don Gastone Boscolo

Genesi, la creazione di Eva

Guida nell’interpretazione di uno dei racconti più fraintesi

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Nessun racconto biblico è più noto ma anche più frainteso di quello relativo alla creazione di Eva. Questo racconto sembra insinuare l’idea che Dio sia una specie di chirurgo che, dopo aver sottoposto Adamo a una profonda narcosi, procede a un intervento chirurgico sul suo fianco e asportandone una costola forma abilmente e misteriosamente la prima donna.  

Nella Genesi, ancora una volta, troviamo due racconti riguardo alla creazione della prima donna: 1) Il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo (Gen 2,21-22) [racconto jahwista]; 2) Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò (Gen 1,27) [racconto sacerdotale].

La differenza tra i due racconti balza subito agli occhi. Nell’antica tradizione jahwista compare un’immagine antropomorfa di Dio, ed è innegabile che in essa confluiscono miti orientali antichissimi. In aperto contrasto con essa è la brevità del racconto sacerdotale. Viene spontanea la domanda: perché l’autore dello scritto sacerdotale ha elaborato un nuovo racconto della nascita di Eva mezzo millennio dopo la redazione del racconto jahwista. Intendeva forse soppiantare o sostituire il racconto più antico che presentava Dio in modo così antropomorfo? Evidentemente il redattore sacerdotale provava un certo disagio di fronte alla figura di Dio contenuta nello scritto più antico. Ma siccome questo stesso scritto era molto antico, il redattore finale non poté né volle sostituirlo. Il fatto che nella redazione finale lo scrittore sacro abbia dato la precedenza al racconto più recente manifesta, tuttavia, la sua preferenza per lo scritto sacerdotale.

Comunque sia, questi due racconti mettono in luce la dignità, natura e missione della donna. La donna è un dono di Dio, perché per crearla Dio in persona si è messo all’opera. Inoltre, i due racconti mettono in luce che è stato Dio a istituire la diversità dei sessi. La sessualità umana è immagine di Dio: Dio creò l’uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò (Gen 1,27), e poiché la sessualità è voluta da Dio, è cosa buona, come dichiara il ritornello di ringraziamento del sesto giorno: Dio vide tutto quello che aveva fatto, ed ecco, era molto buono (Gen 1,31). Infine, la sessualità essendo stata creata non dev’essere adorata come una divinità, così come avveniva nei culti cananei della fertilità. Sul modo in cui si è svolta la nascita di Eva si stende un velo impenetrabile. Il sonno profondo allude al fatto che il primo uomo non fu spettatore dell’opera creatrice di Dio. Ciò che viene indubbiamente dichiarato dal racconto biblico è la parità di natura tra la donna e l’uomo. In ebraico questo viene espresso anche dall’assonanza dei termini Ish (uomo) e Ishah (donna). Il fatto poi che la costola sia vicina al cuore, permette di trarre una conclusione profonda e consolante sul rapporto tra uomo e donna. A questa idea allude anche un passo del Talmud: Dio non ha creato la donna dalla testa dell’uomo perché lo comandasse, né dai suoi piedi perché ne fosse la schiava, ma dal fianco di lui per essere uguale, un po’ più in basso del braccio per essere protetta e dal lato del cuore per essere amata. Il rapporto tra uomo e donna è un rapporto di amore e collaborazione reciproca e non di subordinazione. La sessualità, dice il redattore sacro, è dono di Dio e attraverso di essa l’uomo continua l’opera creatrice di Dio. Allo stesso tempo però la sessualità è anche incompletezza, incapacità, desiderio, perché nessuno dei due sessi può propagare la vita da solo, l’uno è sempre riferito all’altro e viceversa. 

Gastone Boscolo