Segni nella liturgia eucaristica

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Segni nella liturgia eucaristica

L’accoglienza alla messa – Il Padre Nostro – Lo scambio della pace

Da tempo ormai è passata la Quaresima. Per quelle domeniche il nostro settimanale riportava alcune buone proposte, sotto il titolo di “Cammino comunitario”, per far vivere più in profondità questo tempo di grazia ai fedeli della diocesi. Per la 4ª domenica, importante proposta: “Preparare alcune persone che invitino i partecipanti alla messa a prendere posto più avanti”. È questo difatti un brutto difetto di molte parrocchie, duro da estirpare! I primi tre o quattro banchi sono sempre liberi e talvolta anche questi, lontani dall’altare. Ciò crea disagio ai fedeli che arrivano in ritardo, in

quanto non trovano posto per sedersi; restano in piedi e le distrazioni durante la celebrazione, per loro, sono molte. Che fare? Lasciamo le cose così o cerchiamo di migliorarle? Per questo ci vuole accordo chiaro fra sacerdoti! Spiegare più volte, e con pazienza, ai fedeli che significa essere in chiesa per la celebrazione dell’Eucaristia, “Evento, Fatto” eccezionale. Dio, fatto Uomo, che per amore muore, e risorge per la salvezza di tutti. Credere fortemente che con il Battesimo siamo divenuti veri figli di Dio, fratelli fra noi e di Gesù, nostro Fratello Maggiore. Formiamo quindi la famiglia dei figli di Dio, riunita dalla stessa fede, per dare con Cristo “ogni onore e gloria a Dio, oggi e sempre”. Alla fine, rafforzati nella fede dalla “Parola”, ripieni di speranza, animati dallo Spirito Santo, partiamo, “andate…, per annunciare, con la parola e l’esempio della vita, ad annunciare Cristo ai fratelli”. Così si partecipa all’Eucaristia in modo “pieno, consapevole e attivo” come dice il Concilio Vaticano II, di cui ricorre il 50° dell’apertura.

Inoltre veniva fatta un’altra proposta: “Invitare a tenersi per mano durante il canto del Padre Nostro”. Che dire? Il Messale scrive: “Alla preghiera del Padre Nostro, il celebrante innalza le braccia e con lui l’assemblea dice… “. L’atteggiamento di alzare le braccia verso il Cielo esprime significativamente il rivolgersi a Dio con umile ma fervorosa preghiera di lode, di intercessione, che parte da un cuore di figlio, pieno di grande amore verso il Padre”. Tale significato non sembra venire espresso adeguatamente “tenendosi per mano” (che tuttavia può indicare la dimensione comunitaria e fraterna nell’invocazione, ndr). Più volte si è osservato che ciò crea distrazione, in quanto si viene fuori dal proprio posto, per andare altrove. Riguardo poi al canto del Padre Nostro, sarebbe auspicabile la melodia gregoriana, molto facile, semplice, che mette bene in evidenza le parole (anche in latino: non è difficile per la gente…). Si sente talora un’altra melodia che, a giudicare serenamente, è quanto mai fiacca, alquanto noiosa per la lentezza, le ripetizioni e la stessa musica… di poca arte.

Altra proposta ancora: “Dedicare più tempo al rito dello scambio della pace, accompagnato da un canto adatto”. Ancora il Messale dice: “Il celebrante inviti tutti a scambiarsi vicendevolmente un segno di pace” e non aggiunge altro. Perciò è fuori luogo metterci un canto, e quale canto liturgico? Shalom, pace a te? Altri? Non credo! Questo momento può generare grande distrazione (siamo vicini alla Comunione): infatti si vede gente che va da a destra a sinistra, da amici e conoscenti per dare la mano (magari stringendola bene) e non va a dare la mano a chi non gli è simpatico o peggio a colui che ha offeso o dal quale è stato offeso… Il Papa al proposito scrive nella straordinaria, da leggere e da meditare, Esortazione Apostolica “Sacramentum caritatis” (2007): “…E’ opportuno moderare questo gesto (scambio della pace), che può assumere espressioni eccessive, suscitando qualche confusione nell’assemblea, proprio prima della comunione. E continua… È bene ricordare come non tolga nulla all’alto valore del gesto la sobrietà necessaria a mantenere un clima adatto alla celebrazione, per esempio facendo in modo di limitare lo scambio della pace a chi sta più vicino”. In altro scritto auspica che tale segno sia posto prima della presentazione dei doni, come nella liturgia ambrosiana.     (m. r.)

 

 

da NUOVA SCINTILLA 20 del 20 maggio 2012