Sguardo pastorale

PASCETE IL GREGGE DI DIO

unnamed
Facebooktwitterpinterestmail

«Pascete il gregge di Dio, sorvegliandolo non perché costretti ma volentieri, come piace a Dio». Con questa citazione dalla prima lettera di Pietro, Papa Francesco inizia il testo della costituzione apostolica con la quale riforma il libro VI del Codice di diritto canonico. Il libro sesto è quello dedicato al diritto penale nella e della Chiesa. La Chiesa si è data delle regole di condotta che nel corso dei secoli hanno composto un corpo di norme vincolanti per dare unità alla struttura e alla vita della Chiesa, quindi anche alla sua missione. Nel 1983 Giovanni Paolo II emanò l’attuale Codice che andava a sostituire quello del 1917, ma da allora ad oggi, prima Benedetto XVI poi Papa Francesco hanno apportato alcune modifiche. Quelle più sostanziali e ampie sono dell’attuale pontefice che ha dapprima aggiunto la forma del processo brevior per la dichiarazione della nullità canonica dei matrimoni, ha poi reso accessibili i ministeri istituiti del lettorato e dell’accolitato anche alle donne, e infine ha riformato il diritto penale.

Già Giovanni Paolo II aveva evidenziato l’esigenza di questa riforma per permetterne ai vescovi un utilizzo come strumento salvifico e correttivo, che potesse essere impiegato con tempestività.

Papa Benedetto XVI diede incarico al Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi di avviare uno studio per questa revisione, arrivata ora a termine con la promulgazione di nuove norme, che entreranno in vigore il prossimo 8 dicembre.

Penso che questo possa suonare strano a chi mi sta leggendo, perché quando si pensa alla Chiesa la mente va direttamente alla sua missione di annunciare il vangelo e di testimoniare una vita cristiana, nella quotidiana concretezza di comunità parrocchiali grandi o piccole, in ogni parte del mondo. La preoccupazione della Chiesa è in effetti l’annuncio del Vangelo per la salvezza degli uomini, ma è proprio l’esigenza di vivere con serietà questa missione che ha portato con il tempo anche a prevedere delle norme che cerchino di salvaguardare la santità di gesti, responsabilità e azioni che per un credente si chiamano sacramenti, ministeri e coerenza evangelica.

Le novità introdotte dal Papa in questo ambito riguardano alcuni aspetti che si dimostravano lacunosi e per questo motivo rendevano inefficaci anche alcune pene spirituali inflitte a fronte di qualche reato contro i sacramenti o contro le persone. Ora le pene vengono definite con più precisione sebbene alcune siano lasciate, nella commisurazione, alla discrezione del Pastore, ma almeno viene indicata la necessità di applicare una giusta pena. Vengono definite e appesantite, per la gravità intrinseca dei gesti, le pene per i reati di abuso contro i minori da parte di chierici ma anche di laici che a nome della Chiesa svolgono qualche ministero o servizio (prima erano puniti solo i chierici). Infine, viene introdotta pure la responsabilità di risarcimento da parte del legale rappresentante di qualche ente ecclesiastico (parrocchia o fondazione o altro) a fronte di una mala gestione economica, che abbia portato al peggioramento dello stato patrimoniale dell’ente.

Insomma le parole dell’Apostolo Pietro invitano tutti ad assomigliare più al Pastore del gregge che al mercenario interessato.

 

Don Simone Zocca

Delegato della Pastorale