PROPOSTA DI UN CAMMINO UNITARIO PER LA QUARESIMA 2012

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Diocesi di Chioggia

PROPOSTA DI UN CAMMINO UNITARIO PER LA QUARESIMA 2012

Gli uffici pastorali della Diocesi propongono anche quest’anno un cammino unitario per il tempo liturgico della Quaresima. Per ogni domenica viene offerta una riflessione biblico-teologica, che può orientare l’omelia e la catechesi, a partire dal brano evangelico del giorno. A seguire vengono date alcune indicazioni su come si potrebbe animare la celebrazione liturgica, con dei gesti e dei segni evocativi, e su come è possibile calare concretamente la proposta nella vita dei singoli e soprattutto delle famiglie. Sono indicazioni che tengono presente il programma pastorale che il Vescovo ha dato alla Diocesi. In alcune domeniche viene data più di una indicazione per il passaggio dalla liturgia alla vita; sarà a discrezione del gruppo pastorale scegliere l’una o l’altra, o attingere qualcosa da tutte, a seconda del proprio vissuto.

 

Non si tratta ovviamente di un cammino vincolante, ma seguendolo ci inseriamo più vivamente nella realtà della Chiesa locale e diamo a tutti un segnale di comunione.


1° DOMENICA di QUARESIMA / B   

Messaggio

“E subito lo Spirito lo sospinse nel deserto…”  (Mc 1, 12 – 15).

Il Vangelo della prima domenica di quaresima presenta sempre il racconto delle tentazioni di Gesù nel deserto, quest’anno dal Vangelo di Marco.

Gesù, dopo aver ricevuto il Battesimo, si reca nel deserto e viene tentato a sfidare Dio. Vinta la tentazione, Gesù annuncia al popolo che è terminato il tempo dell’attesa del Messia. Proprio lui è il Figlio di Dio venuto a colmare le speranze di ogni uomo.

Andare nel deserto vuol dire per il cristiano: occupare, riempire il proprio tempo con ciò che vale. Gli eremiti di un tempo si ritiravano nel deserto geografico; noi possiamo fare il silenzio, se lo vogliamo, anche intorno a noi: è questo il vero significato della Quaresima: “quaranta giorni” ovvero “il tempo pieno” pensando a Dio.

Come Adamo, tentato di diventare pari a Dio, come gli israeliti nel loro peregrinare quarant’anni nel deserto, tentati di poter vivere prescindendo da Dio, Gesù è tentato di stravolgere i piani e le scelte di Dio. La prova viene superata non con l’atteggiamento intriso di orgoglio e di egoismo di Adamo e degli israeliti, ma con quello di Gesù che sceglie la via dell’umiltà e del dono di sé.

Dalla Liturgia alla vita

Nella prospettiva della croce

All’inizio della Quaresima (si potrebbe fare già il Mercoledì delle Ceneri) è bene venga evidenziata la presenza del crocifisso accanto all’altare. Può essere una striscia di stoffa viola, che cade dal braccio trasversale (potrà diventare bianca nel tempo pasquale), oppure una illuminazione adeguata (con un grosso cero o un fascio di luce elettrica), oppure, con il coinvolgimento dei chierichetti o di qualche giovane, l’ingresso solenne dello stesso crocifisso che si pone accanto all’altare (non un altro) affiancato da due ceri.

Verificare se a livello personale e familiare diamo importanza al simbolo della croce o del crocifisso. Ne portiamo uno con noi (attaccato alla collana, in tasca magari con la corona del rosario, sotto forma di immaginetta nell’agendina o nel portafoglio) ed è presente in una parete delle nostre case? In settimana potremmo impegnarci a fare il segno della croce quando usciamo di casa al mattino, oppure recitare una preghiera tenendolo in mano mentre raggiungiamo il posto di lavoro (o di studio).

Oppure:

Un deserto per ripartire

I fedeli che entrano in chiesa per la celebrazione potrebbero trovare l’altare completamente spoglio, immagine di Gesù nel deserto. Vi si può poggiare sopra l’evangeliario, meglio se portato processionalmente da un ministrante durante i riti di ingresso e prelevato dal sacerdote durante il canto al Vangelo per essere posto sull’ambone. Alla presentazione dei doni si prepara l’altare per la liturgia eucaristica ma ponendovi sopra unicamente l’essenziale, senza farne un porta oggetti. Si faccia presente che durante il tempo quaresimale verranno raccolte delle offerte per l’iniziativa “Un pane per amore di Dio” a favore della missione in Burundi delle Suore “Serve di Maria Addolorata”.

La famiglia potrebbe essere invitata al digiuno con la presentazione di tutti i suoi significati: assunzione di uno stile di vita sobrio, solidarietà con i poveri, capacità di rinuncia e di sacrificio. Se anche i genitori lo spiegano ai loro figli ed evidenziano ciò di cui ci si priva, che non è solo il cibo, ma anche la televisione, internet, l’uso dei videogiochi, si riesce a focalizzare l’essenziale anche nel processo educativo.  È la circostanza più adatta per programmare quali aiuti si pensa di poter offrire come famiglia per l’iniziativa quaresimale “Un pane per amore di Dio”.

Sul “foglietto parrocchiale” si potrebbero riprodurre alcuni passaggi della lettura che il Vescovo ha fatto sulla crisi attuale e sul comportamento da tenere come credenti, singoli e comunità cristiane (vedi Nuova Scintilla 46/2011).

 

2° DOMENICA di QUARESIMA / B  

Messaggio

“E dalla nube uscì una voce…” (Mc 9, 2- 10).

Anche nella seconda domenica viene proposto sempre il Vangelo della Trasfigurazione del Signore Gesù. Esso va letto nell’ottica del “segno”: un fatto cioè che anticipa ciò che sarà di Gesù dopo la sua Passione, Morte e Risurrezione.

Gesù con i suoi tre discepoli più intimi (Pietro, Giacomo e Giovanni) sale su un molte alto, precisa Marco. Si trovano verso il confine con la Samaria, quindi il monte potrebbe essere il Tabor: qui non è nominato perché probabilmente è del tutto irrilevante. Ciò che Marco vuole evidenziare nel brano è piuttosto il desiderio di Gesù di relazionarsi con Dio, che è la fonte delle sue scelte. La voce di Dio: “Questi è il mio Figlio prediletto!” ci ricorda che, ascoltando Gesù, seguendolo fino in fondo, ci porterà ad essere accanto a Lui per sempre: anche noi avremmo un volto di sole.

Gesù è la via che il Padre ha scelto per avvicinarsi all’uomo. E’ il Figlio diletto. Per seguirlo bisogna porsi in ascolto.

Inoltre se vogliamo essere discepoli di Cristo e risorgere con lui non possiamo pretendere pretendere di restare perennemente “sull’alto monte”, dobbiamo ritrovare il sentiero della valle per poi salire il Calvario.

Dalla Liturgia alla vita

Un monte per ascoltare

Ricoprire l’ambone con una carta adatta, simile a quella che si usa nei presepi, per figurare che esso costituisce la montagna sopra la quale con gli apostoli riceviamo l’invito ad ascoltare la Parola del Figlio di Dio.

Individuare in famiglia il luogo della Parola. Non può essere la biblioteca dove teniamo tutti gli altri libri, ma un posto centrale nella casa, dove teniamo le cose più importanti che utilizziamo ogni giorno per l’organizzazione della nostra vita. In questa settimana ci impegniamo a leggerne almeno un versetto prima del pasto principale.

Oppure:

Un volto da contemplare

Esporre in presbiterio una bella icona del volto di Gesù. Provvedere a che sia adeguatamente illuminata, o con la luce tenue di un cero, oppure con la luce forte di un faretto. In entrambe le forme si sottolinea che la contemplazione del volto di Cristo apre alla comunione di vita con Dio.

Individuare in famiglia l’immagine sacra più importante, perché più bella artisticamente, oppure ricca di tradizioni familiari. In questa settimana si potrebbe illuminare e costituire il riferimento per una preghiera da recitare insieme prima del pasto principale. Chi non ce l’ha può cogliere l’occasione per acquistarla (la parrocchia potrebbe procurare delle belle icone e metterle a disposizione).

Oppure:

Una città da ritrovare

Con ritagli di giornale, foto d’archivio o scattate allo scopo (l’iniziativa potrebbe coinvolgere alcuni fedeli, ad esempio i giovani, già prima della celebrazione domenicale), si espone su apposite bacheche il volto del proprio territorio, difficoltà e risorse L’accento andrà posto sull’invito di Gesù a scendere dal monte per tornare alla città.

La “città”, fatta di relazioni a volte difficili, a volte contraddittorie, è il  luogo che il credente è chiamato ad ‘umanizzare’. La Quaresima è il tempo per compiere gesti di umanizzazione, di riconciliazione con le persone con le quali si è entrati in conflitto, anzi, per vivere il conflitto come occasione di crescita. Chiedere alla Caritas zonale quali strumenti oggi la Chiesa si sta dando in ordine alla “città” e ai sui drammi (Microcredito, Fondo di Solidarietà, Accoglienza…).

NB. In questa domenica la Caritas diocesana propone il secondo momento formativo. Forse c’è la possibilità di inviare/invitare alla partecipazione uno o due laici per costituire la Caritas Parrocchiale dove non c’è.

 

3° DOMENICA di QUARESIMA / B

Messaggio

“ E non fate della casa del Padre mio un mercato…!” (Gv 2, 13-25).

Gesù è a Gerusalemme: Come racconta l’evangelista Giovanni, è vicina la festa di Pasqua, cioè la festa durante la quale gli ebrei fanno memoria della liberazione dalla schiavitù dell’Egitto. Gesù si indigna profondamente allo scenario che vede  nell’ampio spazio sacro del tempio e scaccia da quel luogo i mercanti… Dio è un padre pieno d’amore e tutto ciò che si aspetta da noi è amore. L’amore non ha nulla a che fare con i calcoli di chi mercanteggia. Gesù, con il suo gesto, vuol farci capire che quando si ama veramente non ci si mette a mercanteggiare… anche i sacrifici o le rinunce più grandi senza metterci il cuore sono privi di significato di fronte a Lui.

Soltanto alla luce dell’evento pasquale, si comprendono in tutto il loro spessore le parole di Gesù e l’atteggiamento avuto nel tempio. Dal mattino di Pasqua, chiunque cerca un luogo dove incontrare Dio dovrà volgere lo sguardo a Gesù e chi vorrà offrire un sacrificio a Dio non avrà più bisogno di acquistare un animale, perché l’unica vera vittima è Cristo, l’Agnello senza macchia.

Dalla Liturgia alla vita

Un tempio di pietre vive

È l’occasione per richiamare il significato della chiesa di mattoni, immagine della chiesa viva che è la comunità dei fedeli. Si potrebbero accendere dei ceri in corrispondenza delle croci poste sulle colonne e unte con il crisma nel giorno della dedicazione. Contestualmente si  coglie l’occasione per spiegare quali sono gli elementi principali del tempio (l’altare, l’ambone, la sede, il battistero, il tabernacolo ecc.) mettendo in evidenza come essi simboleggiano e realizzano la presenza di Cristo in mezzo al suo popolo. Si può far uso anche dell’incenso con la sua espressività.

Anche la famiglia è una piccola chiesa. Saper distinguere quali sono i gesti che ne fanno un mercato, più che un segno e uno strumento della presenza del Signore, è opera educativa di grande valore. È utile corresponsabilizzare i membri della famiglia stessa, senza escludere i ragazzi, magari con qualche esemplificazione (uso dei mezzi di comunicazione, del denaro, del tempo libero, o modalità di vivere l’incontro, la festa, l’ospitalità, il lavoro domestico ecc.). Potrebbe essere un compito da affidare a ragazzi, genitori e fratelli adulti per la settimana. Perché non portare il risultato all’incontro di catechesi?

Un gesto “tradizionale” che diverse parrocchie propongono anche con scadenze definite è la raccolta di generi alimentari per i ‘poveri’ della parrocchia e del quartiere. È un modo per far diventare la Chiesa, Casa del Signore, non il luogo dove si mercanteggia, ma dove si offre. Si potrebbe anche chiedere e avere un incontro con un referente Caritas della Zona pastorale o della Vicaria per conoscere la situazione della povertà nel proprio territorio. Ci sono Centri di Ascolto Caritas e Osservatori delle povertà e delle risorse impegnati a monitorare sistematicamente il fenomeno “povertà” nella Diocesi?

 

4° DOMENICA di QUARESIMA / B

Messaggio

“Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito…” (Gv 3, 14 –  21)

La quarta domenica di Quaresima è la domenica laetare (“rallegrati”) ma è anche la domenica (Anno B) “dell’amore del Padre per il mondo”.

Il tema della luce e delle tenebre, caro a San Giovanni, segna tutta la storia dell’umanità: l’antitesi luce/tenebre si presta bene a descrivere la decisione di fronte alla quale è posto ogni uomo: o con Dio o contro di Dio!  E’ la decisione di fronte alla quale si trova anche Nicodemo, il personaggio che Giovanni ci presenta all’inizio del terzo capitolo del suo Vangelo. Nicodemo va da Gesù a notte fonda. Quasi sicuramente perché non vuole compromettersi con i membri del Sinedrio che lo osteggiano. L’oscurità è il simbolo della menzogna, del male (di notte avviene anche il tradimento di Giuda). Chi fa la verità, invece, viene alla luce: la luce è la caratteristica del giorno, il simbolo della vita, in contrapposizione con le tenebre della notte, simbolo della morte.

Cristo è la luce del mondo che illumina ogni uomo. Guardare a Gesù e avere fede è avere una luce sui fatti della vita; chi chiude gli occhi si condanna da sé. Sollevando lo sguardo verso di Lui e credendo in Lui l’uomo trova la vita, ama come Lui ci ha amati.

Chi fa la verità viene alla luce, fa il bene, esprime l’amore che, come luce, vince le tenebre.

Dalla Liturgia alla vita

Un incontro per cambiare prospettiva

In questa domenica va valorizzato l’incontro delle persone nella comunità. Il rito di ingresso e di accoglienza potrà avere uno sviluppo maggiore: il sacerdote che passa stringendo la mano ai convenuti (potrebbe prepararsi e sostare per tempo alla porta della chiesa, iniziando poi da lì il rito di ingresso), alcune persone preparate (il possibile gruppo di animazione liturgica e gli operatori della Caritas) invitano i fedeli a non fermarsi in fondo alla chiesa ma a prendere posto davanti, privilegiando qualche persona fragile, invitare a tenersi per mano durante il canto del Padre Nostro, dedicare più tempo al rito dello scambio della pace accompagnato da un canto adatto. Il Signore Gesù è presente nella comunità radunata nel suo nome: lì lo incontriamo come testimone dell’amore del Padre per ogni uomo.

Perché non muoversi anche come famiglia per incontrare i luoghi dove il valore della vita non è misurato con la logica dell’efficienza ma con quella della dignità dei figli di Dio? Potrebbero essere le strutture di accoglienza, i centri di sostegno, le case per anziani ecc. Quali sono presenti nel territorio della propria vicaria? Gli operatori della Caritas assieme al proprio parroco potrebbero predisporre le indicazioni necessarie sul foglietto della parrocchia. È un modo per conoscere, per incontrare e magari per lasciarsi coinvolgere.

Oppure:

Un’occasione per ricominciare

Si potrebbe prevedere in questa domenica la celebrazione del Battesimo all’interno della celebrazione della Messa (all’interno e non alla fine), oppure la Prima confessione dei fanciulli; è utile evidenziare comunque i segni battesimali o sviluppare opportunamente l’atto penitenziale. Queste scelte ci permettono di focalizzare l’attenzione sul tema della rinascita. Con l’aiuto della grazia che viene dai sacramenti è possibile rinascere, ricominciare, dare un orientamento nuovo alla propria vita.

Su tema del “ricominciare” si può proporre la visione del film “L’ospite inatteso”, portare in parrocchia una testimonianza di vita di persone che hanno saputo cambiare vita. Si può organizzare la visita a luoghi dove le persone hanno intrapreso nuovi cammini di vita, quali le comunità di recupero o altre forme di  accompagnamento presenti anche in diocesi. Chi ha vissuto o sta vivendo questa esperienza può testimoniare con credibilità il significato di “sbaglio” e di “ripresa”. Si può contattare la Caritas diocesana per chiedere una testimonianza in loco (sempre che sia possibile). Con lo stesso obiettivo ci si potrebbe mettere in ascolto dei profughi presenti nel nostro territorio diocesano.

 

5° DOMENICA di QUARESIMA / B

Messaggio

“ Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo…” (Gv 12, 20 – 33)

Gesù è a Gerusalemme per celebrare la festa della Pasqua ebraica. Vi erano anche alcuni pagani che erano saliti per il culto durante la festa. All’Apostolo Filippo chiedono: “Vogliamo vedere Gesù”. I discepoli lo riferiscono a Gesù. Gesù parla di una gloria che è legata all’immagine del seme che muore. Il seme che va sottoterra diventa presupposto di fecondità e di vita; per il seme, cioè, la possibilità di dare frutti esiste nella misura in cui è disposto a scomparire del tutto per fare spazio alla vita nuova che ha in sé. Allo stesso modo, Gesù per essere innalzato e attirare tutti a sé deve prima scendere nella terra, cioè deve prima morire.

Questa è l’ora in cui è “glorificato il Figlio dell’uomo”, questa è la gloria di Gesù: riuscire a svuotarsi di sé per lasciare posto all’azione di Dio. La grandezza sta proprio nel donarsi. Vivere, perciò, equivale a dare la vita: il chicco che non muore sottoterra può essere beccato dagli uccelli oppure ammuffisce; se viene seminato, rispunterà sotto forma di una nuova pianta: conoscerà una nuova vita.

La morte del nostro io fa crescere Dio in noi e consente di diventare creature nuove. “Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna”.

Dalla Liturgia alla vita

Una vita da donare

Nel simbolo del chicco di grano è racchiuso il mistero pasquale di morte e risurrezione. È il mistero verso il quale cammina il popolo di Dio non soltanto liturgicamente nel tempo della Quaresima, ma anche esistenzialmente nella ricerca di dare un significato alla propria vita. In questa domenica si pone l’accento sulla recita del Credo, sul richiamo ai misteri principali della nostra fede. Si costruisca una modalità particolare con cui professarla: le promesse battesimali oppure il simbolo apostolico, oppure un testo preparato “ad hoc”. È significativo se il testo viene riprodotto in un cartoncino da consegnare a tutti subito dopo l’omelia, idoneo ad essere portato anche a casa.

In famiglia si può riprendere nell’arco della settimana il testo utilizzato in chiesa. Genitori e figli potrebbero elencare le situazioni di vita in cui si è chiamati a incarnare il mistero pasquale di morte e risurrezione: sofferenze o malattie particolari di qualche membro della famiglia, le fatiche del lavoro e dei servizi familiari, le rinunce a cui induce anche l’attuale crisi economica ecc. per evidenziare i frutti che si ricavano a livello di qualità della vita e del suo significato.

Anche in questa settimana si può sostare a riflettere su quegli spazi e quelle situazioni, che spesso sono gratificanti ma che rappresentato vere e proprie dipendenze. Quali sono le mie/nostre situazioni di “dipendenza” come persone e come comunità? La televisione, internet, il cellulare, il gioco, il fumo ecc. A quali di queste “abitudini” devo morire? Quali stili di vita evangelici ed “ecologici” posso iniziare ad assumere nella mia vita?  Posso far conoscere alla mia famiglia e alla comunità tutta l’esperienza del Commercio Equo e Solidale?  È possibile anche far conoscere la proposta dei vari gruppi e Istituti Missionari per un’esperienza estiva in terra di missione o la proposta Caritas per una condivisione in Congo sul recupero dei bambini soldato.

 

DOMENICA delle PALME / B

Messaggio

“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”     (Mc 14,1 – 15,47

Oggi il vertice della liturgia della Parola è la lettura del racconto della Passione secondo l’evangelista Marco.

Sulla Croce Gesù è raggiunto dalla tentazione non come nel deserto da Satana, bensì del popolo presente, dai capi beffardi, dai soldati ingiuriosi: “Se sei l’eletto di Dio, perché Dio non ti aiuta?”. Gesù risponde con il silenzio che è coerenza alla volontà di Dio che con la sua morte diventerà grande manifestazione della potenza dell’amore.

La nostra fede nasce da Gesù morente: Il centurione riconosce il Figlio di Dio dal costato trafitto del Cristo morto in Croce. E’ nell’amore che si dona senza riserve che il discepolo deve scorgere il volto del vero Dio e la strada della vera salvezza.

Dalla Liturgia alla vita

Una passione da completare

La liturgia di oggi è segnata dal rito della benedizione dell’ulivo e dalla processione che ricorda l’ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme; il suo apice è la proclamazione della Passione. Preparare e vivere questi elementi specifici con solennità e partecipazione viva dei fedeli è già un segno che introduce la settimana santa.

Il servizio di pastorale giovanile propone un pellegrinaggio dei giovani dalla parrocchia di Sant’Anna al Santuario della B. V. M. della Navicella. Perché i giovani non coinvolgono anche le proprie famiglie in questo gesto di fede e di impegno? Potrebbe essere il modo migliore per prepararsi, unitamente alla confessione sacramentale (ogni parrocchia o unità pastorale proponga una celebrazione comunitaria), alla celebrazione del Triduo pasquale.

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Una proposta di preghiera per la famiglia

Ti preghiamo, Signore, per la nostra famiglia

perché ci conosciamo sempre meglio

e ci comprendiamo nei nostri desideri e nei nostri limiti.

Fa’ che ciascuno di noi senta e viva i bisogni degli altri

e a nessuno sfuggano i momenti di stanchezza,

di disagio, di preoccupazione dell’altro.

Che le nostre discussioni non ci dividano,

ma ci uniscano nella ricerca del vero e del bene

e ciascuno di noi nel costruire la sua vita

non impedisca all’altro di vivere la propria.

Fa’, o Signore, che viviamo insieme i momenti di gioia

e soprattutto, conosciamo Te e Colui che ci hai mandato, Gesù Cristo,

in modo che la nostra famiglia non si chiuda in sé stessa,

ma sia disponibile ai parenti, aperta agli amici, sensibile ai bisogni dei fratelli.

Fa’, o Signore, che ci sentiamo sempre parte viva della Chiesa in cammino

e possiamo continuare in Cielo il cammino che insieme abbiamo iniziato sulla terra. Amen