Comprendere la Bibbia - 70

La Palestina al tempo di Gesù

Facebooktwitterpinterestmail

Poco dopo la morte di Erode il Grande nel 4 a.C., la Giudea diventò provincia romana. La regione conservò il suo statuto politico e il suo senato (il Sinedrio) presieduto dal sommo sacerdote, ma venne posta sotto la tutela di un procuratore romano con sede a Cesarea Marittima. Anche la Galilea e la Perea, sotto il governo di Erode Antipa figlio di Erode il Grande, conservarono una certa indipendenza. Gli ebrei residente in Giudea odiavano i loro vicini Samaritani, la cui tradizione religiosa si discostava dalla loro, e allo stesso modo disprezzavano i Galilei, ritenuti ignoranti e troppo mescolati ai pagani. Tuttavia Giudei, Samaritani e Galilei erano uniti dall’odio comune verso l’invasore romano. Agli occhi dei Romani, i Giudei apparivano una razza strana, isolata dalla sua fede e dalla sua Legge. La Palestina, sebbene attraversata da strade commerciali, rimase un paese di agricoltori e pastori. Le città, compresa la stessa Gerusalemme, erano modeste: la popolazione della città capitale aumentava solo in occasione delle feste di pellegrinaggio (Capanne, Pasqua e Pentecoste). I Giudei che vivevano nella Diaspora inviavano regolarmente le loro offerte al Tempio e si recavano nella città santa in occasione delle feste principali.

A Gerusalemme il potere era nelle mani delle grandi famiglie sacerdotali, i Sadducei, collaboratori dell’occupante romano, monopolizzatori della ricchezza, conservatori di un ordine sociale a loro conveniente, e ostili a qualsiasi novità in campo religioso. Rifiutavano gli sviluppi e i commenti della Legge predicati e osservati dai farisei, e in particolare rifiutavano la dottrina della risurrezione. I Farisei erano invece scrupolosi osservanti della Legge da cui ricavavano la loro regola di vita ed esercitavano una grande influenza sul popolo che detestava i Sadducei. Alcuni Farisei accoglieranno il messaggio di Gesù, ma la maggior parte di essi rifiuterà il suo insegnamento che sembrava contraddire la Torah. Gli Zeloti erano invece dei nazionalisti che approfittavano di ogni occasione per ribellioni e attentati. Un altro modo di rifiutare ogni compromesso con i romani era quello di ritirarsi nel deserto. A Qumran, sulla riva nord-occidentale del mar Morto, poco prima dell’era cristiana alcuni Giudei (gli Esseni), fuggendo dalla società e anche dal culto del Tempio, fondarono una comunità retta da un “Maestro di giustizia”. Vivevano nella preghiera, nello studio e nell’ascesi. Nelle grotte che servivano loro da nascondiglio sono stati ritrovati i tesori della loro biblioteca, e in modo particolare i testi manoscritti di quasi tutti i libri della Bibbia ebraica. Infine, al tempo di Gesù, sorsero gruppi di Giudei che praticavano un battesimo per la purificazione dei peccati; è tra questi battisti che si colloca anche Giovanni Battista.

Gli imperatori romani – anche quelli che non appartenevano alla famiglia di Giulio Cesare – aggiunsero il nome di Cesare al loro; così questo nome venne a indicare l’imperatore in carica (Date a Cesare quel che è di Cesare, Mt 22,15- 22). Sebbene l’istituzione imperiale sia stata preparata dalla dittatura di Cesare (48-44 a.C.), fu Ottaviano, il suo erede politico e nipote, che, dopo aver trionfato sul suo rivale Antonio, si fece attribuire il titolo di Imperatore (29 a.C.) e poi quello di Augusto (27 a.C.). Ottaviano Augusto era all’apice della sua potenza quando, nel 6 prima della nostra era, nacque Gesù a Betlemme. Il regno di Augusto fu un periodo di pace, prosperità e risveglio culturale. Tiberio gli succedette nel 14 d.C., ed è sotto questo imperatore che Gesù venne condannato a morte. Pur essendo un tiranno crudele e sospettoso, il regno di Tiberio fu un periodo di pace e di buona amministrazione nell’impero. Alla sua morte, nel 37, la prima comunità cristiana era già ben radicata e diffusa.

Gastone Boscolo