade per generare i ragazzi alla fede. Tra un caffè e l’altro si aprono ulteriori prospettive. “La catechesi ha il suo luogo paradigmatico nel catecumenato”: don Giuseppe Laiti, docente di patrologia, aiuta i catechisti a comprendere le caratteristiche di una catechesi di ispirazione catecumenale, attingendo alla ricchezza dei Padri della Chiesa. Una strada affascinante ma soprattutto percorribile: la testimonianza viva dei catechisti di Cremona e di Trento conforta e rassicura i catechisti, disposti ad arrivare in ritardo in sala da pranzo pur di trovare una risposta alle tante domande trattenute a fatica durante gli interventi.

In dialogo con altre realtà. Dalle rigide sedie della sala conferenze alle panchine sparse nei prati: è il momento del confronto in gruppo, il valore aggiunto dell’esperienza di Roverè. Si vive concretamente la dimensione ecclesiale e si assapora il gusto della collaborazione tra le diocesi; insieme si lavora per disegnare la veste nuova del coordinatore, da indossare una volta rientrati nella propria comunità parrocchiale. Una veste che assume le caratteristiche del mantello accogliente, del grembiule per servire, della tunica del pellegrino, che porta con sé solo il necessario…: il nuovo look del coordinatore custodisce gli atteggiamenti ritenuti essenziali per annunciare il vangelo ai ragazzi e alle famiglie del nostro tempo.

Verso l’incontro vivo con Gesù. “Roverè? Sono stati i miei esercizi spirituali!”. Danila di Castelfranco sottolinea la dimensione spirituale del percorso formativo che ha concluso. La preghiera ritma le giornate di lavoro e aiuta il coordinatore a collocarsi con umiltà e fiducia nel suo servizio; pregando si è ricondotti all’essenziale, all’esperienza viva dell’incontro con Gesù, unico obiettivo di ogni vero itinerario di iniziazione cristiana. Nella consapevolezza che chi inizia è il Signore. (Francesca N. – della diocesi di Treviso)

 

 

 

da NUOVA SCINTILLA 29 del 22 luglio 2012