Sguardo pastorale

Il pane del Creato e la transizione ecologica

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Sabato 1 settembre, con una settantina di adulti e il vescovo Giampaolo, abbiamo vissuto il bellissimo appuntamento diocesano, organizzato nel nostro Polesine, per una giornata dedicata alla riflessione sul Creato e il giorno prima ho avuto la possibilità di partecipare al convegno organizzato dalla diocesi di Adria-Rovigo con a tema la transizione ecologica.

Da questi due incontri porto con me alcune idee. Il vescovo Giampaolo, riprendendo alcuni riferimenti del messaggio del Papa per questa giornata, ci ha ricordato che per ascoltare il creato non dobbiamo fare un silenzio assoluto perché la natura in questo momento non parla ma grida. Grida un duplice canto: un canto dolce di lode al creatore e un canto amaro per le ferite dell’uomo.

È questo canto amaro che avvertiamo forte, in esso anche i poveri gridano. Sono loro a pagare di più il prezzo dei disastri ambientali. È urgente una conversione ecologica e non può non essere che una conversione comunitaria. Fa parte dello stile di vita, dell’etica del cristiano non solo il modo in cui ci comportiamo con i fratelli ma anche con il creato. Dunque è solo insieme che possiamo salvare questo pianeta.

Nella tanto invocata conversione ecologica e transizione energetica ci sono in ballo questioni tecniche, economiche e populistiche che incidono in maniera riduzionista. Ma come ricordava il vescovo Giancarlo Perego, al convegno a Rovigo: non c’è nulla di umano che non sia anche cristiano.

Se la chiesa non è sempre stata attenta al valore di intervenire subito sul creato proprio in forza di un riduzionismo religioso, oggi, grazie anche al magistero di Papa Francesco, e al testo della CEI “la sfida alle comunità energetiche”, sorgono in Italia delle comunità energetiche sulla base della volontà di singoli cittadini o gruppo di cittadini che si organizzano per produrre energia rinnovabile solare.

I dati scientifici che abbiamo – affermava il prof. Matteo Mascia – ci dicono che c’è una urgenza non più differibile. Ci sono già normative e programmi che indicano questa direzione.

Si pone però la questione di una giusta transizione, non solo di una transizione.

Nella diocesi di Cremona si è avviato un progetto di CER, cioè di comunità di energie rinnovabili. La comunità energetica è una comunità di utenti che attraverso la volontaria adesione si pone l’obiettivo di produrre, consumare e gestire l’energia elettrica rinnovabile. Per quale motivo puntare su un progetto del genere? Per ridurre la povertà energetica, ridurre l’inquinamento e aumentare la coesione sociale delle comunità locali. Le comunità parrocchiali possono dare un contributo decisivo alla realizzazione di questi progetti come fu a fine 1800 con le comunità rurali e le cooperative agricole.

Mi sono convinto, ancora di più, che non è vero che ognuno di noi non può fare la differenza; ancor di più se ci pensiamo come un ‘noi’ che con il proprio stile di vita vuole attendere al comando che Dio dà all’uomo di custodire il giardino delle relazioni e del Creato.

Don Simone Zocca
Delegato della Pastorale