Il Grazie del nuovo vescovo di Chioggia

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Ordinazione Episcopale - Ringraziamenti finali di S.E.Mons. Giampaolo Dianin
16-01-2022

«Piego le ginocchia davanti al Padre dal quale ha origine ogni paternità in cielo e sulla terra» (Ef 3,14) perché oggi mi chiama a una nuova paternità come pastore della Chiesa.

Fisso lo sguardo sul Figlio, autore e perfezionatore della fede, e come Pietro, consapevole della mia fragilità, gli ripeto: «Tu conosci tutto, tu sai che ti voglio bene» (Gv 21,17), e accolgo il suo comando: «Pasci le mie pecore».

Invoco lo Spirito, datore di ogni dono, e come Salomone chiedo un cuore docile, il dono del discernimento e la saggezza nel governare (1Re 3,8-14).

Elevo a Dio una preghiera per papa Francesco come lui chiede sempre a tutti noi e lo ringrazio per la fiducia che ha voluto accordarmi.

Ho abbracciato nel segno della pace i confratelli Vescovi della nostra Regione ecclesiastica e li ringrazio della loro calda accoglienza fin dal nostro primo incontro, lo scorso 16 novembre. Al Patriarca Francesco, che ringrazio per le sue parole e per i segni di vicinanza che ha avuto per me, consegno la piena disponibilità a fare tutta la mia parte per il bene delle nostre Chiese.

Un grazie particolare al Vescovo Antonio, rientrato dalla Terra Santa, per questa celebrazione; la gran parte del mio ministero l’ho vissuta come suo collaboratore. Grazie della fiducia e del cammino fatto insieme.

Mi unisco al grazie di tutta la Chiesa di Chioggia al Vescovo Adriano. «Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunciato la Parola di Dio», scrive l’autore della lettera agli Ebrei (Eb 13,7). Tu sai, caro confratello Adriano, che Chioggia rimane la tua casa; ti aspettiamo nei momenti forti dell’anno liturgico, quando preti e comunità ti inviteranno; e se ci sarà bisogno, e ce ne sarà, anche per aiutare qualche parrocchia o qualche prete.

Tra i Vescovi presenti c’è anche Mons. Alberto Silvani, che solo qualche giorno fa ha terminato il suo ministero come Vescovo di Volterra. Grazie per l’amicizia e la fiducia che ha accordato al nostro Seminario affidandoci la formazione dei suoi giovani seminaristi.

Mi perdoneranno i presbiteri, i diaconi, i fratelli e le sorelle di Chioggia se oggi il mio cuore batte forte per la Chiesa di Padova che mi accingo a lasciare. Sono certo che mi concedete questo.

Ma vorrei subito dirvi che salgo volentieri sulla barca della nostra Chiesa per prendere il largo e gettare con voi le reti, in obbedienza alla Parola del Signore e sapendo che Lui è con noi sulla barca.

Vi assicuro che vengo tra voi col sorriso, porto con me la gioia del vangelo e la passione per le persone. Porto con me sogni, non progetti, questi li costruiremo insieme. Vengo in punta di piedi dentro una storia di salvezza iniziata molti secoli fa e disponibile a scrivere con voi una pagina spero bella e ordinata, come piace a me.

«Tutto è grazia». In questi giorni di ritiro a Villa immacolata, ho contemplato commosso quanto il Signore ha operato nella mia vita. «Tutto è stato grazia».

Grazia è stata la mia famiglia: mio papà Tiziano, oggi in cielo, e mia mamma Vittoria, mio fratello Gabriele e la sua famiglia: Monica, Alberto e Francesco. E con loro Agostino, Cristina, Emilia e Riccardo. La grande famiglia cresciuta attorno ai 15 fratelli e sorelle di mia mamma e agli 8 fratelli e sorelle di mio papà.

Grazia è stato il mio piccolo paese di origine, Teolo, e le comunità dove ho esercitato il mio ministero: Caltana, Lozzo Atestino, Mestrino.

Non nascondo l’affetto e il legame profondo che mi lega in particolare alla comunità di Mestrino che frequento da 36 anni. Noi preti diocesani, anche quando facciamo altro, siamo gente di parrocchia e per me Mestrino è stato il luogo del riposo, di tanti legami profondi e familiari, di incontri e attività formative. Un dono prezioso che ha accompagnato tutto il mio ministero. Grazie, don Sergio, don Federico e diacono Giorgio.

Grazia sono state tante persone che il Signore mi ha donato di accompagnare nel cammino di fede. Grazia sono stati anche i fratelli con cui ci sono state fatiche, tensioni e fratture dovute anche ai miei limiti.

Ai miei compagni di classe preti che mi conoscono meglio di altri: grazie perché abbiamo imparato a volerci bene per come siamo senza mai perderci di vista. Grazia è stato per tutti noi il nostro compagno di classe d. Pierluigi Barzon, che pochi mesi fa abbiamo accompagnato all’incontro col Padre.

Alla Facoltà Teologica del Triveneto, dove ho avuto l’onore di insegnare per 30 anni, dal 1991 ad oggi, auguro di continuare ad essere presenza viva e feconda per le nostre Chiese. Grazie al Preside don Andrea Toniolo e al suo predecessore don Roberto Tommasi e a tutti i docenti, studenti e la piccola famiglia del personale della Facoltà e della Biblioteca antica e moderna.

«Tutto è grazia». Tra i docenti non posso non ricordare i confratelli che vivono in Seminario con cui abbiamo condiviso la passione per l’intellectus fidei; in particolare i miei maestri di Teologia morale: il prof. Giusppe Trentin e il prof. Paolo Doni. Con don Paolo abbiamo condiviso anche tante pagine della vita pastorale della Diocesi; grazie, don Paolo, per essermi stato padre e fratello.

«Tutto è grazia» e per me sono state un dono tante coppie di sposi, le famiglie, i genitori, i fidanzati incontrati in questi anni. La loro vita ha nutrito e fecondato la mia; i tanti incontri e le tante pagine scritte in questi anni contengono anche i loro volti e le loro storie e così il segno di Cana mi ha accompagnato e ha sostenuto e arricchito il mio ministero.

Servire il matrimonio e la famiglia credo sia stata per me una vocazione nella vocazione. Porto nel cuore oggi soprattutto l’amore ferito, i legami spezzati, i separati, gli sposi che non possono avere figli, le persone vedove, i giovani che fanno fatica a scegliere il per sempre del matrimonio.

«Tutto è grazia». Per otto anni sono stato assistente unitario dell’Azione Cattolica e ho imparato e gustato la corresponsabilità tra preti e laici. Sono stati anni appassionanti col desiderio di rinnovare l’associazione sotto la presidenza nazionale di Paola Bignardi e grazie ai cari amici e presidenti diocesani Stefano Bertin, Luca Dalla libera, Chiara Benciolini e alle Presidenze con cui ho lavorato. Possa l’Azione Cattolica continuare a essere un “laboratorio del Concilio” senza temere di ripensarsi nei nuovi scenari pastorali, sociali e civili.

«La messe è molta, ma gli operai sono pochi». Per 13 anni il Seminario e la formazione dei futuri preti sono stati l’impegno centrale e per me l’occasione per riscoprire e rifondare il mio stesso ministero di prete. Oso far mia l’espressione di San Gregorio Barbarigo perché sento che il Seminario è anche il mio “cor cordis”, la mia casa, la mia famiglia.

Grazie a tutti i giovani preti che ho avuto il dono di accompagnare nel loro cammino di discernimento vocazionale e ai seminaristi di oggi. Ho davanti i volti e le storie di ciascuno. In questa Cattedrale ci sono anche le loro famiglie con le quali è nata una paternità e maternità condivisa: grazie anche a voi.

Grazie alle diverse équipe di educatori con cui abbiamo lavorato e vissuto un’intensa fraternità che ha fatto tanto bene al Seminario. Benedici e sostieni Signore gli educatori di oggi: don Nicola, don Giovanni, don Fabio, don Davide, don Alessio, don Antonio, don Silvano, don Giuseppe, Silvia.

Il Signore benedica anche le care suore salesie del Seminario, tutto il personale e in particolare Marisa, Barbara, Federica, Edi, Anna, Marco, Giovanna, Debora, Orsola e Roberta.

Non sono mancate in questi anni fatiche e prove per il calo delle vocazioni, per l’aspetto economico, per la responsabilità verso la vita e i passaggi dei seminaristi. In tanti momenti ho fatto mie le parole del Salmo: «Ho creduto anche quando dicevo “sono troppo infelice”» e ogni volta ho rinnovato il mio sì a Dio con le parole di questo salmo: «Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato? Alzerò il calice della salvezza e invocherò il nome del Signo-re, adempirò i miei voti davanti a tutto il suo popolo, perché io sono tuo servo, figlio della tua ancella» (Sal 116). Il Seminario è stata per me l’occasione per gustare la gioia di essere prete.

In questi giorni a Villa Immacolata mi sono passati davanti i volti di tante persone che oggi abitano la Gerusalemme del cielo. Permettetemi di ricordarne solo alcuni che hanno segnato il mio cammino: il Vescovo Girolamo e il Vescovo Filippo che mi ha ordinato prete; il Vescovo Alfredo Magarotto, anche lui Vescovo di Chioggia. Don Luigi Rossi sulle cui ginocchia è cresciuta fin da bambino la mia vocazione; don Guerrino Gastaldello e i miei parroci don Antonio Peruzzo, don Antonio Fasolo, don Giovanni Viero, don Angelo Zardo, don Liberale Guarise e don Albino Zanon. Sarebbe lunghissimo l’elenco degli educatori e professori che hanno segnato la storia del nostro Seminario; porto con me la sapienza di don Giuseppe Zanon, la radicalità evangelica di don Sandro Panizzolo e l’amicizia di don Sandro Minarello.

Grazia sono stati anche tanti fratelli e sorelle nella fede e nel dono gratuito dell’amicizia; ricordo in particolare il mio maestro all’Università Gregoriana Klaus Demmer, i giovani Mauro Ferretto e Chiara Cappellaro, l’amico Giuseppe Bonollo. Invoco su di me anche l’intercessione del caro d. Pierangelo Laurenti.

Questi fratelli e sorelle e tanti altri fanno parte delle mie litanie dei santi.

«Tutto è grazia». Un grazie a tutte le autorità presenti oggi: i sindaci di Padova, di Chioggia e dei comuni della Diocesi di Chioggia. Le altre autorità civili e militari.

Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno lavorato tanto per preparare questa celebrazione: don Mattia, don Vito, don Alessio, don Gianandrea; il coro della Cattedrale e il Maestro Randon.

Grazie a tutti voi che siete venuti qui oggi sfidando la comprensibile paura del Covid e grazie a coloro che ci stanno seguendo da casa perché fermati dal Covid. In questa Cattedrale c’è gran parte di quella che io chiamo la mia “comunità degli affetti”, balsamo della vita. Grazie a tutti voi.

Caro Vescovo Claudio, cara Chiesa di Padova, nel momento in cui il Signore mi chiama altrove, ricevete l’abbraccio del mio affetto e della mia gratitudine. È stato un dono e un onore servire questa Chiesa.

L’ho girata in lungo e in largo, ho conosciuto le sue bellezze e le sue rughe, eppure non ho mai smesso di amarla. «L’amore – scrive un autore a me caro – dà a chi ama la capacità di vedere oltre l’incanto, senza che l’incanto scompaia». E l’incanto per questa Chiesa non è mai venuto meno.

Questo incanto della e nella fede è l’augurio e la preghiera che rivolgo al Padre per te, caro Vescovo Claudio, che ringrazio per questi anni, per la particolare vicinanza in questi ultimi mesi e per questa celebrazione.

Buon santo viaggio a voi confratelli preti, ai diaconi, ai consacrati e alle consacrate, agli operatori pastorali, e a tutti coloro che saranno chiamati a far parte nei prossimi mesi dell’assemblea sinodale.

Grazie agli amici della segreteria del Sinodo: don Leopoldo, Roberta, Giovanna, don Roberto, Maristella, suor Lia, don Daniele. Possa il Sinodo, radicato nella lunga storia di sinodalità vissuta in questi anni, aprire pagine nuove per questa Chiesa. L’entusiasmo che ha coinvolto noi della segreteria, possa contagiare tutta la Chiesa di Padova, scogliere dubbi e timori e regalarci una nuova Pentecoste.

Il Signore che ha iniziato la sua opera la porti a compimento per la mia vita, per la Chiesa di Padova, per il Seminario e per la mia nuova Chiesa di Chioggia a cui con tutto me stesso prometto amore e fedeltà. Maria, stella del mare, stenda il suo manto su tutti noi.

GRAZIE.

+ Giampaolo Dianin