Riflettendo sul vangelo - Quaresima - Prima domenica - anno C

Vincere le tentazioni al sèguito di Gesù

Vangelo di Luca 4,1-13

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Con il Mercoledì delle Ceneri è cominciata la Quaresima. Tempo forte dell’anno liturgico, tempo di grazia per noi cristiani, tempo favorevole che ci richiama alla conversione, alla riconciliazione e al ritorno a Dio. La Quaresima ci fa riscoprire la nostra situazione di infedeltà o di non aderenza al vangelo, chiamandoci a riflettere sulle nostre scelte.

In questa prima domenica, ci viene presentato il Vangelo delle tentazioni di Gesù nel deserto. Il deserto nella Bibbia rappresenta il luogo e il tempo di prova, di rafforzamento, ma anche di vicinanza con Dio. Tutti abbiamo bisogno di passare per delle prove per capire chi siamo, chi sono gli altri per noi, e chi è Dio per noi, che posto ha nella nostra vita e che idea abbiamo di Lui. Diceva s. Agostino: “Nessuno può conoscere se stesso se non è tentato, né può essere coronato senza aver vinto, né può vincere senza combattere”.

Il brano del vangelo presenta in sintesi le prove e le tentazioni nostre: desideri da saziare, benessere ad ogni costo; denaro, potere; rapporto falsato con Dio. Ogni tentazione mette di fronte ad un bivio, una scelta da fare e il demonio è lì, pronto ad offrire una strada alternativa, una scorciatoia che non richiede nessuna obbedienza alla Verità.

Il diavolo entra in azione alla fine dei 40 giorni di digiuno di Gesù nel deserto, quando sente i crampi della fame. L’avversario (il diavolo) ci tenta sempre, ma in particolar modo quando siamo deboli, quando abbiamo delle necessità da soddisfare. Il diavolo aspetta, guarda e allora ci attacca.

E’ l’esperienza di ogni giorno: il deserto che ci mette alla prova, diventa anche la strada che ci stringe più fortemente a Dio. Ci sono giorni nei quali la tentazione ci cammina accanto senza trovare appiglio. Al risuonare della voce del diavolo, occorre fiducia e forza per invocare l’aiuto di Dio.

Quali sono le tentazioni di Gesù? Luca ne esemplifica tre.

La prima: “Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane”. Sembra una richiesta innocua. Invece c’è dietro una paurosa falsità: che l’unico problema dell’uomo sia il pane da mangiare. La pietra, di cui parla Luca, rappresenta il possesso delle cose, cioè vivere in modo egoistico. Ci preoccupiamo di star bene più che di far bene, di avere più che di essere. Dio risponde con le parole dette dal suo Figlio Gesù all’attentatore: “Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo”.

La seconda: “Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: Ti darò tutto questo potere e la loro gloria… se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me”. Satana propone a Gesù il dominio su tutto. Prostrarsi davanti al demonio simboleggia il cedimento a seguire il padre della menzogna che propina illusioni, solleticando la sete di potere. Il Signore Gesù non si lascia trascinare dal delirio dell’onnipotenza e risponde: “Sta scritto: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”. Ahimè, anche noi siamo tentati di adorare non Dio ma il potere, il denaro, il successo, la gloria.

Terza tentazione: “Il diavolo lo portò sul punto più alto del Tempio: se tu sei Figlio di Dio, gettati giù di qui, tanto i suoi angeli ti custodiscono!”. Gesù è spinto a questo perché Dio suo Padre sia provocato a reagire manifestando la sua potenza. Così accade a noi quando preghiamo Dio perché agisca come noi vogliamo, si manifesti secondo le nostre proiezioni mentali, pensando che solo così può dimostrarci che ci ama e non ci lascia soli. E’ una sottile tentazione che alberga dentro di noi: mettere alla prova Dio.

Alla luce delle tentazioni di Gesù, che diventano anche nostre, cogliamo l’invito di San Pietro: “Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede” (1Pt 5, 8-9). La nostra fede è vacillante, per questo dobbiamo lottare, essere temperanti e vigilare ogni giorno, lasciandoci illuminare dalla Parola di Dio, luce sul cammino.

Auguriamoci vicendevolmente un buon cammino quaresimale!

Con Gesù ci inoltriamo nel deserto dei quaranta giorni per verificare dove stiamo andando e   riprogrammare il cammino dietro a Lui. Entriamo nel deserto per metterci in ascolto della Sua Parola, in ascolto di noi stessi, riscoprire il silenzio e dare un’intelligente gerarchia ai nostri mille impegni, alle nostre aspirazioni.

Creiamo un po’ di vuoto e di silenzio intorno a noi per ritrovare la via del cuore e condividere il dramma di tante persone che in questi giorni stanno soffrendo a causa di un assurdo conflitto che si sta combattendo nella nostra Europa.

 

Don Danilo Marin

 

 

 

 

Con il Mercoledì delle Ceneri è cominciata la Quaresima. E’ un tempo forte dell’anno liturgico, come lo definisce la Chiesa, tempo di grazia per noi cristiani, tempo favorevole che ci richiama alla conversione, alla riconciliazione e ad un ritorno a Dio. La Quaresima, infatti, ci fa riscoprire la nostra situazione di infedeltà o di non piena aderenza al vangelo, chiamandoci a riflettere sulle scelte che spesso facciamo.

In questa prima domenica, come ogni anno, ci viene presentato il Vangelo delle tentazioni di Gesù nel deserto. Il deserto nella Bibbia rappresenta il luogo e il tempo di prova, di rafforzamento, ma anche di vicinanza con Dio. Tutti quanti abbiamo bisogno di passare per delle prove per capire chi siamo, chi sono gli altri per noi, e chi è Dio per noi, cioè che posto ha nella nostra vita e che idea abbiamo di Lui. In fondo, come diceva s. Agostino: “Nessuno può conoscere se stesso se non è tentato, né può essere coronato senza aver vinto, né può vincere senza combattere”.

Il brano del vangelo presenta in sintesi le prove e le tentazioni anche di tanti di noi: la tentazione dei desideri da saziare, del benessere ad ogni costo; del denaro, del potere; del rapporto falsato con Dio. Ad ogni tentazione Gesù si trova di fronte ad un bivio, anche di fronte a noi c’è sempre una scelta da fare e il demonio è lì, pronto ad offrire una strada alternativa, una scorciatoia che non richiede nessuna obbedienza alla Verità.

Il diavolo abbiamo visto entra in azione alla fine dei 40 giorni di digiuno di Gesù nel deserto quando cioè sente i crampi della fame. L’avversario (il diavolo) ci tenta sempre, ma in particolar modo quando siamo deboli, quando abbiamo delle necessità da soddisfare. Il diavolo aspetta, guarda e, quando siamo particolarmente deboli e vulnerabili, ci attacca.

E’ l’esperienza di ogni giorno: il deserto che ci mette alla prova, diventa anche la strada che ci stringe sempre più fortemente alla fedeltà di Dio. Ci sono lunghi giorni nei quali la tentazione ci cammina accanto senza trovare appiglio. Al risuonare della voce del diavolo, occorre avere tutta la fiducia e la forza di invocare l’aiuto di Dio.

Quali sono le tentazioni di Gesù? Luca ne esemplifica tre.

La prima: “Se tu sei Figlio di Dio, di’ a questa pietra che diventi pane”. Apparentemente sembra una richiesta innocua. Invece c’è dietro una paurosa falsità: c’è l’idea che l’unico problema dell’uomo sia il pane da mangiare. Inoltre, la pietra, di cui ci parla Luca, rappresenta il possesso delle cose, cioè vivere la nostra vita in senso egoistico. Ci preoccupiamo di star bene più che di far bene, di avere più che di essere. A questa preoccupazione Dio risponde con le stesse parole dette dal suo Figlio Gesù all’attentatore: “Sta scritto: Non di solo pane vivrà l’uomo”.

La seconda: “Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: Ti darò tutto questo potere e la loro gloria… se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me”. Satana propone a Gesù il dominio su tutto. Prostrarsi davanti al demonio simboleggia il cedimento a seguire il padre della menzogna che propina illusioni, solleticando la sete di potere sugli altri. Il Signore Gesù non si lascia trascinare dal delirio dell’onnipotenza e risponde: “Sta scritto: Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”. Ahimè anche noi siamo tentati di adorare non Dio ma il potere, il denaro, il successo, la gloria.

Infine la terza tentazione: “Il diavolo lo portò sul punto più alto del Tempio: se tu sei Figlio di Dio, gettati giù di qui, tanto i suoi angeli ti custodiscono!”. Gesù è invitato a questo gesto perché Dio suo Padre sia provocato a reagire e a manifestare la sua potenza. Così accade anche a noi quando preghiamo Dio perché agisca come noi vogliamo, si manifesti secondo le nostre proiezioni mentali, pensando che solo così può dimostrarci che ci ama e che non ci lascia mai soli. E’ una sottile tentazione che tante volte alberga dentro di noi: mettere alla prova Dio.

Alla luce delle tentazioni che Gesù ha provato e che diventano anche le nostre tentazioni, cogliamo l’invito di San Pietro che nella sua prima lettera scrive: “Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede” (1Pt 5, 8-9). Purtroppo la nostra fede tante volte è vacillante per questo dobbiamo lottare, essere temperanti e vigilare ogni giorno, lasciandoci illuminare dalla Parola di Dio, luce sul nostro cammino.

Abbiamo veramente bisogno di augurarci vicendevolmente un buon cammino quaresimale.

Con Gesù ci inoltriamo anche noi nel deserto per quaranta giorni per verificare dove stiamo andando e tentare di riprogrammare il cammino dietro a Lui. Entriamo anche noi nel deserto per metterci in ascolto della Sua Parola, per metterci in ascolto di noi stessi, per riscoprire il silenzio e per dare un’ intelligente gerarchia ai nostri mille impegni, alle nostre aspirazioni.

Creiamo un po’ di vuoto e di silenzio intorno a noi per ritrovare la via del nostro cuore e per condividere il dramma di tante persone che in questi giorni stanno soffrendo a causa di un assurdo conflitto che si sta combattendo, purtroppo, nella nostra Europa.

 

Don Danilo Marin