Comprendere la Bibbia - 93

Il mondo del Nuovo Testamento (II) – Contesto sociale ed economico

Facebooktwitterpinterestmail

Il Nuovo Testamento ha riferimenti al sistema politico imperiale, ma in generale tratta della vita quotidiana. Presenta Gesù che vive a Nazareth con la sua famiglia e che predica nei paesi e città della Galilea e dintorni. Racconta la vita privata e pubblica dei primi cristiani. Nel I sec. a.C. c’erano diversi tipi di raggruppamenti urbani: Nazareth, ad esempio, era un villaggio che contava un centinaio di abitanti o poco più e la vita si svolgeva secondo lo stile tradizionale; a sei chilometri c’era Sefforis, una popolosa città ellenista, in cui fioriva il commercio; in un raggio di trenta chilometri sorgevano altre città come Cesarea Marittima, Tiberiade, Betsàida e una moltitudine di piccoli villaggi (Cana, Corazin, Nain). Nelle città fiorivano l’artigianato, il commercio e la cultura. Nelle case delle famiglie agiate vivevano parenti, schiavi e liberti, che intessevano tra di loro un rapporto molto diverso rispetto alla famiglia dei nostri tempi. Questa struttura familiare fu importante alle origini del cristianesimo, perché varie comunità cristiane si organizzarono attorno a questo tipo di famiglia (Rm 16,3-5; 1Cor 16,19; Col 4,15; Fm 1-2).

Le parabole di Gesù e i racconti evangelici offrono dati significativi sulla situazione economica della Palestina di quel tempo. I grandi proprietari terrieri affidavano i loro campi a mezzadri ricevendone parte dei frutti (Mc 12,1-12); i braccianti si riunivano nelle piazze attendendo chi desse loro un lavoro (Mt 20,1-16); i mendicanti chiedevano l’elemosina ai crocicchi delle strade (Mc 10, 46-52); c’erano anche i gabellieri (Mc 2,13- 14; Lc 19,1-10). La Galilea era la regione più ricca della Palestina con la sua economia agricola, gli allevamenti nella pianura e la pesca nel lago di Genesareth; possedeva anche una piccola industria di ceramica e conservazione del pesce, come pure un rudimentale commercio. Nella Giudea, invece, la terra era più povera gli allevamenti erano scarsi e consentiva solo la coltivazione della vite e dell’olivo; la sua economia prosperava solo a Gerusalemme, come effetto dei pellegrinaggi al Tempio e delle imposte religiose, gli uni e le altre sotto il controllo delle famiglie sacerdotali. Un’equa distribuzione di queste risorse sarebbe stata sufficiente per tutto il paese, ma la concentrazione della terra nelle mani di pochi e la pressione fiscale creavano notevoli disuguaglianze sociali.

Al vertice della piramide sociale stava l’alto clero di Gerusalemme, i proprietari terrieri e i grandi gabellieri (pubblicani); seguivano i gruppi che vivevano di una certa autonomia: artigiani e pescatori che di solito guadagnavano più dei duecento denari all’anno necessari per sopravvivere (un denaro era la paga di un giorno). All’ultimo gradino si collocava una moltitudine di braccianti, disoccupati, schiavi, mendicanti e infermi che cercavano di tirare a campare come potevano. In questo tipo di economia, qualsiasi contrattempo – un cattivo raccolto, un’epidemia o una guerra – poteva spingere la classe media verso lo strato sociale inferiore; molti venivano privati delle loro terre o erano costretti a vendersi come schiavi per pagare i debiti; altri si univano a gruppi di ribelli sulle montagne e vivevano di rapine, insidiando i Romani.

La situazione economica del resto dell’impero era molto simile, sebbene alcune province fossero più ricche di altre. L’economia si fondava sull’agricoltura, l’artigianato e il commercio. L’agricoltura era sotto il controllo di grandi proprietari terrieri che si avvalevano di schiavi e braccianti; l’artigianato era organizzato in corporazioni e si sviluppava nelle città; il commercio era fiorente grazie alle buone comunicazioni per terra e mare. L’economia pubblica era sostenuta dalle tasse e pagava l’amministrazione, l’esercito e i funzionari. Il sistema tributario era però ingiusto perché riempiva le casse dello Stato, arricchiva i governanti e gli esattori delle tasse sfruttando la popolazione delle province, soprattutto gli strati sociali più bassi.

Gastone Boscolo