Comprendere la Bibbia - 68

Il ritorno in patria e i profeti Aggeo, Zaccaria e Trito-Isaia

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Il re persiano Ciro nel 539 a.C. conquista Babilonia e rende libertà ai popoli che i babilonesi avevano sottomesso e deportato. Subito dopo l’editto di Ciro un gruppo di esiliati prende la strada del ritorno e intraprende la ricostruzione del Tempio, dovranno però attendere la venuta di Zorobabele per avviare questa impresa. Neemia, qualche tempo dopo, farà ricostruire le mura di Gerusalemme e riorganizzerà la comunità a livello sociale e politico. Lo scriba Esdra invece riorganizzerà la comunità dal punto di vista religioso e aiuterà i rimpatriati a ritrovare la loro coscienza nazionale e religiosa intorno a tre punti fondamentali: l’Alleanza, il Tempio, la Legge. Le caratteristiche del popolo giudaico ritornato in patria sono le seguenti: attaccamento definitivo a Jhwh come Dio unico e trascendente; un senso più profondo dell’alleanza, del peccato, del perdono; la convinzione di essere il popolo eletto, distinto dalle nazioni, e di dover essere testimone di Dio in mezzo agli altri popoli.

Come provincia dell’impero persiano, la comunità di Gerusalemme ritrovò una relativa autonomia. I due secoli di pace che caratterizzarono la dominazione persiana furono un’epoca di grande attività letteraria. È in questo periodo che avviene la stesura definitiva del Pentateuco (Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio), la composizione dei libri di Cronache, Esdra e Neemia, e di alcuni scritti sapienziali (Salmi, Proverbi e Giobbe).

 

Nel dopo esilio, l’opera di ricostruzione sociale, politica e religiosa venne sostenuta dai profeti Aggeo, Zaccaria, e dal Trito-Isaia (cc. 56‑66). La parola che riassume la predicazione di Aggeo è “ricostruzione”. Il profeta rincuora la comunità post-esilica, la invita a guardare con fiducia al futuro e a gettare le basi per un nuovo Israele in grado di compiere la missione salvifica che Dio gli ha affidato a favore di tutti i popoli. Il primo passo è quello di ricostruire il Tempio: La gloria futura di questa casa sarà più grande di quella di una volta, dice il Signore degli eserciti; in questo luogo porrò la pace (2,9).

Zaccaria – contemporaneo di Aggeo – cerca di infondere fiducia e speranza agli Israeliti ritornati in patria. Il paese infatti era ancora devastato, la popolazione assai diminuita e i raccolti scarsi. Le grandi promesse di Ezechiele e del Deutero-Isaia non si erano realizzate. I reduci erano in preda allo sconforto e serpeggiavano mutui rancori. Il profeta annuncia la restaurazione gloriosa di Gerusalemme sotto la guida di Zorobabele. Il centro del suo messaggio è però costituito dalle promesse messianiche: Dio invierà il Messia, il “germoglio” di Davide, che inaugurerà un tempo di pace e prosperità universale (c. 3). Il profeta annuncia anche la conversione dei pagani e la loro integrazione nel popolo di Israele (2,15).

Anche il Trito-Isaia (Is 56-66) si rivolge agli israeliti impegnati nell’opera di ricostruzione. Il profeta si presenta come l’inviato dello Spirito del Signore per annunciare la buona notizia ai poveri e a prendersi cura dei disperati (61,1). Il Trito-Isaia condanna le ingiustizie sociali, l’oppressione e lo sfruttamento del prossimo. Riguardo al culto punta il dito contro l’idolatria, che si era aggravata con nuove forme: sacrifici umani, impiego di animali impuri, negromanzia. Alcuni testi del Trito-Isaia rivelano un atteggiamento eccezionalmente aperto verso i pagani: Io verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue; essi verranno e vedranno la mia gloria (66,18). Tutti i popoli formeranno con Israele una grande comunità cultuale e liturgica.

Gastone Boscolo