Da Padova

Fa’ ancora tanta buona strada

Grazie per la tua "sintesi vitale" tra noi

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Alla fine della celebrazione di ordinazione il nuovo vescovo Mons. Giampaolo Dianin ha espresso una

lunga litania di “grazie”. Cosi ci ha resi partecipi tutti della strada finora compiuta nella sua vita, riconoscendo in essa la presenza del Signore. Davvero tutto è grazia. E noi diciamo “grazie” a te, don Giampaolo, per il dono che tu sei stato per la nostra diocesi e per ciascuno di noi; anche per me, ovviamente.

Ho ripercorso anch’io la strada della mia vita: in tanti momenti e in tanti modi le nostre strade si sono

incrociate; per molto tempo abbiamo camminato insieme condividendo sogni, progetti, speranze, ma anche fatiche e delusioni; abbiamo condiviso anche profonde amicizie e tante esperienze interessanti. Ho gioito molto; ho ringraziato il Signore, e ora ringrazio anche te. Mentre ti ascoltavo mi è balzata nella mente una parola che, da tanti anni, mi accompagna; e so che accompagna anche te. Quella “sintesi vitale” di cui parla la Gaudium et Spes del Concilio Vaticano Secondo (al numero 43). Il testo del Concilio ne parla in riferimento ai cristiani laici; ma essa è propria di ogni credente, di ogni membro della Chiesa, compresi noi preti (e anche i vescovi). Abbiamo imparato a parlare della dimensione laicale della fede e della Chiesa, come dimensione costitutiva di ogni esperienza e realtà cristiana. “È colpa dell’Incarnazione” diceva don Giuseppe Zanon. Possiamo dire anche che è colpa della creazione, della Pasqua e della Pentecoste, del Vangelo e della messa che celebriamo ogni giorno. Non esiste né fede, né spiritualità, né azione pastorale al di fuori della carne, del corpo, della storia, del mondo come lo intendeva appunto il Concilio. Ecco: su questo e su tutto ciò che nasce da questa visione che ha costituito il mio modo di vivere e di operare, ho sempre trovato una profonda sintonia in te.

Ci è stato maestro in tutto questo – e lo dico ancora con commozione – il vescovo Filippo in vita e in morte. La ricerca della sintesi vitale mi ha sempre portato a cercare e a tentare l’armonia, ad esempio, tra lo studio, l’insegnamento e l’esperienza pastorale personale; tra il lavoro di ufficio e la relazione con le persone; l’attenzione al particolare e la visione dell’insieme; direi anche tra teologia, spiritualità e politica, come attenzione e passione per la polis con tutte le sue problematiche e le sue fasi. Sono convinto infatti, che solo persone armoniosamente impostate possono essere buoni cristiani, buoni apostoli e buoni cittadini della casa comune.

Ecco, don Giampaolo. Mi è parso che da questo terreno fertile siano nate e si siano sviluppate le tue

esperienze alle quali accennavi nelle tue litanie di ringraziamento. E cosi mi è tornata alla mente la tua tesi di baccalaureato che hai fatto con me: “Crescere e incontrarsi nell’amore”. C’eri già tutto in quello studio! Ho poi ripreso in mano anche il tuo manuale di teologia morale: “Matrimonio, sessualità e fecondità”, nel quale si avverte, oltre la tua scienza, anche l’esperienza di tanti anni, fatta come direttore dell’ufficio di pastorale familiare della diocesi, e la ricchezza della rete di relazioni che hai costruito e di cui hai goduto. Sei diventato esperto anche all’interno dei due sinodi sulla famiglia voluti da Papa Francesco, e poi nella preparazione e nella presentazione della Amoris Laetitia; sei diventato docente apprezzato e ascoltato di teologia morale (anche di morale sociale!) nella Facoltà di teologia del Triveneto.

Sul terreno fertile della tua sintesi vitale si è poi innestata anche la chiamata del vescovo Antonio a

diventare assistente unitario dell’Azione Cattolica diocesana, associazione che ha come stile e obbiettivo la formazione di cristiani laici nella Chiesa per il mondo. È stata per te un’autentica palestra della proposta educativa anche per giovani e adulti che poi sono diventati – e diventano ancora – veri artigiani di bene comune nelle istituzioni civili a tutti i livelli, per una società giusta e solidale, secondo gli insegnamenti sociali della Chiesa e, oggi, di Papa Francesco; veri costruttori della casa comune senza barriere e senza guerre. Anche qui sei riuscito a fare sintesi tra il sapere teologico spirituale e la dimensione sociale – politica, io dico – della fede, della Chiesa e della pastorale. Poi è arrivata per don Giampaolo la chiamata del Vescovo Antonio per guidare il seminario diocesano. L’abbiamo salutata tutti con gioia e con speranza, ma anche con trepidazione, visti i tempi della società, della cultura generale, della Chiesa e anche delle vocazioni presbiterali. Ma anche qui si sono manifestate doti inattese, oltre quelle di teologo insegnante e di educatore di seminaristi e di laici: capacità gestionali, economiche e amministrative. Con tenacia e competenza ha preso in mano e ha portato a termine questioni impegnative che la diocesi si trascinava da tanti anni, come quella del cosiddetto seminario di Tencarola. Ti mancava, don Giampaolo, questo tassello economico gestionale! Adesso la tua sintesi vitale è ancor più arricchita. Negli ultimi mesi, poi, il Vescovo Claudio ha chiesto a don Giampaolo di accompagnare con la segreteria i passi iniziali del cammino sinodale che la diocesi ha avviato. La ricchezza della tua persona e della tua esperienza sono apparsi subito come fattore di speranza e di sicurezza per tutti noi. I tuoi seminaristi, Vescovo Giampaolo, in questi dieci anni hanno goduto della tua saggezza, anche per quel tocco di arguzia, di serenità e prontezza di spirito che ti caratterizzano. Ora ne godrà la Chiesa sorella di Chioggia; ne siamo certi e siamo contenti: sei davvero un bel dono che la Chiesa di Padova presenta. A noi resta la speranza – no: la certezza – che quanto viene donato non va mai perduto. Coltiviamo anche la certezza che la tua presenza sarà un dono per tutte le Chiese sorelle del Triveneto e d’Italia. Fa ancora tanta buona strada, Carissimo!

Don Paolo Doni, 
già vicario generale di Padova