Comprendere la Bibbia -91

Prova, tentazione

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Dio educa, forma, allena, per questo non risparmia le prove. Spesso le prove vengono vissute come un’ingiustizia, le subiamo con insofferenza, e se possiamo le fuggiamo come fossero una maledizione. Ci sono momenti nella vita in cui Dio mette alla prova, tenta, e fa’ in modo che dalla nostra risposta conosciamo quanto siamo disposti ad amarlo e seguirlo anche quando le forze sembrano venire meno. Scrive Sant’Agostino: La nostra vita … non può essere esente da prove e il nostro progresso si compie attraverso la tentazione (Commento al Salmo 60). Nella Lettera a Proba si legge: È scritto: “Il Signore vostro Dio vi mette alla prova per sapere se lo amate” (Dt 13, 4), cioè per far conoscere a voi stessi se lo amate.

Il Dio dell’AT è un Dio che chiede fede e fiducia, ma l’uomo, come mostra Genesi 3 – peccato originale – cede alla tentazione e si ribella a Dio. A partire da questo momento l’obbedienza dovuta a Dio è continuamente minacciata dalla tentazione, o perché Dio mette alla prova o perché Satana è all’opera. Genesi 22 presenta l’esempio più noto di Dio che sottopone l’uomo alla prova. Questa pagina riceve vari titoli: “Sacrificio di Isacco”, “Sacrificio di Abramo”, “Akedah” (= legatura di Isacco) nella tradizione giudaica. In realtà è la Bibbia stessa che propone un titolo: “La prova di Abramo”: Dopo queste cose, Dio mise alla prova Abramo (v. 1) … adesso so che tu temi Dio (v. 12). L’abbinamento dei verbi “mettere alla prova” e “conoscere” indica lo scopo della prova. La prova permette di “sapere”. Tutto il racconto ruota su questi due versetti: Dio mette alla prova Abramo per conoscerlo (= adesso so). La prova ha uno scopo pedagogico, verificare se Abramo è disposto a mettere il Dio che lo ha chiamato al primo posto, anche al posto del figlio tanto atteso e amato. La prova consiste nel vedere se Abramo teme Dio (Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito, v. 12). “Temere” nel nostro caso significa accettare la misteriosità di un Dio che dona e poi esige indietro quanto ha donato. La prova di Abramo è una prova di fede, deve comprendere che Isacco non può essere il sostituto di Dio come punto di appoggio e sicurezza nella vita. Per il patriarca temere Dio significa riconoscere Isacco come dono ed essere disposto a restituirlo a Colui che glielo ha dato. Sacrificare Isacco significa sacrificare la sicurezza che Abramo poneva in quanto aveva raggiunto. Abramo deve cercare e amare Dio non per quello che “dà”, ma per quello che “è”.

Un’altra pagina che tocca il tema della prova è il cammino nel deserto. Dio mette alla prova Israele per vedere se cammina secondo la sua legge. Il deserto è luogo di prova, occasione di conversione ma anche di tentazione: Non indurite il cuore come a Merìba, come nel giorno di Massa nel deserto, dove mi tentarono i vostri padri: mi misero alla prova pur avendo visto le mie opere (Sal 95,8-9). Nel deserto Dio parla al suo popolo e chiede fede e fiducia. Nel riepilogo retrospettivo sull’intero cammino percorso nel deserto, è lo stesso Mosè ad affermare che Dio ha messo alla prova Israele (Dt 8). Alla fine di tutta la vicenda esodica, Mosè spiega al popolo le ragioni dell’agire divino, il processo educativo che ha attuato. Dio ha esposto Israele a difficoltà, sofferenze e pericoli per metterlo alla prova, per sapere quello che aveva nel cuore e se avesse o no osservato i suoi comandamenti (cfr. Dt 8,2).

Dio ci ha creati liberi, ci ha dato la possibilità di scegliere, di qui la prova: Io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male […] Scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza, (Dt 30,15.19). La prova è il luogo in cui si esercita la nostra libertà, è il tempo della nostra fedeltà e della fedeltà di Dio; nella prova possiamo cadere, possiamo fallire, possiamo non essere all’altezza … ma Dio rimane fedele.

Gastone Boscolo