Incontro con i giovani

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Intervento del Vescovo Giampaolo nel giorno dell'ingresso in diocesi
30-01-2022

Grazie della vostra presenza, grazie di essere qui in questo giorno particolare per me e per la nostra Chiesa di Chioggia.

In questo momento ci sono delle parole di rito che un adulto e anche un Vescovo dovrebbe dire a dei giovani: «Voi siete il futuro, voi siete la speranza del domani, la vostra giovinezza è un dono e una risorsa grande…». Tutte parole vere, ma anche un po’ logorate dalla realtà perché tante volte noi adulti prima di fare un passo indietro per lasciarvi il posto ci pensiamo bene.

Ho scelto un testo della Scrittura per questo nostro incontro prima di tutto per presentarmi.

Come Abramo ho accolto la chiamata di Dio e della Chiesa a lasciare la mia terra per venire in mezzo a voi. Non è stato facile: tanti legami, tanti affetti, tante attività. Il cuore ha avuto i suoi subbugli.

Una delle realtà che più di altre mi costa lasciare sono i giovani del mio Seminario. Da tredici anni condivido le mie giornate con 25 giovani. Tredici anni fa erano 47. Ho imparato a conoscerli, camminare davanti, accanto e dietro a loro. Davanti per indicare una meta, accanto per fare i passi giusti con loro, dietro perché chi va più piano non resti indietro.

C’è un canto a me molto caro che dice: «Dio è la mia terra, Dio è la mia casa, Dio è la mia parte di eredità». Ho lasciato la mia terra ma anche questa è terra mia perché abitata da Dio, perché è terra benedetta dalla fede di tanti uomini e donne. Perché Dio ama tutti voi e là dove ci sono persone che Dio ama, un prete si sente sempre a casa. Oggi per me questa è anche “terra promessa”.

E pensando a questo incontro nel cuore ho un po’ sognato: «Spero che i giovani di Chioggia possano essere una compagnia bella, fraterna, gioiosa come lo sono stati i giovani con cui ho camminato in questi anni. Ma non farò confronti, però busso alla vostra porta e vi chiedo di accogliermi con semplicità, come fratello e compagno di viaggio.

Ma la cosa che più mi sta a cuore di condividere con voi ve la dico senza giri di parole: «Partite con me, mettetevi in cammino con me. Non lasciatemi solo, teniamoci per mano e facciamo quel viaggio che Dio chiede ad Abramo di intraprendere».

Vi chiedo di intraprendere con me e con questa nostra Chiesa il viaggio della fede, il viaggio dietro a Gesù che ci ripete: «Vieni e seguimi». È un’avventura difficile ma anche entusiasmante. Lui ha qualcosa di bello e importante da dire alla vostra vita: per il futuro che sognate, per gli affetti che state vivendo, per le scelte che dovete fare, nelle gioie e nelle prove.

Abramo è considerato il padre nella fede. Tutti noi crediamo perché dietro di noi ci sono state persone che ci hanno trasmesso determinati valori, perché abbiamo incontrato testimoni credibili o esempi attraenti e imitabili. Abramo dietro di sé non ha niente se non Dio che lo chiama. L’inizio di Abramo è Dio: Dio è il suo passato, il presente e anche il futuro.

Il futuro che gli sta davanti è abitato da una promessa ma anche da tanta incertezza e perfino da qualcosa che sa di contraddittorio. Dio promette un grande popolo ma Sara è sterile e quindi non ci può essere oggettivamente nessun futuro. La terra è quella che Abramo lascia, ma quella dove andrà è già abitata dai Cananei.

Rischiate con me, come ha fatto Abramo. Se siete qui immagino che già ci sia un legame con la fede e con la Chiesa. Agesci, Azione Cattolica, servizio educativo… Grazie di questa disponibilità.

Io vi chiedo di fare insieme a me e a questa Chiesa il santo viaggio della fede e della sequela del Signore.

Vi chiedo quello che Gesù chiede al giovane ricco: «Una cosa sola ti manca». A tutti manca qualcosa, di fronte al Vangelo siamo tutti eterni apprendisti. Ma possiamo camminare insieme.

+ Giampaolo Dianin