Sguardo pastorale

Chiesa, Casa di Betania

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“È appena l’aurora: ma come già toccano soavemente i nostri animi i primi raggi del sole sorgente”. Sono parole di Giovanni XXIII all’inizio del Concilio Vaticano II e che il card. Matteo Zuppi, presidente della CEI, riprende per presentare alle Chiese in Italia il testo “I cantieri di Betania”, frutto del primo anno del cammino sinodale, uscito il giorno della memoria di San Benedetto. In esso sono presentate le prospettive per il secondo anno; il vescovo Giampaolo aveva già avuto modo di riferirne a grandi linee il contenuto all’ultima riunione del consiglio presbiterale subito dopo l’assemblea della CEI di maggio.
Il titolo indica già la cornice ecclesiale nella quale pensare il cammino prospettato. L’icona evangelica scelta, per riassumere le parole chiave emerse dall’ascolto del primo anno, è quella dell’incontro di Gesù con Marta e Maria, nella casa di Betania. Una casa aperta, accogliente, ospitale, nella quale sono forti le relazioni. La relazione con Gesù sta al centro, e quando non lo è più si evidenzia uno squilibrio nella vita delle due donne, immagine di una comunità credente che vive le dimensioni dell’ascolto e del servizio.
Gesù nel suo camminare per annunciare il Vangelo, entra nei luoghi abitati e nelle case, incontra persone di ogni condizione e di tutti i tipi, non smette di mettersi in ascolto e di farsi prossimo.
Sono tre i cantieri sinodali individuati che segneranno il percorso del secondo anno sinodale.
Il primo è il cantiere della strada e del villaggio.
Sin dall’inizio la consultazione sinodale era stata impostata all’insegna dell’apertura all’ascolto di tutti. Si vuole dunque continuare ad ascoltare e dialogare con i diversi luoghi e ambiti in cui i cristiani vivono e lavorano per sostare nuovamente in ascolto di chi spesso non è ascoltato o rimane in silenzio; per esempio: la vasta realtà delle povertà, gli ambienti della cultura, delle religioni, dell’economia, del lavoro, dell’impegno politico, delle istituzioni civili e il volontariato. In questi spazi la Chiesa è presente, ma attraverso l’azione di tanti singoli cristiani, per cui diventa necessario approfondire l’ascolto di questi ambiti e ambienti.
Il secondo cantiere è quello dell’ospitalità e della casa. Marta e Maria che ospitano Gesù pellegrinante restituiscono l’immagine di una famiglia che lo accoglie e Gesù stesso dimostrerà – tornandoci altre volte – di averne bisogno come luogo per sentirsi amato. Una Chiesa che si dimostra casa accogliente è una Chiesa che attrae. Su questo percorso si cercherà di approfondire la qualità delle relazioni comunitarie e la tensione tra fraternità e missione, cioè il rapporto virtuoso e fecondo che si riesce a vivere tra il coltivare relazioni prossime e l’apertura missionaria.
Il terzo cantiere, o laboratorio sinodale, sarà quello delle diaconie e della formazione spirituale. Marta e Maria, il loro modo diverso di accogliere Gesù e di mostrargli affetto, non sono in contrapposizione. Entrambe rappresentano due dimensioni dell’accoglienza. Ci si vuole dunque focalizzare sull’ambito dei servizi e dei ministeri ecclesiali, per riuscire a superare l’affanno del fare e radicare l’azione nell’ascolto della Parola di Dio e dei fratelli. La diaconia cristiana si differenzia in questo dall’impegno professionale.
Alle Chiese diocesane, infine, viene lasciata la possibilità di aprire un quarto cantiere orientato a sviluppare la riflessione su un ambito emerso in modo più specifico nella chiesa locale. Per quanto ci riguarda avremo modo di accogliere le indicazioni del nostro vescovo per il nuovo anno pastorale.

Don Simone Zocca
delegato della Pastorale