Presentazione di Gesù al tempio

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Omelia del Vescovo Giampaolo - Cattedrale di Chioggia, 2 Febbraio 2022
02-02-2022

La festa di oggi è piena di regali particolari, originali e incredibili: Maria e Giuseppe regalano a Dio il bene più prezioso: il loro figlio. Un giorno Gesù stesso offrirà al Padre la sua vita.

Maria e Giuseppe, obbedendo alla legge, portano l’offerta dei poveri: due tortore o due colombi che dovevano essere sacrificati a Dio e non si rendono conto di portare colui che cambierà la logica stessa del sacrificio che diventerà da quel momento e prima di tutto offerta di se stessi.

Due anziani, un uomo e una donna, contemplano e partecipano alla presentazione e all’offerta che viene fatta di Gesù e diventano testimoni stupiti e grati della realizzazione delle promesse di Dio.

La festa di oggi è legata al Natale, cade 40 giorni dopo la nascita di Gesù. Al centro c’è il mistero dell’incarnazione; Gesù entra in ogni stanza della vita degli uomini, rispetta la legge che prevedeva l’offerta a Dio del primogenito.

Questo bambino, Gesù, è proprio particolare. Il Creatore nasce in mezzo agli uomini, ma non c’è posto per lui in quella terra che lui stesso ha creato; viene presentato al Tempio colui che di quel tempio è Signore; più avanti si farà battezzare, lui l’autore del battesimo. Lui il figlio pagherà la tassa del tempio al Padre. Lui, l’autore della vita morirà.

La stranezza della vita di Gesù è anche la stranezza della vita consacrata di voi fratelli e sorelle che un giorno avete presentato e donato la vostra vita al Signore, avete offerto non cose materiali, ma la vostra vita. Voi come dice Simeone di Gesù siete segno di contraddizione.

Questa sera lasciamo a Simeone e ad Anna che hanno celebrato questo dono particolare di raccontarci qualcosa della vita consacrata, di coloro cioè che un giorno hanno portato al tempio loro stessi offrendosi a Dio.

  1. I consacrati sono delle persone innamorate. Quanto tempo Simeone e Anna hanno aspettato, atteso, pazientato. Anna, dice Luca, non si allontanava mai dal tempio. Solo chi è innamorato ha questa pazienza, è abitato da questo intenso desiderio di vedere la persona amata.

Siete uomini e donne che avete scoperto il tesoro che vale più di tutti gli averi del mondo. Per esso avete lasciato realtà preziose, come i beni, una famiglia vostra, perfino la libertà. Perché l’avete fatto? Perché vi siete innamorati di Gesù, avete ritrovato tutto in Lui e, rapiti dal suo sguardo, avete sentito che si poteva lasciare il resto.

  1. I consacrati sono dei visionari: «I miei occhi han visto la tua salvezza» (Lc 2,30). Simeone riconosce in quel bambino il Salvatore. Che cos’ha visto? Un bambino, un piccolo, fragile e semplice bambino. In quel bambino hanno riconosciuto la salvezza, perché lo Spirito Santo ha detto loro che quel tenero neonato era «il Cristo del Signore» (v. 26).

La vita consacrata è fatta per uomini e donne visionari. È vedere quel che conta nella vita. È accogliere il dono del Signore a braccia aperte, come ha fatto Simeone. Ecco che cosa vedono gli occhi dei consacrati: la grazia di Dio, i tesori di Dio messi nelle loro mani. Il consacrato è colui che ogni giorno si guarda e dice: “Tutto è dono, tutto è grazia”.

Ogni sera noi preghiamo con le parole di Simeone: «Ora lascia o Signore che io vada in pace perché i miei occhi hanno visto». Ogni sera i consacrati ripetono questa loro caratteristica: essere dei visionari. Il Vangelo ripete per tre volte che egli aveva familiarità con lo Spirito Santo, che era su di lui, lo ispirava, lo smuoveva (25-27).

  1. I consacrati sono persone libere: «I miei occhi hanno visto, ora non mi interessa più nient’altro». Prendono tra le braccia quel bambino e, nella fede, percepiscono che in Lui Dio stava portando a compimento le sue promesse. A quel punto Simeone può andare in pace: aveva visto la grazia che vale più della vita (Sal 63,4), e non attendeva altro.

Le persone veramente libere non sono quelle che fanno quello che vogliono, ma coloro che hanno trovato l’essenziale e si sono incatenate a questo tesoro, infinitamente superiore a tutto il resto.

  1. I consacrati sono un segno di contraddizione per la povertà, castità, obbedienza che promettono a Dio. Questo è il loro compito: indicare la superiorità dei bani del cielo. Poveri perché Dio è il bene più grande. Vergini perché l’amore per Dio è indissolubile, fedele, esclusivo e fecondo. Obbedienti perché la volontà di Dio è il loro cibo.
  2. Sappiamo che questi non sono tempi facili per la vita consacrata. Il calo delle vocazioni costringe a ripensare tante scelte: si chiudono case, si lascino posti cari dove la presenza religiosa ha lasciato un segno forte. In questa situazione colgo un’ultima caratteristica dei consacrati: sono uomini e donne di speranza. Lo sguardo dei consacrati non può che essere uno sguardo di speranza. Simeone e Anna erano anziani, soli, eppure non avevano perso la speranza, perché stavano a contatto col Signore. Anna «non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere» (v. 37). Ecco il segreto: non allontanarsi dal Signore, fonte della speranza. Diventiamo ciechi se non guardiamo al Signore ogni giorno, se non lo adoriamo.

Grazie cari fratelli e sorelle di essere qui questa sera. Grazie a don Giuliano, delegato Vescovile per la vita consacrata. Mi piace pensare che a lui la Chiesa di Chioggia ha affidato i suoi tesori: quelli artistici e i tesori che sono le persone consacrate.

Anche a voi, come ho fatto con i giovani e con l’intera Diocesi domenica chiedo di “alzarsi, cingere la veste ai fianchi e riprendere insieme il cammino”.

+ Giampaolo Dianin