XVII Convegno Nazionale di Pastorale Giovanile

Una fede fino all’imprevedibile

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“La fede nell’imprevedibile”: questo il tema che ha accompagnato i quattro giorni del Convegno nazionale di pastorale giovanile a Lignano Sabbiadoro. Don Michele Falabretti, delegato della CEI ha invitato i 400 operatori a rileggere il periodo vissuto e le responsabilità che ci attendono, con l’atteggiamento di fede di Giacobbe quando dice: “il Signore è qui, e io non lo sapevo”.

Il primo pomeriggio abbiamo incontrato tre grandi donne, Violette Khouri, cristiana israeliana di Nazareth, Luigina Mortari, professoressa di pedagogia, educatrice e filosofa, Eva Crosetta, giornalista e conduttrice di “Sulla Via di Damasco” la quale ha moderato gli interventi, che ci hanno offerto una rilettura di fede e speranza, davanti ad eventi e situazioni imprevedibili. 

A Nazareth negli ultimi anni guerra e violenza mettevano continuamente a rischio le vite di tutti, e questo rischia di diventare “imprevedibilmente normale” senza la forza, la lucidità e la speranza donate dalla fede. 

Anche in Italia, in quest’epoca di cambiamento in cui tutto dev’essere “controllabile” e prevedibile, sembra non ci sia spazio per il mistero e l’attesa. La chiave di lettura è prenderci cura gli uni degli altri come antidoto per riconoscersi persone e capire le necessità del prossimo, specialmente dei più giovani, dando loro spazio e dignità.

Martedì 31 maggio siamo stati guidati da Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta, e Franco Nembrini, insegnante di religione ed italiano, pedagogista ed educatore, sul mondo degli adolescenti oggi e le loro esperienze di dialogo, incontro e cammino. Entrambi ci hanno invitato a guardare gli adolescenti con speranza e fiducia, facendo sentire loro la vicinanza di adulti significativi e il desiderio di camminare al loro fianco, così come sono, per lanciarli nella vita come protagonisti. 

Per Franco Nembrini  “il segreto dell’educazione è non avere il problema dell’educazione”, trascorrendo del tempo di qualità con i giovani e volendogli bene, senza aspettarci cambiamenti. Educare è questione di testimonianza nella gioia con la propria vita, fiducia e speranza.

La mattinata successiva Giacomo Costa, gesuita che accompagna il processo sinodale, ci ha permesso di guardare al sinodo come stile di vita della Chiesa tutta che cammina assieme alla gente in ogni luogo e territorio, mettendosi a servizio. Si è approfondita questa dimensione condividendo esperienze e sfide. In un lavoro a gruppetti abbiamo dialogato sui cambiamenti che riteniamo necessari per la pastorale giovanile nell’orizzonte del futuro della Chiesa, osando e lasciandoci scomodare dalle novità che le giovani generazioni e i tempi ci chiedono.

Sono seguiti due pomeriggi di uscita, a Venezia e poi ad Aquileia, Grado e Gorizia: occasioni per stare assieme, pregare e condividere esperienze, contemplando la bellezza di luoghi significativi per la cultura e la fede: una bellezza che vorremmo trasmettere ai giovani ed adolescenti come chiave di lettura della vita. L’ultima mattinata, dopo la Messa conclusiva, Don Michele Falabretti, ha offerto una sintesi e un vademecum per continuare assieme il cammino. 

Come vivere le nostre azioni pastorali, in modo che incrocino le vite dei giovani e siano significative e attuali? Che tematiche interessano loro? E’ logico fare solo grandi eventi per giovani ed adolescenti? Siamo stati stimolati ad entrare in un atteggiamento di ascolto, per riconoscere la presenza di Gesù che passa ogni momento, nella storia, anche quando sembra imprevedibile. E’ importante ascoltare i giovani, i loro bisogni, le loro crisi e vivendo i drammi assieme a loro. E’ stata ribadita la necessità di lavorare insieme, in équipe, sostenendoci con stile sinodale, e coinvolgendo i giovani. Questi hanno molti doni, sono appassionati della vita e spesso anticipano i tempi con sensibilità ed entusiasmo; sta a noi accogliere la sfida di andare dove ci attendono, puntando sul dialogo intergenerazionale. Con questi ultimi input – vivere la pastorale giovanile con spirito di servizio; collaborare e incontrare i giovani e gli adolescenti; disponibilità a “perdere tempo” con ciascuno anche personalmente – abbiamo concluso il convegno di pastorale giovanile, grati per tanti doni ed incontri. 

Don Yacopo e Elena Salvagnin