Sguardo Pastorale

Lasciamoci educare dallo Spirito Santo

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Questa domenica pomeriggio, il vescovo Adriano apre l’anno pastorale diocesano e contestualmente, come tutte le diocesi del mondo, la fase diocesana del Sinodo dei vescovi. Per la Chiesa in Italia questa fase coinciderà con il primo tempo di un cammino sinodale che proseguirà fino al 2025.

Venerdì 8, il Consiglio Pastorale Diocesano ha riflettuto proprio sull’impegno sinodale che ci vedrà coinvolti secondo un metodo nuovo per maturare uno stile nuovo di Chiesa.

Questo sarà il primo sinodo che inizierà da una diffusa consultazione della base e che si concluderà nel 2023 con un documento promulgato dal Papa e che godrà già del consenso di tutta la Chiesa. Questo capovolgimento è stato voluto fortemente dal pontefice per attuare uno stile di ascolto che faccia tesoro del sensus fidelium, quale luogo teologico in cui lo Spirito Santo manifesta le sue intuizioni.

Non sarà dunque un Sinodo solo dei Vescovi, in senso verticistico e teso a produrre un documento dalla ricaduta forzata sulle comunità cristiane, ma ciò che lo Spirito Santo susciterà nell’intera Chiesa sarà tradotto in un insegnamento magisteriale attraverso il discernimento e le decisioni dei Vescovi e del Papa.

Questo Sinodo non sarà vissuto come mero strumento collegiale dell’episcopato per arrivare a chiarire o ribadire o affermare le posizioni dell’insegnamento della Chiesa su una determinata materia, ma sarà vissuto come un cammino fatto insieme dal quale possa nascere non un’altra Chiesa ma prenda corpo una Chiesa diversa. Se il Sinodo è una struttura di cui la Chiesa si è dotata per segnare e correggere il cammino percorso fino a quel momento, esso ora rappresenta un metodo e uno stile che devono emergere come qualificanti l’azione evangelizzante e testimoniale della Chiesa stessa.

La sinodalità è quindi intesa come modus vivendi et operandi, perché la Chiesa è Sinodo (come ha affermato il Papa in questi ultimi giorni). Infatti, una Chiesa che evangelizza, cammina insieme!

È questo il cuore della riflessione che saremo chiamati ad affrontare. Stiamo camminando insieme? Come lo abbiamo fatto finora? Come siamo chiamati a farlo d’ora innanzi?

Non si tratta di un ritocco di facciata ma di una conversione strutturale, come ha ribadito Mons. Erio Catsellucci, consultore della Segreteria del Sinodo dei Vescovi: «a livello formativo, di evangelizzazione, di impostazione, di organizzazione, partendo dalla consapevolezza che al primo posto non ci sono gli organismi e le strutture ma la relazione, lo stile evangelico fatto di sobrietà e di prossimità» (nell’intervista per il Sir del 9 ottobre u.s.).

E questa conversione chiede che la Chiesa si fondi essenzialmente su tre dimensioni: la comunione, che trova le sue radici nell’amore trinitario; la partecipazione, quale espressione dell’impegno di tutti nell’esercizio di un profondo e rispettoso ascolto reciproco; la missione, perché la Chiesa esiste per evangelizzare e non possiamo rimanere concentrati e chiusi su noi stessi.

Don Simone Zocca
Delegato per la Pastorale