comprendere la Bibbia - 126

Il giudaismo nel periodo ellenistico-romano II

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La dottrina radical-teocratica di Giuda il Galileo (6 d.C.).

La rivolta armata, nella seconda ondata di opposizione a Roma, viene sostituita da una corrente di pensiero che ebbe conseguenze più ampie rispetto alla ribellione diretta. Con la deposizione di Archelao (6 d.C.), la Giudea era passata sotto diretta amministrazione romana, e le tasse dovevano essere pagate a Roma. Un censimento a fini fiscali voluto dal governatore Quirino pose le basi per questa tassazione. Contro di essa si schierò Giuda il Galileo secondo il quale pagare le tasse a Roma significava riconoscere la signoria dell’imperatore, e quindi contravvenire al più importante dei comandamenti: Non avrai altri dèi di fronte a me (Es 20,1), in concreto invitava a non pagare le tasse a Roma. La sua dottrina tornò di attualità dopo il 44 d.C., quando – in seguito alla morte di Erode Agrippa I – anche la Galilea passò sotto diretta amministrazione romana, con l’inevitabile conseguenza che anche la Galilea doveva pagare le tasse a Roma. In questo periodo due figli di Giuda, ispirandosi alle idee del padre, provocarono disordini. Entrambi furono crocefissi dal procuratore Tiberio Alessandro (46-48 ca.). Si trova un’eco della posizione di Giuda il Galileo anche nei vangeli, viene infatti chiesto a Gesù se sia lecito o no pagare le tasse a Cesare (Mc 12,13-17). Nella sua risposta, Gesù rifiuta la dottrina di Giuda il Galileo: la fede in Dio non obbliga a opporre resistenza all’imperatore.

Giovanni Battista e i profeti del segno.

Una terza ondata di opposizione si scatena contro i discendenti di Erode il Grande intorno al 20 d.C. La predicazione del Battista, infatti, esprime una forte critica nei confronti dello stile di vita dei discendenti di Erode che si erano estraniati dalle tradizioni giudaiche. Erode Antipa nel fondare Tiberiade violò i precetti sulla purità, scelse infatti per la nuova capitale una zona cimiteriale; violò il divieto delle immagini facendo dipingere immagini di animali nel suo palazzo; trasgredì le norme sul matrimonio sposando Erodiade. Contro questo matrimonio si scagliò Giovanni Battista con una critica che gli costò la vita (cfr. Mc 6,17-29). La predicazione di Giovanni Battista da’ inizio a una serie di profeti che riaccendono le speranze messianiche, la cui caratteristica era quella di annunciare un grande evento miracoloso, inducendo la gente a recarsi sul luogo dell’atteso miracolo (profeti del segno). Questi assembramenti erano considerati pericolosi dai romani ed erano repressi nel sangue. Un profeta samaritano (36 d.C. ca.) promise di mostrare i vasi d’oro che Mosè aveva sepolto sul monte Garizim e invitò i suoi seguaci a recarsi sul posto. Pilato intervenne e fece massacrare tutti. Teuda, sotto il procuratore Cuspio Fado (44-46 d.C.), convinse un gruppo di persone a seguirlo fino al Giordano. Promise che le acque del fiume si sarebbero aperte e si sarebbe così rinnovato il miracolo dell’entrata nella Terra promessa. Il procuratore intervenne e pose fine con un bagno di sangue a questo tentativo di ripetere la presa di possesso della Terra. Sotto il procuratore Antonio Felice (52-60 d.C.) fece la sua comparsa un egiziano, che condusse i suoi adepti sul Monte degli Ulivi, promettendo che al suo comando le mura di Gerusalemme sarebbero crollate, si sarebbe così ripetuto il miracolo di Gerico (cfr. At 21,38). Ai tempi del procuratore Porcio Festo (60-62 d.C.), un profeta promise la salvezza a chi lo avesse seguito nel deserto. I Romani soffocarono nel sangue anche questo movimento. Infine, sotto Albino (62-64 d.C.), Gesù figlio di Anania, arrivò a Gerusalemme con un messaggio di condanna su Gerusalemme. L’aristocrazia lo fece imprigionare e lo consegnò al procuratore. Nell’udienza processuale fu ritenuto pazzo e lo si lasciò libero. Egli continuò però ad annunciare le sue pro­fezie di sventura fino alla distruzione di Gerusalemme. Morì durante l’assedio della città.

C’è una notevole differenza tra la predicazione di Gesù e questi movimenti di rinnovamento e rivolta interni al Giudaismo: a) Gesù, contro le tendenze nazionaliste di questi movimenti, riprende la tradizione universalista del pellegrinaggio dei popoli a Sion (cfr. Mt 8,10-12); b) Gesù tende a eliminare le norme separatiste, questi movimenti invece inaspriscono le norme e tradizioni giudaiche; c) Gesù evita il confronto diretto con Roma e si guarda bene dal provocare l’autorità costituita, questi movimenti invece predicano la ribellione contro Roma. Va infine ricordato che buona parte dei testi neotestamentari sono stati composti dopo il 70 e proiettano al tempo di Gesù un contrasto tra sinagoga e comunità cristiana che divenne realtà solo dopo la distruzione di Gerusalemme e del Tempio.

Gastone Boscolo