Testimonianze dei laici e dei collaboratori

Il Vescovo Adriano raccontato dai collaboratori

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Dono sovrabbondante

Resterà nella storia della nostra Diocesi come il vescovo informale, concreto, dai modi asciutti, le reazioni tempestive. Verrà ricordato per il tono discorsivo delle sue omelie, fondate sulla Sacra Scrittura, arricchite da una solida teologia, spinte a giudizi chiari sulla realtà. Conserviamo tutti gli appunti dei suoi ritiri, esercizi, conversazioni spirituali, in parte già raccolti nel volume “Pastore dinamico”.  È stato il primo vescovo a firmare, con il simbolo vescovile della “crocetta”, post di Facebook, lettere da gmail, messaggi in WhatsApp, vergati con un linguaggio franco, molto vicino al sentire della gente comune; molti sono stati proposti anche nella rubrica “Commentando” del settimanale diocesano. L’attenzione ai poveri, le problematiche familiari, ogni forma di ingiustizia non sono state solo oggetto delle sue prese di posizione, ma anche del suo coinvolgimento personale. La sua presenza nelle comunità cristiane è stata caratterizzata dalle relazioni con la gente più che dagli apparati cerimoniali; il suo adoperarsi generoso ha toccato soglie impensabili, quali il lavoro manuale, le valutazioni tecniche, le significative scelte economiche. Lo sviluppo della sua pastorale non ha percorso i binari del “già dato”, del “si è sempre fatto così”, pur caldeggiando la difesa delle tradizioni; ma si è spinta oltre, nel campo della catechesi dell’iniziazione cristiana, della prassi penitenziale, della cura delle famiglie ricostituite, dei giovani e delle vocazioni. Il primo ricordo fissato nella mia mente è di quand’ero rettore del Seminario e lui partecipò ad una escursione sulle Tre Cime di Lavaredo, più audace dei giovani seminaristi; un altro, quando tornò spossato dal pellegrinaggio a piedi nella giornata mondale della gioventù in occasione del Giubileo della misericordia; e, ancora, infaticabile nei numerosi pellegrinaggi alle radici della nostra fede. Personalmente ho potuto conoscere anche l’aspetto più intimo della sua persona, il legame con i familiari, le amicizie più strette, le problematiche di salute, e condividere le confidenze più profonde, quelle che nascono non solo da una disciplina di pensiero ma anche dalla spontaneità del sentire; ho camminato per dieci anni con un uomo vero, una coscienza consapevole, una guida decisa, una mano tesa verso chiunque ne invocasse l’aiuto. Ringrazio il Signore, assieme a tutta la comunità diocesana, per questo grande dono. Poteva essere un altro, poteva essere diverso, ma questo del vescovo Adriano è stato sovrabbondante e ne desideriamo, sia pur in forma diversa, la continuità.

don Francesco, vicario generale


Un vescovo tra i banchi

Ho sempre ascoltato con attenzione le messe celebrate dal vescovo Adriano Tessarollo, sia per il mio lavoro da giornalista – devo sempre mettere i virgolettati sugli articoli da pubblicare – sia come cittadina. Mi hanno sempre affascinato le sue omelie perché ha sempre usato parole semplici, come un compagno di scuola, un amico. I contenuti mi sono sempre arrivati al cuore, mi hanno fatto riflettere e capire molte cose alle quali spesso non faccio caso.

Un momento che mi è rimasto impresso in modo particolare è stato nel 2016. E’ stata celebrata una messa nella chiesa di Mazzorno Sinistro, dedicata a San Giorgio. Il vescovo non è arrivato all’inizio della celebrazione, ma nel corso di essa. Come una persona comune si è seduto tra i banchi della chiesa. Io, giornalista, andavo avanti e indietro a scattare fotografie e l’ho riconosciuto. Era il vescovo, un uomo grandioso che voleva stare in mezzo alla gente mimetizzandosi.

“Siamo qui a celebrare la messa in onore di San Giorgio, patrono della nostra chiesa e dell’arma di cavalleria. Doveva esserci il nostro vescovo Adriano Tessarollo, ma ci ha comunicato che è a Venezia e arriverà verso la fine della messa”: queste furono le parole dell’arciprete don Angelo Vianello, all’inizio della celebrazione.

Il vescovo Adriano Tessarollo arrivò entrando dalla porta laterale, vestito di nero e in silenzio. Si mise a pregare in fondo alla chiesa e ascoltò la messa come tutti gli altri. Si mise poi in fila e fece la comunione. Erano presenti il sindaco di Adria Massimo Barbujani e il sindaco di Loreo Moreno Gasparini; Mazzorno Sinistro è una frazione del comune di Adria, ma dipende dalla chiesa di Loreo e quindi dalla diocesi di Chioggia. E Adriano Tessarollo era il vescovo di Chioggia.

Alla fine, il saluto del vescovo brillante ma significativo: “Come vedete anche i preti possono arrivare in ritardo e anche i vescovi – disse Tessarollo –  Ero a Venezia e sono arrivato i in ritardo. Ho sentito cantare il coro al quale faccio tanti complimenti. E mi congratulo con tutte le iniziative della comunità presenti”. Poi, si rivolse ai due chierichetti parlando in inglese. La cerimonia si spostò poi all’esterno della chiesa, dove il vescovo benedisse una Fiat Doblò, messa a disposizione dall’associazione Noi per il trasporto di disabili. Un brindisi e un buffet conclusero la giornata.

Barbara Braghin


Il Vescovo pastore

Il Vescovo Adriano Tessarollo, che ci ha accompagnato in questi anni nel nostro cammino come credenti, in qualità di Pastore della Diocesi, ha sempre dato la giusta importanza alle riflessioni teologiche ma ha sempre preferito la pratica alla grammatica. Certo che ogni anno ha presentato all’Assemblea dei fedeli d’inizio settembre la tradizionale lettera pastorale, molto stimolante e completa per le riflessioni profonde sul Vangelo, cercando di fare in modo che i sacerdoti e i Consigli pastorali ai vari livelli prendessero atto e applicassero le linee guida.

Ma, se devo dire la mia impressione sul suo stile di Pastore, la memoria mi porta ad avvenimenti concreti, come la visita pastorale nelle Parrocchie, e anche ad altre circostanze d’incontro con gruppi, associazioni, movimenti di credenti o con singole persone. Non è scontato che moltissime persone di tutta la Diocesi possano parlare liberamente col proprio Vescovo oppure che possano leggere i suoi interventi sui social.

Abbiamo conosciuto un Vescovo sempre disponibile all’incontro, all’ascolto e al dialogo con le persone e abbiano colto Il suo stile franco, libero, sincero e talvolta anche troppo schietto nell’esprimere il proprio pensiero sui social, non solo nel suo ruolo di Vescovo ma anche di semplice cittadino, che poteva essere frainteso e non condiviso. Ha sempre privilegiato l’ascolto delle persone per avere elementi di conoscenza per sapersi rapportare con loro, e anche con le istituzioni, nell’esercizio del proprio ruolo e nella responsabilità di prendere decisioni autonome, anche in contro tendenza. Responsabilità che ha sempre esercitato per il bene della Diocesi.

Vorrei raccontare un episodio successo non tanto tempo dopo il suo arrivo, dal quale mi è stato chiaro il suo stile di Pastore tra le pecore, come poi avrebbe detto Papa Francesco. Conoscendolo l’avevo invitato a visitare una piccola realtà nel Delta, dove ero volontario e che ospitava una decina di persone. Pensavo che la cosa fosse di difficile realizzazione, ma il Vescovo ha sorpreso tutti per la sua veloce decisione di venire nella Comunità Solidarietà Delta alla fine di un pomeriggio di primavera, da solo con la sua macchina a Porto Tolle. Non so se era già stato nella Parrocchia di Ca’ Tiepolo, ma sicuramente aveva avuto a cuore la visita alla piccola Comunità di accoglienza di tossicodipendenti e alcolisti. Era la prima volta che un Vescovo visitava la Comunità ed è stato come un incontro tra amici, volontari e ospiti, tutti a parlare col nostro Vescovo seduti intorno a un grande tavolo bevendo il caffè.

Quell’occasione mi diede la possibilità di conoscere lo stile di comunicazione dell’allora nuovo Vescovo Adriano. Dopo una breve preghiera adatta alla circostanza, ha invitato tutti a presentarsi come persone e per l’attività che svolgevano. Così sono intervenuti tutti a turno compresi gli ospiti rappresentando la situazione della Comunità e le esigenze attuali e raccontando timidamente il perché e come si trovavano nella struttura. Alla fine il Vescovo ha raccolto tutte le idee espresse e sinteticamente ha svolto alcune profonde riflessioni spirituali centrate sul senso della Comunità, sul nostro impegno in qualità di volontari, e sul valore delle scelte di vita rivolto agli ospiti. Ma inaspettatamente ha dimostrato di essersi sintonizzato sui nostri discorsi, affrontando con molto senso pratico e vere e proprie competenze tecnico organizzative alcune problematiche della Comunità, dando anche qualche consiglio interessante che è stato tenuto in debito conto.

La Chiesa di Chioggia si rinnova e il nostro vecchio Pastore che si allontana dal suo gregge dopo molti anni di guida, lascia evidentemente delle nostalgie e un vuoto affettivo in chi lo conosceva bene e lo stimava. Ora la Storia gira la sua grande pagina e noi fedeli con rinnovato senso di attenzione e partecipazione impareremo a conoscere e collaborare col nuovo Vescovo Gianpaolo, che sarà il nostro Pastore e sicuramente porterà una ventata nuova col suo stile comunicativo e con le sue proposte pastorali adeguate ai tempi che viviamo.

Janes Rudy


Tessarollo Pellegrino

Non mi sono mancate le occasioni d’incontro con il Vescovo Adriano: chieste da me, proposte da lui; talvolta in forma riservata, talaltra negli organismi pastorali diocesani. Ho avuto fin dall’inizio la percezione di una personalità poliedrica, difficilmente inquadrabile in schemi precostituiti, che ho cercato di decifrare districandomi nei suoi vari percorsi, lungo i quali coglievo – di volta in volta – una persona diversa: nonconformista nonostante la salda adesione ai valori della tradizione cristiana; quasi spavaldo nel suo avventurarsi senza rete nel dibattito scivoloso della cronaca socio-politica, ma con l’occhio sempre attento alle condizioni e alle esigenze dei più deboli e dei più poveri; libero nel formulare i suoi pensieri ma non accondiscendente con le sirene del pensiero dominante.

Poi, due occasioni d’incontro “fuori sede” in altrettanti pellegrinaggi in Terrasanta mi hanno svelato quelle che mi sono parse – e tuttora ritengo – le sue tre qualità di maggior cifra.

Mons. Tessarollo è innanzitutto un uomo di grande cultura biblica. Non conosco la sua reputazione di insegnante presso i suoi allievi, né mi riferisco solo alla sua conoscenza dei Testi e alla sua preparazione. È che sa condurre le riflessioni anche più articolate illuminando il percorso con un costante riferimento biblico fatto di citazioni così puntuali e pertinenti da rendere accessibili e percorribili anche i sentieri più complicati.

In secondo luogo, la consuetudine e l’adesione convinta ai testi sacri fanno del Vescovo Adriano un uomo di fede sicura e coinvolgente. Che sia stata una celebrazione negli evocativi luoghi del deserto o nel Santuario dell’Annunciazione (là dove Tutto cominciò…); che fosse la disponibilità ad un colloquio personale o la proposta della preghiera comunitaria in apertura di ogni giornata; che si trattasse di distinguere tra autentiche notizie storico-geografiche e la babele delle interpretazioni di tanti frettolosi frequentatori dei luoghi e dei testi sacri, senza mai perdere di vista la sostanza del “fatto Cristiano”, ho avuto la sensazione di un pastore dalle radici salde e dall’affidabile capacità di guida.

Quando poi il programma quotidiano prevedeva un po’ di pausa nelle visite e i numerosi trasferimenti, scoprivi il terzo don Adriano: ironico, scherzoso, pronto alla battuta e dal sorriso contagioso, che gli consentiva di compattare ed amalgamare ancor di più la comitiva che gli si affidava.

Ho considerato fin da subito un privilegio visitare i luoghi santi con questa guida, e l’analogo apprezzamento anche di altri compagni di viaggio mi ha confermato che non si trattava solo di una sensazione soggettiva, ma del trasparire di un carisma autentico.

Orazio Bertaglia


Artigiano… onorario

In cattedrale era ‘maestro e padre’,  sempre pronto a insegnare e a esortare; in strada (a piedi o in bici) era ‘un fratello maggiore’ che volentieri rispondeva ai saluti della gente o anche dei turisti; in Episcopio (finito il tempo delle udienze, della riflessione e della preghiera) era anche “l’uomo della manualità”.

Pian piano venimmo a scoprire che nell’autorimessa del Palazzo vescovile c’era un piccolo arsenale di strumenti, atti a curare gli alberelli d’ulivo (pianta prediletta!); non solo, ma anche per tenere in ordine l’orticello, i mobili e l’auto: martelli e scalpelli, bulini e chiavi per bulloni, forbici e cesoie, pinze e seghetti, trapani con vari tipi di punte, spazzole e lime, viti e chiodi e altro ancora.

Più volte lo vedemmo nel cortiletto di accesso alla Curia e all’Episcopo, erto sulla scaletta, intento alle delizie del florovivaismo (perché non curare le piante, così belle e utili alla salute?); altre volte lo sentimmo sistemare o appendere qualche quadro nelle sue stanze private. Qualcuno l’ha fotografato anche mentre camminava sopra il tetto dell’Episcopio, teso sul filo dell’equilibrio a liberare le grondaie dagli ingorghi. E fu visto perfino maneggiare spazzole d’acciaio per raschiare gli stipiti marmorei del portale esterno alla cattedrale, imbrattati di spray da vandali notturni.

A me personalmente capitò una volta, terminata in cattedrale una normale concelebrazione con i canonici, di trovarmi con una lente degli occhiali in mano. Giunti in sacrestia, egli non tardò a chiedermi di consegnargli lente e occhiali, assicurandomi che in breve me li avrebbe restituiti in ordine, senza passare dall’ottico. E fu così: evidentemente aveva anche il mini-cacciavite adatto a questo tipo di riparazioni. Un’altra volta venne ad aggiungere antigelo alla mia auto, perché non trovassi difficoltà a partire per le messe di prima mattina nei giorni festivi seguenti.

Che dire? Furono in molti ad accorgersi che era imparentato un po’ con Vulcano, dio del fuoco, dell’ingegneria e della scultura. Perciò l’Associazione Artigiani di Chioggia, alla fine, non esitò a omaggiarlo di una targa, conferendogli il titolo di “artigiano onorario”: sì, proprio a monsignor Adriano, “artigiano” soprattutto di fraternità.

Giuliano Marangon


Vescovo amministratore

Ho sentito parlare per la prima volta del nostro Vescovo Adriano il giorno stesso della sua nomina.

Ad avvisarmi del suo arrivo, un comune amico, che mi dava, con gioia, telefonicamente, l’annuncio.

Alla richiesta di cosa pensasse di quello che sarebbe diventato poi il Vescovo della mia Diocesi mi disse semplicemente: “E’ una persona perbene, onesta, semplice e preparata”; aggiungeva inoltre: ”Siete stati fortunati”. Ho partecipato, qualche tempo dopo, alla cerimonia di insediamento, celebrata in occasione della festività dei Santi Patroni. Al termine sono stato presentato ufficialmente al Vescovo Adriano, e, chi mi ha presentato gli ha riferito della mia lunga collaborazione con gli Enti Diocesani. La stretta di mano del Vescovo Adriano, forte, sincera e diretta e le poche parole ad essa seguite, mi hanno immediatamente ricordato e confermato quelle riferite dal comune amico. Ero di fronte al mio “nuovo” Vescovo che già mi sembrava di conoscere.

Se la prima impressione è quella che conta, la mia fu subito positiva: avevo di fronte una persona buona, concreta, preparata, animata dal desiderio di fare il meglio per la sua nuova famiglia diocesana. Facendo di professione il Dottore Commercialista, per tutti gli anni del suo mandato, gli sono stato sempre vicino condividendo con lui, con l’Economo, con il Consiglio Affari Economici e con gli uffici di Curia l’aspetto economico del suo ruolo. Un Vescovo, infatti, oltre ad essere un Pastore di anime, è chiamato anche al delicato ruolo di amministrare una realtà complessa ed articolata qual è quella di una Diocesi. La cosa che mi ha colpito di più, che è stata poi una delle prime sue richieste, è stata quella di garantire per tutti gli Enti Diocesani, la massima trasparenza dell’aspetto economico da lui ritenuto elemento essenziale ed imprescindibile nel rapporto con i sacerdoti, con le persone, con le istituzioni. Ha sempre ritenuto anche, che i sacerdoti dovessero essere preparati e consapevoli nell’affrontare questioni di carattere economico e burocratico oltre a quelle legate al loro ministero.

Ha voluto di conseguenza che gli Uffici della Curia fossero sempre a fianco dei Sacerdoti per affrontare insieme a loro le mille tematiche ed i conseguenti adempimenti legati alla quotidianità.

Poco dopo il suo insediamento ha voluto organizzare, a tal proposito, due giornate di lavoro con tutti i sacerdoti. Lo scopo era quello di presentare il Bilancio della Diocesi e trattare il tema della trasparenza e del rigore nella tenuta dei conti e registrazione dei numeri, elementi essenziali per affrontare poi serenamente temi pastorali, caritativi, e per intervenire a favore dei più deboli e delle persone in difficoltà con efficacia ed efficienza, e, soprattutto, senza disperdere risorse. Abbiamo dedicato quasi un’intera mattinata ad illustrare ai sacerdoti diocesani la situazione economica, patrimoniale e finanziaria della Diocesi, con l’intento di far capire a tutti che l’amministrazione corretta e trasparente era l’obiettivo al quale tendere e sul quale far convergere gli sforzi necessari.  Anche per l’amministrazione parrocchiale, sempre su sua richiesta, sono state fornite ai sacerdoti ed ai loro consigli per gli affari economici (sempre valorizzati dal Vescovo) specifiche indicazioni finalizzate ad utilizzare al meglio le risorse disponibili, nell’interesse della collettività, utilizzando linguaggi e modalità simili, così da poter garantire la massima comprensione ed una facile confrontabilità. Molti sono stati i restauri di Chiese, canoniche, asili, strutture religiose, gestiti e realizzati con attenzione e, spesso, sotto la sua diretta supervisione. Il Vescovo è stato quindi un attento e buon amministratore; la sua concretezza è stata sempre un punto di riferimento importante nelle mille questioni grandi e piccole da affrontare. La situazione economica della Diocesi, grazie a questa impostazione, prudente, attenta e coerente, si è quindi mantenuta tranquilla, sicura, proprio perché nulla è stato trascurato e mai nessuna questione è stata accantonata ma si è sempre cercato di affrontare e risolvere al meglio qualsiasi situazione. Tante sono state le decisioni che il suo ruolo gli ha imposto, alcune anche difficili; mai si è sottratto e, in ognuna di esse, ha dato il meglio di sé.  L’attenzione all’altro ed il coraggio delle sue scelte lo hanno sempre accompagnato nel corso dell’intero suo ministero. Questi, sono di certo due ricordi che conserverò, insieme a tanti altri, del Vescovo Adriano ringraziandolo della sua presenza.

Carlo Albertini


PELLEGRINAGGI IN COMPAGNIA

Parlare di Don Adriano ci viene facile e avremo più di un episodio da raccontare riguardo alla sua sincera umanità, che traspare senza freni dai suoi occhi, dai suoi gesti e dalle sue parole. Abbiamo avuto la fortuna di condividere due viaggi in Terra Santa con il nostro Vescovo. Davvero una grande esperienza, vista la sua preparazione e la sua passione su Cristo, Gesù di Nazareth.

Viaggiando con una ragazza disabile abbiamo avuto momenti di fatica, di difficoltà di tipo organizzativo, durante gli spostamenti e i viaggi. Devo dire che Don Adriano ha sempre “visto lungo” in queste occasioni, è capitato anche che fosse lui a spingerci le valige nelle code dell’aeroporto, lui invece di altri.

Non si è mai fatto problemi ad essere d’aiuto, lui che ha un grande senso pratico e vede le difficoltà rendendosi subito disponibile nonostante la veste, il crocefisso e la carica, sempre con parole misurate e gesti naturali e concreti.

Verso le persone fragili Don Adriano ha un abbraccio sincero, che contiene e sostiene anche un bagaglio pesante, il bagaglio della vita di tanti, i problemi delle famiglie, che lui vede, sapendo sempre dare un rimando positivo, un incoraggiamento spesso accompagnato da una sottile ironia che alleggerisce anche le situazioni più serie.

Davvero un buon pastore. Glielo abbiamo detto: “Non si libererà di noi tanto facilmente”.

Luigi, Raffaella e Maria Silvia