Riflettendo sul vangelo - XXVII Do - Anno B

Gesù insegna l’amore ‘buono’ del Matrimonio

Vangelo di Marco  10, 2-16

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Il centro del Vangelo di questa domenica (Mc 10, 2-16) è l’amore. Gesù annuncia l’amore fedele che è all’origine del sogno di Dio sull’uomo e sulla donna.

Per ben comprendere dobbiamo collocare la pagina di oggi nel contesto di tutto il decimo capitolo del vangelo di Marco: Gesù è in cammino verso Gerusalemme per essere consegnato alle mani dei suoi nemici e subire la passione ed essere messo a morte. Nel cammino egli detta ai discepoli le condizioni per chi lo vuol seguire e i suoi insegnamenti toccano situazioni vitali tra le quali anche il matrimonio e la famiglia.

Ed ecco che, con il Vangelo odierno, l’evangelista ci proietta nel bel mezzo di una disputa sul matrimonio. Gesù sembra non voler cimentarsi in nessuna discussione e va al cuore del problema. Egli ricorda solamente la triste realtà dell’uomo peccatore dal cuore indurito che ha dimenticato la sua condizione e vocazione originaria e riprendendo il passo della Gènesi, ribadisce che l’unità dei coniugi è nella volontà creatrice di Dio, segno di quell’alleanza che il Signore stesso ha stretto con Israele. Il Vangelo presenta, quindi, una situazione di famiglia che non è più secondo il progetto di Dio: è entrato il peccato che ha indurito il cuore ed ha avvelenato la stupenda opera del Signore. L’egoismo, purtroppo, è diventato legge suprema e il capriccio un diritto.

Tenendo presente questa situazione leggiamo che “alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, gli domandavano se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie”. La risposta del Maestro riecheggia il libro della Genesi dove si dice che Dio “li fece maschio e femmina. Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e i due diventeranno una carne sola”. Ecco perché: “L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto”. La risposta di Gesù vuol farci capire che la famiglia è una unità voluta da Dio e quindi l’uomo non deve azzardarsi mai a separare ciò che Dio ha unito. Un chiaro invito a non dividere, a non scartare e allontanare mai una vita solo per il proprio egoistico e basso tornaconto. L’altro non può mai essere usato per soddisfare i propri bisogni e nemmeno per realizzare i propri sogni. Il dividere è il verbo della morte, in quanto la vita sta nell’unione delle diversità. La divisione è sempre diabolica. L’amore, invece, accoglie, congiunge e unisce.

Dio ci ha voluti, per così dire, incompleti per costringerci a uscire da noi stessi, a incontrare l’altro, a scambiare i doni con l’altro e quindi ad amare. In una parola Lui ci ha fatti per amare. Questa è la natura dell’uomo e la ragione di tutte le nostre diversità: abbiamo bisogno di ciò che l’altro ha e l’altro ha bisogno dei nostri doni, di quello che noi siamo. Ecco qual è la nostra natura, la nostra condizione.

All’inizio della creazione, per sette volte viene ripetuto “Dio vide che era cosa buona”. La prima cosa che Dio vede che non era buona, era la solitudine dell’uomo: “Non è bene che l’uomo sia solo”. L’uomo solo non si umanizza, non si realizza come uomo; creato ad immagine di Dio, non può realizzarsi da solo, ma si ritrova nella relazione. La relazione più intensa, più completa, che può  dare origine addirittura ad una nuova vita, è il matrimonio.

Infine, nel contesto del messaggio del brano evangelico di oggi, viene opportuno il richiamo di Gesù: “chi non accoglie il regno di Dio come l’accoglie un bambino, non entrerà in esso”.

I ragionamenti umani riguardo alla vita matrimoniale portano a giustificare tanti comportamenti lontani dal disegno di Dio; i nostri criteri, possono giustificare tante cose. E’ importante, invece, mettersi di fronte alla proposta di Dio con la fiducia del bambino, fidandosi di Lui che vuole la nostra vera felicità.

Impariamo la lezione che ci viene dai bambini, non nell’essere sprovveduti nel modo di vivere, o ingenui, ma nell’essere semplici, puntando sull’essenziale, e non su ciò a cui noi diamo importanza perché preoccupati del giudizio degli altri. È la fiducia, la benevolenza, che, molto spesso, tira fuori i capolavori. I bambini sono maestri nell’arte della fiducia e dello stupore. Gesù li prende fra le braccia li benedice: perché nei loro occhi il sogno di Dio brilla, non ancora contaminato.

In conclusione, il matrimonio cristiano non è una norma difficile da osservare, ma è “vangelo”: la lieta, bella notizia che l’amore è possibile, che può durare per sempre: il cuore umano è capace di un sogno che non svanisce all’alba, appena ci si sveglia.

 

Don Danilo Marin