La Chiesa tra rinnovamento e tradizione

Facebooktwitterpinterestmail

Facoltà Teologica del Triveneto. Verso Aquileia 2

La Chiesa tra rinnovamento e tradizione

Il mondo teologico accademico del Triveneto si è ritrovato riunito venerdì 23 presso la sede patavina della Facoltà Teologica del Triveneto per un importante convegno dal titolo “Quale volto di Chiesa? Fra tradizione e rinnovamento”, nell’ambito degli eventi di approfondimento in preparazione al II Convegno ecclesiale del Nord Est “Aquileia 2” che si terrà ad Aquileia dal 13 al 15 aprile prossimo.

Il convegno ha inteso proporre chiavi di lettura della realtà Chiesa nel contesto attuale in rapporto con le odierne fluide situazioni culturali, sociali ed economiche.

 

La giornata è stata suddivisa in due momenti distinti: al mattino i contributi del prof. Hervé Legrand docente emerito della Facoltà di Teologia de l’Institut Catholique de Paris, dello storico prof. Menozzi, docente di storia contemporanea alla Scuola Normale Superiore di Pisa, del Prof. Livio Tonello, docente alla Facoltà Teologica del Triveneto, e del Prof. Giampietro Ziviani, docente alla Facoltà Teologica del Triveneto, e al pomeriggio i laboratori di lavoro distinti per aree tematiche.

Lo storico Menozzi identifica nell’atteggiamento che trova concreta espressione politica, a cominciare dalla rivoluzione francese, un tentativo che di fatto ha segnato la libera determinazione delle regole della vita collettiva e la loro traduzione in norme giuridiche. Conseguentemente l’atteggiamento della Chiesa è stato storicamente contrassegnato da uno schema tripolare: rifiuto della modernità, promozione della modernizzazione, condanna del modernismo.

Interessante l’analisi di Legrand nella sua relazione “Verso un nuovo volto di Chiesa. Servire il Vangelo, cinquant’anni dopo il Vaticano II, come Chiesa inserita nelle società occidentali attuali in via di secolarizzazione”.

Il teologo francese vede una Chiesa apparentemente smarrita. Dopo la convocazione e la celebrazione del Vaticano II, che suscitarono un certo dinamismo nella Chiesa, si assiste ora a una presentazione di Chiesa confusa e incerta, spesso etichettata come retrograda specie nelle posizioni nei confronti delle donne, sessualità in generale. Primo compito della Chiesa è quello di cercare una diagnosi efficace per comprendere ciò che sta capitando, perché la diagnosi determina anche il rimedio. Lo strumento con cui fare questa diagnosi, secondo il teologo francese, va ricercato nell’eredità tutta attuale del Vaticano II. La storia ci può insegnare qualcosa circa il dopo concilio, una storia fatta in modo scientifico. Lo sguardo storico permette di comprendere perché alcune questioni siano divenute spinose e, di conseguenza, di affrontarle più serenamente.

Secondo Legrand, nella comprensione delle difficoltà attuali della Chiesa, il ricorso al concetto sociologico di secolarizzazione rappresenta una spiegazione vera e falsa nello stesso tempo, perché troppo generale, ed è necessario distinguere il concetto di secolarizzazione dal processo di secolarizzazione. Tre sono i compiti che la Chiesa è chiamata ad attuare nell’immediato: la rivalorizzazione del popolo di Dio (l’articolazione tra tutti e alcuni è un’opportunità in un periodo di cambiamenti culturali); proseguire l’apprendimento, appena cominciato, della sinodalità (è necessario per rinforzare la responsabilità dei cristiani nell’evangelizzazione); sviluppare uno stile di parola pubblica in consonanza col Vangelo.

Come raggiungere l’80/90% della popolazione che la nostra pastorale non tocca?

Innanzitutto sviluppare nuovi modi di comunicazione al di là della necessaria pastorale, e lavorare in rete, andare incontro alla domanda di sacro e di spiritualità dei nostri contemporanei, sviluppare competenze nel campo interreligioso, ampliare i mezzi di comunicazione e svilupparvi nuovi linguaggi per il Vangelo. Ma è anche necessario, per meglio raggiungere i nostri contemporanei, rivisitare alcune figure dell’antropologia cristiana che devono più alla storia che alla teologia tenendo comunque presente che mutamenti culturali e antropologici, relativamente neutri in sé, diverranno svantaggiosi se si rifiuta la legittima inculturazione.

Per il pastoralista patavino Tonello, il quadro globale della situazione della chiesa del nordest ci consegna la consapevolezza che il compito che si prospetta alla Chiesa è arduo. Tutti avvertono la necessità di un cambiamento, ma pochi sono i percorsi affidabili. Ma è necessario innanzitutto pensare, prima di agire. È necessario avere un pensiero di Chiesa e, come Chiesa, avere una visione del futuro e sul futuro, prima ancora di elaborare un progetto di azione ecclesiale. Uno sperimentalismo esasperato non porta con sé le soluzioni. L’atteggiamento primario è quello dell’ascolto. Un ascolto fatto in modo narrativo per dare voce al vissuto e per ripercorrere il cammino degli ultimi vent’anni. In alcune espressioni verbali possiamo declinare il cammino ecclesiale odierno. Innanzitutto abitare: abitare il cambiamento, la religiosità, la cultura secolarizzata, il territorio, cercando di continuare a stare dentro la complessità del presente, senza fughe difensive né tradizionaliste. Trasmettere. È la variante verbale dei termini evangelizzare – annunciare – comunicare, che nei decenni passati hanno declinato la missione di annuncio e di trasmissione della fede. Immaginare il volto di questa Chiesa, cioè progettare con speranza il cammino. All’interno della pastorale due nodi cruciali: la realtà della famiglia e il fenomeno giovanile.

L’ecclesiologo Ziviani, nel suo intervento del titolo “Il cammino e le prospettive delle Chiese trivenete”, ha messo in evidenza la profondità e la rapidità del cambiamento che minano le convinzioni comuni. Nella lettura della realtà bisogna sforzarsi di pensare il futuro e superare l’eredità pesante di disillusione che ipoteca la capacità di immaginare il domani. Il presente. carico di problemi, è un fardello per le giovani generazioni, che sentono sulle spalle e attorno un carico spropositato di responsabilità. Due dimensioni fondamentali mancano secondo Ziviani: il sogno ed il racconto. Non è pensabile un futuro, senza una visione ideale, un sogno condiviso che attraversi le generazioni. Aquileia potrebbe anche rappresentare questo, o almeno un tentativo.

Tre i soggetti che vivono una appartenenza critica: i giovani, le donne e la classe dirigente. Categorie sulle quali in passato si è investito moltissimo, ma su cui ora pesa un gap enorme, per rimediare al quale bisogna aprire tutta la fantasia pastorale.

Il volersi interrogare sulla realtà Chiesa sulla sua incisività rispetto all’ambiente in cui vive, ha portato a chiedersi, sostanzialmente, quale qualità di vita questa comunità è chiamata a realizzare e a lasciare trasparire, come presenza del Risorto, vera speranza dell’umanità. (Ermanno Caccia)

 

 

da NUOVA SCINTILLA 13 del 1 aprile 2012