Comprendere la Bibbia - 125

Il giudaismo nel periodo ellenistico-romano I

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Gli ebrei residenti in Palestina erano meno di un milione e mezzo, dislocati per lo più in Galilea e Giudea. La nazione ebraica era però disseminata in tutto l’Impero Romano, specie sulle grandi vie di comunicazione, dove pro­speravano i commerci. Erano chiamati giudei della diaspora. Se ne contavano circa sei milioni. Particolarmente fiorenti erano le colonie giudaiche in Egitto (Alessandria), Siria (Antiochia e Damasco), Mesopotamia (Babilonia), Asia Minore, Grecia e soprattutto a Roma. Il giudaismo non aveva un’unità geografica, ma possedeva una forte unità etnica e religiosa. L’originalità del giudaismo sta proprio in questo: ha avuto nella religione e nella razza una forza di coesione unica, che gli ha permesso di rimanere unito anche se disperso nel mondo e di sopravvivere a tutte le catastrofi.

Ellenizzazione del giudaismo. A partire dal 200 a.C., il giudaismo fu attraversato da una serie di movimenti di rinnovamento provocati dalla sfida mossa dalla cultura ellenista. Vanno distinte due fasi. 1) Con Alessandro Magno (333 a.C.), la cultura greca penetra in Oriente e nell’inter­scambio con le culture locali si trasforma in ellenismo. La Palestina viene a trovarsi sotto una potenza straniera superiore a livello militare, economico e culturale, che esercita nei confronti dell’aristocrazia una forte ten­denza all’assimilazione. Con il passaggio dai Tolomei ai Seleucidi (197 a.C.), l’ellenizzazione comincia a ristagnare. Da un lato Roma, divenuta «potenza mondiale» con la vittoria su Cartagine (201 a.C.), indebolisce gli imperi ellenistici; dall’altro le cul­ture locali vedono una nuova fioritura. In Palestina nasce uno Stato giudaico autonomo grazie alla rivolta maccabea (145 a.C.). La ribellione dei Maccabei porta al potere una nuova classe dominante (gli Asmonei), che però si allea con la vecchia aristocrazia (sadducei), costringendo all’oppo­sizione il movimento religioso popolare che li aveva portati al potere (i farisei eredi degli Hasidim) e spingendo una parte della stessa aristo­crazia a dar vita a un nuovo gruppo religioso, gli Esseni. 2) Nel I sec. a.C. sembrava che la cultura greca dovesse scomparire dal­l’Oriente. La situazione cambia con l’intervento diretto di Roma in queste zone, che avvia una seconda e più duratura spinta verso l’ellenizzazione. Nel 63 a.C. Pompeo conquista la Palestina. La cultura greca si diffonde in Oriente con una for­za di penetrazione irresistibile. Dopo la morte di Erode il Grande (37-4 a.C.) ha inizio un secondo periodo di crisi che culmina nelle due guerre giudaico-romane (66-70 e 132-135 d.C.), ma questa volta i tentativi di recuperare l’indipen­denza politica falliscono.

 

I movimenti messianici del 4 a.C. A cavallo tra il I sec. a.C. e il I sec. d.C. si sviluppa una prima ondata di opposizione ai romani in forma di ribellioni armate. Il pericolo fu così grave che il legato di Siria, Quintilio Varo (6-3 a.C.), riuscì a ristabilire la calma solo con l’impiego delle legioni. I ribelli erano spinti alla rivolta dall’attesa di un Messia politico-militare che avrebbe ridato libertà e indipendenza al popolo. Due figure furono circondate da quest’alone messianico:Simone, un ex schiavo di Erode che fu acclamato re dal popolo e Athronges, un pastore che s’atteggiò a nuovo Davide. Va ricordato anche Giuda figlio di Ezechia che sostenne idee teocratiche, il rifiuto di ogni dominio che non fosse la sovranità di Dio. Pretendenti al trono sono attestati anche durante la prima guerra giudaica: aspirarono alla dignità regale Menaheme Simone Bar-Ghiora. I Romani trattarono quest’ultimo come tale: portato a Roma come parte del corteo trionfale fu qui giustiziato. Per comprendere la vicenda di Gesù è importante tenere presente che l’attesa del Messia era molto viva, si attendeva però un Messia politico-militare. Gesù si è sicuramente confrontato con questo tipo di messianismo.

Gastone Boscolo