Comprendere la Bibbia - 107

Le tappe della formazione dei vangeli (I). Gesù e la comunità dei discepoli

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Gesù non si è presentato come un profeta che conduceva una vita solitaria, ma come un maestro (Rabbi), come la guida di un gruppo di discepoli. I quattro vangeli concordano nel porre all’inizio della vita pubblica di Gesù alcuni racconti di vocazione. Anche in seguito i vangeli presentano Gesù circondato dai Dodici e da gruppi più vasti. Questo gruppo di discepoli che attornia Gesù, già da solo favorisce il sorgere di tradizioni sul suo insegnamento. Crea quel contatto familiare e quotidiano che fa assimilare profondamente le idee e i principi del Maestro. Nell’insegnamento di Gesù c’era una caratteristica che favoriva e facilitava l’imprimersi dei ricordi. Il suo insegnamento non aveva un carattere puramente progressivo e teorico come si fa oggi in una lezione di catechismo o in una serie di conferenze teologiche. Era un insegnamento pratico, legato alle circostanze della vita quotidiana. Spesso nasceva dalle domande che erano poste a Gesù: Maestro, che cosa devo fare per ottenere la vita eterna? (Mc 10,17); Maestro, qual è il più grande comandamento della Legge? (Mt 22,36); Maestro, chi è il mio prossimo? (Lc 10, 29); Signore, quante volte dovrò perdonare a mio fratello, se pecca contro di me? (Mt 18,21). Nel dare le risposte Gesù esprimeva il suo insegnamento. E le risposte, poiché erano legate a persone particolari e a circostanze concrete, rimanevano impresse negli ascoltatori molto più che non una serie di dottrine enunciate astrattamente. Se poi l’insegnamento era accompagnato da un miracolo, allora il fatto miracoloso restava indelebilmente legato con l’insegnamento che l’aveva accompagnato.
Quando Gesù dava le sue istruzioni non si accontentava di esprimerle una volta sola. Egli utilizzava sicuramente il metodo dei rabbini del suo tempo che ripetevano pazientemente frase per frase il loro insegnamento, facendolo poi ripetere ai discepoli da soli e in coro, per assicurarsi che si fosse impresso nella loro memoria. È così che Gesù preparò gli apostoli alla loro prima attività di predicazione, quando li mandò due a due nei villaggi a predicare la conversione e ad annunciare il regno di Dio (Mc 6,7-13; Lc 9,1-6). Il suo insegnamento poi non era spresso in formule difficili, era invece originale e spesso espresso in forma paradossale. Alcune frasi del vangelo, una volta ascoltate, non si dimenticano più: È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio (Mt 19,24); Se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra (Mt 5,39). I discepoli bevevano le sue parole, nelle quali trovavano risolti in maniera semplice i problemi dei rapporti tra gli uomini e del comportamento dell’uomo verso Dio. Il ricorso a parallelismi, antitesi, parabole facilitava l’apprendimento dell’insegnamento di Gesù; le cose così raccontate si imprimevano con facilità nella memoria degli apostoli.
Infine, la comunione di vita dei discepoli con il Maestro, i fatti talvolta drammatici a cui parteciparono insieme (si pensi alla tempesta sul lago, ai momenti dolorosi della passione) si impressero nella loro mente con quell’intensità con cui s’imprimono in noi quei fatti che nella vita ci fanno particolarmente godere o soffrire, o le vicende che hanno scandito in maniera decisiva la nostra vita.
Per quanto riguarda la prima tappa della formazione dei vangeli possiamo trarre la seguente conclusione: tenendo conto del fatto che Gesù si è presentato come un maestro, che si è circondato di discepoli e che li ha mandati a predicare, possiamo concludere che parecchie sue parole sono state certamente raccolte e trasmesse già nel corso della sua vita. Il ministero di Gesù costituisce la prima situazione vitale per la raccolta e conservazione dei detti del Signore.

Gastone Boscolo