Comprendere la Bibbia - 98

Gli scritti del Nuovo Testamento (II)

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Il fatto di raggruppare gli scritti del Nuovo Testamento in Vangeli, Atti, Lettere e Apocalisse, dice ben poco sul contesto vitale in cui nacquero, è più conveniente e corretto classificarli secondo l’epoca in cui furono scritti e la tradizione cristiana che rappresentano.

Durante la generazione apostolica vengono scritte le prime lettere paoline (1 e 2 Tessalonicesi, 1 e 2 Corinti, Galati, Romani, Filippesi e Filemone) e si configurano le tradizioni cristiane attorno agli apostoli e ai diversi centri geografici. È l’epoca del grande impulso missionario dei primi cristiani, della diffusione del cristianesimo nelle città, della creazione e consolidamento di nuove comunità. Tutti questi fatti costituirono la tradizione viva della Chiesa di quella generazione.

Durante la seconda generazione cristiana furono composti la maggior parte degli scritti neotestamentari. A quell’epoca erano già morti quasi tutti gli apostoli e urgeva conservare diligentemente i loro ricordi ed esortare le comunità cristiane a rimanere fedeli a Gesù in situazioni diverse dalla prima generazione. A tal fine alcuni cristiani composero una ricca gamma di scritti attorno a tre grandi tradizioni, legate a tre apostoli: Pietro, Paolo e Giovanni. 

La tradizione paolina, che si sviluppò in Grecia e Asia Minore, è la più ampia e produsse tre gruppi di opere: 1) Le Lettere pastorali (1 e 2 Timoteo e Tito), che insistono sulla necessità di una struttura ecclesiale fondata sul ministero e sulla retta dottrina; 2) La Lettera agli Efesini e ai Colossesi, che riflettono sull’aspetto cosmico del mistero di Cristo e sulla Chiesa vista come corpo di Cristo; 3) Le opere di Luca – Vangelo e Atti -, che si inseriscono nel tronco comune alla tradizione evangelica, ma si sviluppano a partire dalla prospettiva paolina, aperta alla cultura dell’impero e promotrice della missione tra i pagani.

Gli scritti della tradizione petrina hanno un’impostazione che integra le aperture della tradizione paolina con l’atteggiamento più conservatore delle chiese giudeo-cristiane di Gerusalemme e della tradizione che fa capo all’apostolo Giacomo. Questa sensibilità si avverte soprattutto nei vangeli di Marco e Matteo, che centrano le tradizioni attorno alla morte-risurrezione di Gesù, che è il nucleo del kèrigma petrino. Anche la prima Lettera di Pietro appartiene a questa tradizione che aveva il suo centro nella comunità di Antiochia.

La terza grande tradizione è quella giovannea, alla quale appartengono il Quarto vangelo e le lettere di Giovanni. Questi scritti manifestano l’accidentata storia e i conflitti all’interno delle comunità che li hanno prodotti.

La Lettera agli Ebrei fu inserita per molto tempo nella tradizione paolina, ma in realtà non ha legami diretti con l’apostolo Paolo, precede di poco la distruzione di Gerusalemme (70 d.C.) e intende rincuorare i cristiani di origine ebraica che, dopo la rottura definitiva dei rapporti tra comunità cristiana e sinagoga, erano tentati di apostasia. L’Apocalisse fu invece inserita nella tradizione giovannea perché l’autore di questo libro si presenta ai lettori come Giovanni vostro fratello e compagno nella tribolazione (Ap 1,9). Gli studiosi, per motivazioni di natura linguistica e teologica, dubitano fortemente che questo Giovanni si possa identificare con l’autore del Quarto vangelo. Gli studi attuali dimostrano che questi due ultimi scritti rispecchiano la ricca produzione letteraria della seconda generazione cristiana.

Gastone Boscolo