Manifestazione di Dio nel canto dei Salmi

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LITURGIA. Spunti di riflessione e di impegno dal Convegno AISC di Assisi

Manifestazione di Dio nel canto dei Salmi

Una elevante e lieta esperienza ho condiviso con don Mario Romanato e suor Anna M. Diaz alla tre giorni di formazione (5-8 marzo) “Il canto dei Salmi nella Liturgia: tradizione e nuove proposte”, indetta dall’Associazione Italiana Santa Cecilia, nella sempre nuova e stupenda cornice di Assisi e di S. Maria degli Angeli, soleggiate, con alternanza di pioggia e freddo. Una presenza di circa duecento convegnisti: organisti, compositori, direttori di corali e coristi, provenienti un po’ da tutta Italia. Un convegno che ha permesso di cogliere la necessità della

formazione, di gustare la bellezza, i contenuti dei salmi, che per loro natura costituiscono un patrimonio di grande portata, accolto nella Chiesa dall’esperienza orante ebraica. Relatori di qualità hanno sviluppato il tema proposto: Mons. Tarcisio Cola, presidente dell’Aisc, con la prolusione; p. Enzo Bianchi, priore della comunità monastica di Bose, sviluppando il tema “I Salmi preghiera biblica”; si sono poi susseguiti il prof. Giacomo Baroffio, già preside del Pontificio istituto di musica sacra di Roma e professore all’Università di Pavia, facoltà di musicologia; il prof. Vincenzo De Gregorio, consulente per la musica liturgica dell’ufficio liturgico nazionale Cei; il m° Michele Manganelli, docente al Pontificio istituto di musica sacra di Roma, oltre ad essere organista delle Cappelle di Fiesole e Siena. I concetti essenziali sviluppati hanno evidenziato come i Salmi fanno emergere la Parola di Dio che si apre all’uomo di sempre, si rivela, si comunica; che dev’essere accolta con ampiezza di cuore, con atteggiamento di rispetto, di gratitudine, di adorazione, di lode. Quante volte è stata sottolineata “la Parola di Dio”, appositamente preceduta e seguita da silenzio, per coglierne la preminenza, e far comprendere che nella Liturgia non siamo noi a parlare, ma è Lui che convoca, parla per primo, trascina. Il salmo responsoriale è la risposta – deriva da responsum, – meglio l’accoglienza della Parola, che diventa scuola, che ci plasma. Il Cantore o Salmista è “ministero” della Parola di Dio, non di altre parole; dove non deve prevalere il “proprio io”, il far mostra di sé. Il posto del cantore poi non è nell’ambone, ma al primo gradino; ecco perché il salmo responsoriale era chiamato “graduale”. Salterio significa “far cantare la parola di Dio non la nostra”. È stato evidenziato ancora come i Salmi costituiscono un tutt’uno con l’Eucaristia. Altri elementi sono emersi, con senso di apertura all’oggi, che richiedono conoscenza, preparazione, passione, umiltà, consapevolezza del mistero che si celebra nella Liturgia, del magistero della Chiesa. Diversamente c’è il pericolo e rischio dell’“optional”. Il tracciato presentato dai Vescovi italiani per il decennio già iniziato – è stato detto in sede di convegno – è “educare”. Necessita però “educarsi”. Il che è faticoso. Bellezza e gusto di fede sono state le Liturgie dell’Eucaristia e Vespri, in modo appropriato e solenne, fondendo nel canto polifonia, gregoriano e modi musicali nuovi. La sera di martedì è stato eseguito un super applaudito “Oratorio” – Jephte – di Giacomo Carissimi, per soli e coro a 6 voci. Convegno che ha lasciato un segno. Informare e comunicare è doveroso. Partecipare è tutt’altro discorso. Un augurio? Una speranza? Per tutti. (don U. Pavan)

 

 

da  NUOVA SCINTILLA 11 del 18 marzo 2012