Sguardo pastorale

IL SALUTO DELL’APOSTOLO

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L’esperienza ecclesiale che stiamo vivendo, con il passaggio ad un nuovo vescovo della guida pastorale della diocesi, è un’esperienza forte umanamente e spiritualmente.

Umanamente, perché il cuore e l’animo di tutti noi sono visitati da ricordi vivi e sentimenti veri verso il vescovo Adriano, che domenica scorsa ha salutato la diocesi celebrando l’eucaristia in Cattedrale davanti ad una contingentata ma nutrita assemblea di fedeli. Ricordi e sentimenti perché i fatti e le situazioni della vita coinvolgono la persona nella sua totalità: gli occhi vedono, il cuore sente, l’animo capisce. A volte pensiamo che il cuore diventi un ostacolo per cui preferiamo non lasciarci coinvolgere nella vita degli altri, a volte temiamo lo sguardo di chi abbiamo davanti perché non vogliamo essere giudicati, a volte simuliamo di non capire per evitare di stringere legami più forti e sinceri tra di noi. Ma quando ci sono occhi, cuore e animo vuol dire che c’è stato un incontro con l’altro, tra di noi.

La prima sensazione che ho colto in questo ultimo tratto di strada insieme è che c’è stato un vero incontro tra la diocesi e questo suo vescovo, che aveva accolto quasi tredici anni fa. Basta leggere i commenti al post di poche righe pubblicato sulla sua bacheca di Facebook al termine della giornata di domenica scorsa. Quando si vive un vero incontro si riceve sempre un dono, la vita non rimane uguale a prima e ne viene arricchita.

Spiritualmente, perché questo avvicendamento è diverso dai precedenti. Così almeno lo vivo e lo percepisco perché, nonostante sia da un certo tempo che ci stiamo preparando, come Amministratore apostolico, dopo la sua rinuncia, ci ha accompagnato proprio fino all’ingresso del vescovo Giampaolo. È una sorta di vera e propria staffetta tra due vescovi, pastori di una chiesa, presbiteri chiamati da un’altra terra per il grande compito che è essere Apostolo. Simbolicamente questo passaggio sarà espresso nella consegna del pastorale dal vescovo Adriano al vescovo Giampaolo nella celebrazione di ingresso ma il passaggio vero è quello che sta avvenendo nel cuore dell’uno e dell’altro: del primo, che consegna una Chiesa che non gli è estranea e che, in questi anni, non solo ha condotto ma anche plasmato, quindi consegna un pezzo di sé; del secondo, che ha accolto una chiamata che potrà sostenere solo con lo Spirito Santo, il quale lo aiuterà ad imitare Cristo nell’amore per la sua Chiesa.

Può suonare come un parlare enfatico, o di altri tempi, chiamare il vescovo l’apostolo, ma nomi appropriati riconducono a concetti che non possiamo perdere perché narrano di una storia di grazia che continua, per una Chiesa locale innanzitutto che da secoli vive nel territorio clodiense, cavarzerano e bassopolesano, per il mondo poi perché il vangelo continua ad essere annunciato nella comunione della Chiesa universale. È importante sentirsi parte di una storia più grande: questo ci permette di non fermare il nostro sguardo alle fragilità che ci caratterizzano ma piuttosto di alzare lo sguardo per ringraziare di quanto il Signore continua ad operare in mezzo a noi e con noi.

Grazie, vescovo Adriano! Grazie, vescovo Giampaolo!

Don Simone Zocca

Delegato della pastorale