Osservazioni sulla nostra chiesa diocesana dalla due giorni del clero

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La scorsa settimana, da domenica 16 alla sera a martedì 18 fino a tardo pomeriggio, abbiamo avuto la nostra due giorni di formazione residenziale a Costabissara (VI) presso Villa San Carlo. Il tema era dettato dalla lettera pastorale del vescovo Giampaolo e in particolare ci siamo soffermati sul cantiere delle parrocchie sinodali. Nella prima parte del nostro incontro abbiamo cercato di darci una lettura della realtà diocesana evidenziando i punti di rottura, cioè quelle crepe, che sono presenti nel tessuto delle nostre comunità parrocchiali e nella vita del clero, i germogli di speranza che non dobbiamo trascurare e ci siamo improvvisati anche sognatori della chiesa che vorremmo.

Tra i punti di rottura è emersa una difficoltà a pensare una pastorale unitaria, intrinseca alla disomogeneità dei nostri territori, ogni vicariato è diverso dall’altro ma anche all’interno di uno stesso vicariato vi sono realtà differenti. Inoltre questa caratteristica geografica e sociale è aggravata dai campanilismi e dai tradizionalismi cui le nostre comunità sono ancora legate. Poi non possiamo non aggiungere il fatto che anche come clero tendiamo ad essere individualisti e a non giocare in rete. Questo comporta una frammentarietà delle nostre proposte, persino a caratterizzazioni molto personali dei cammini di formazione, come quello dell’iniziazione cristiana, portandoci ad uno spreco di risorse e ad una sterilità nelle nostre proposte. È tempo di fare delle scelte importanti e coraggiose che devono partire innanzitutto dal recupero di una nostra presenza significativa all’interno delle parrocchie, recuperando le relazioni tra noi sacerdoti e con le famiglie, fino ad un ripensamento delle strutture e dei centri di culto. Le nostre liturgie, la celebrazione dei sacramenti, il cammino di iniziazione cristiana, la formazione dei laici devono rendere le nostre parrocchie le case che vogliamo abitare.

Dobbiamo valorizzare i germogli di speranza che già ci sono e potenziarli. Ci sono belle famiglie che possono essere buoni semi nelle nostre parrocchie. C’è un certo interesse per l’ascolto della Parola di Dio, lo dicono alcune esperienze che si stanno vivendo sia in presenza sia in streaming. La presenza del volontariato, non solo in ambito della carità, è ancora molto forte e può essere valorizzata pure con la formazione. Lì dove si è riusciti a coinvolgere i fedeli alla vita della chiesa con assemblee parrocchiali o con iniziative vicariali vissute assieme, si è riusciti ad essere più significativi e ad incidere nel vissuto sia delle persone che delle nostre parrocchie. I percorsi di formazione che abbiamo iniziato per i catechisti sono apprezzati e possono fare da volano ad altre proposte per i laici. Inoltre gruppi ecclesiali possono essere una vera risorsa per mettere in circolo linfa nuova, anche se bisogna educarsi ad un senso maturo di appartenenza ad una chiesa diocesana.

Sogniamo una chiesa che abbia più comunità di persone che parrocchie, dove l’esperienza di chiesa ci faccia sentire a casa. Per noi sacerdoti, quella fraternità tanto ricercata deve diventare il lievito per un ministero presbiterale più sereno e coraggioso. Nell’alleanza corresponsabile tra clero e laici vediamo la possibilità di superare il “si è sempre fatto così” e darci nuovi obiettivi: recuperare il rapporto con le famiglie rimettendo al centro l’impegno dell’educazione alla fede; intercettare i ragazzi e i giovani dando loro ambienti e occasioni da vivere; comunità aperte al territorio e in dialogo con le istituzioni per rendere più abitabile il territorio stesso; rendere ordinaria la straordinarietà dell’esperienza della fede, riscoprendo il nostro compito di evangelizzatori.

Don Simone Zocca

Delegato della pastorale