Sguardo pastorale - Cammino sinodale

Corresponsabilità nella missione

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Dall’ascolto della Parola ma anche dall’ascolto della comunità nasce una maggiore consapevolezza del proprio battesimo in relazione ad una corresponsabilità personale alla missione della Chiesa.

Dalla consultazione sinodale locale è emerso che il concetto di “corresponsabilità” è ancora sconosciuto e poco messo in pratica. Da parte di alcuni sacerdoti non c’è l’apertura necessaria al coinvolgimento dei laici nella conduzione di alcune responsabilità: questo sembra dovuto a volte da timori, altre da incapacità di leggere la realtà e discernere assieme agli altri. Spesso questo atteggiamento, da parte del sacerdote, coincide con una comprensione del proprio ministero pastorale limitato al sacro. D’altra parte esistono delle collaborazioni effettive nelle parrocchie da parte di laici che si prestano “all’opera” ma che poi si fermano solo a questo.

La mentalità comune identifica la parrocchia con il sacerdote: alcuni fedeli non riescono a pensarsi senza sacerdote e questo li porta a non avere particolare iniziativa; così i presbiteri, trovandosi spesso soli a scegliere, ritengono determinanti le loro decisioni.

Alcune volte è anche vero che i laici non riescono a cogliere le occasioni che i sacerdoti danno loro per partecipare e collaborare alla vita ecclesiale. Ad alcune attività proposte, le prime a mancare sono proprio le persone più vicine, abitualmente, alla parrocchia. Non è semplice, infatti, sviluppare un senso di appartenenza alla propria comunità tale che essa diventi prioritaria, come pure non è immediato farsene carico.

Una difficoltà pratica a sviluppare un senso più profondo di corresponsabilità nella missione sta nel fatto, ad esempio, che la programmazione pastorale diocesana non viene veicolata sempre in modo corretto e puntuale ai fedeli nelle parrocchie, mentre altre volte viene a mancare la corresponsabilità e collaborazione tra le parrocchie stesse, magari di uno stesso vicariato.

Dobbiamo lasciarci illuminare dallo Spirito Santo sulle modalità con le quali ripartire per essere segno di una chiesa in missione. Questo richiede formazione, puntando sulle competenze, sui carismi di tutti.

La formazione è innanzitutto formazione alla fede: dobbiamo curare la nostra fede prima ancora di “sederci” per organizzare la pastorale.

“Rinnovarsi” è la parola chiave per una chiesa che si dica missionaria: se vogliamo avere una Chiesa ‘forte’ serve avere nuovo entusiasmo e nuove motivazioni; la Chiesa non può chiudersi in se stessa, rimanere statica, ma deve mantenere una sua dinamicità.

Servirebbe destrutturare per poter ricostruire un cammino con basi diverse e innovative.

Per la nostra diocesi la carenza di sacerdoti è un grave impedimento per progettare iniziative e portarle a termine, non solo sul piano della evangelizzazione ma anche della formazione; purtroppo i sacerdoti hanno più parrocchie da seguire contemporaneamente e quindi anche una parte del loro tempo viene occupato dallo spostamento da un luogo all’altro. Questo ci interroga molto sul modo in cui abbiamo, in passato, aiutato a sviluppare un senso vivo di corresponsabilità tra i fedeli e come, oggi, l’emergenza ci sproni positivamente a rimboccarci le maniche.

Don Simone Zocca

Delegato della Pastorale