SGUARDO PASTORALE

Parrocchie, animazione estiva e campi

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A piedi al mattino o in auto, passando nei pressi di tante nostre parrocchie, non manca in questi giorni di vedere bambini, ragazzi e giovani con le magliette colorate o striscioni che campeggiano sulle facciate di alcune chiese con il lancio di uno slogan; è tempo di animazione estiva. Il tempo dell’estate è caratterizzato dalla spensieratezza del tempo libero, soprattutto per gli studenti di tutte le età, dalle ferie dal lavoro per chi se le può permettere, dalla sospensione di una programmazione pastorale per i gruppi, ma continua ad essere un tempo per annunciare la bellezza di Dio e dell’essere cristiani. Per certi versi si assiste ad un ulteriore svuotamento delle assemblee domenicali, se non si appartiene ad un territorio con vocazione turistica, ma per altri aspetti gli oratori parrocchiali si riempiono lì dove animatori e educatori si prestano ad offrire parte del loro tempo libero per i più piccoli e i ragazzi. La proposta dell’Estate Ragazzi o Grest è spesso coronata dalla possibilità di un campo parrocchiale o diocesano. Queste proposte, alla fine, non sono meno impegnative, dal punto di vista della progettazione e della conduzione, di quelle che vengono date durante il periodo dell’anno scolastico, e, anzi, se preparate bene, diventano più incise e formative che un anno intero di catechesi tradizionale. Per esperienza personale ho toccato con mano come i fanciulli che partecipavano alla settimana del campo parrocchiale o diocesano o associativo vivevano un’esperienza indimenticabile dal punto di vista del clima di vita di gruppo e per i contenuti trasmessi. Così anche un mese di Estate Ragazzi, se non è solo un tour tra piscine e scivoli d’acqua, può essere costruito attorno ad un canovaccio che come un filo rosso accompagna con fantasia le giornate. Come ogni proposta, anche queste richiedono un forte spiegamento di forze giovani per “tenere” i bambini e questo in alcuni casi manca o non è adeguato perché chi si presta per tale compito non è formato. Il fenomeno, infatti, a cui assistiamo, non in tutti i casi ovviamente, è quello di giovanissimi che si offrono per animare campi ed Estate Ragazzi spinti solo dall’idea che basta “tenere” un po’ i bambini, ma senza che questo comporti un’assunzione di responsabilità piena nell’accompagnamento dell’interezza della persona, penso quindi non solo per la dimensione ludico-ricreativa ma anche spirituale e umana; questo richiederebbe un impegno formativo ritenuto forse superfluo. Senza credere di poter offrire una formula magica per affrontare la questione, faccio solo una breve riflessione a partire da una lettura riduttiva dell’educazione dei fanciulli e cioè quel comune modo di pensare che porta a dire: “basta tenerli un po’”. Nelle righe sopra ho usato appositamente questo verbo anch’io per sottolinearne ora l’inadeguatezza del pensiero: non si tratta mai di “tenere” qualcuno, grande o piccolo che sia, quanto piuttosto di “tenere a” qualcuno. Quando noi pensiamo di “tenere” una persona cediamo all’equivoco di possederla e di poterla gestire come a noi aggrada, ma la questione educativa non viaggia su questo binario quanto piuttosto su quello del “tenere a” una persona, quindi nel momento in cui ci mettiamo in gioco nell’animazione di tempi, spazi e contenuti sappiamo di dover essere il meglio di noi per l’altro. L’essere per l’altro ci obbliga a cercare gli strumenti adatti per farlo crescere nella libertà, nelle potenzialità, nella matura consapevolezza di se stesso. Così cresciamo come uomini e cresceremo uomini.

don Simone Zocca