La testimonianza dei sacerdoti

Rinasce nel cuore delle persone

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Con il Risorto nella Chiesa

partire dal 2007, per me iniziare l’anno pastorale è diventato qualcosa di speciale, un’occasione nuova per ricominciare. Allora era il primo anno di seminario, quando si aspettava l’appuntamento in Cattedrale per ascoltare le linee che il Vescovo dettava.

In seguito, man mano che la vita parrocchiale diventava la mia vita ordinaria e quotidiana, il nuovo anno pastorale spesso iniziava con un sospiro: “Appena finite le attività estive, ed è già ora di ricominciare”.

Adesso comprendo il valore della pastorale come l’azione della Chiesa nella quotidianità del cammino dietro al Maestro per riconoscerlo vivo e risorto in mezzo a noi. In quanto presbitero, iniziare un nuovo anno pastorale vuol dire rinnovare il mio sì a cooperare al servizio della Chiesa sapendo che io sono una delle tante membra di un Corpo il cui capo è solo Lui, nella piena consapevolezza che la Chiesa è del Signore; come ricorda S. Paolo c’è un mistero grande legato all’amore di Cristo per la sua Chiesa.

Buon inizio di anno pastorale a tutti rinnovando la nostra adesione e disponibilità ad essere al servizio dell’annuncio della buona notizia del Vangelo, e dell’amore di Dio per l’umanità.

don Yacopo


Un nuovo inizio

“Ecco, io faccio nuove tutte le cose”. Ritorno spesso in questi giorni, in queste settimane a meditare questo versetto dell’Apocalisse, 21,5. Con la ripresa dell’anno pastorale, sarò coinvolto in alcuni cambiamenti di servizio pastorale che comprendono anche il trasferimento in altre comunità. Il versetto del libro dell’Apocalisse è un forte invito alla “speranza cristiana che si basa sulla fede in Dio che sempre crea novità nella vita dell’uomo… perché è il Dio delle sorprese!”, come dice Papa Francesco. E’ riscoprire la propria vocazione, è lasciarsi guidare dall’azione delle Spirito Santo. E’ per me oggi ripetere le parole del Vescovo nel giorno dell’Ordinazione Sacerdotale “Imita ciò che celebrerai”. Questo anche il titolo del corso di Esercizi Spirituali vissuti a fine agosto. Un tempo di grande grazia che attraverso le meditazioni quotidiane mi ha permesso di andare a rileggere i riti e i momenti della mia Ordinazione Sacerdotale. Mi hai dato modo di comprendere che non ci si deve abituare a questo dono così misterioso e grande, perché Lui è il Dio delle sorprese. Rinnovo nel quotidiano quell’Eccomi, consapevole che Dio sceglie per il nostro bene. Mi fa comprendere la bellezza della mia vocazione, con le imperfezioni e difficoltà del quotidiano. 

Nella consapevolezza che Lui “ci ama sino alla fine”! Da questa posizione, ricercando poi uno spirito di sinodalità con le comunità che mi vengono affidate, desidero ripartire.           

Don Simone Doria


Come Giuseppe

Siamo nell’anno dedicato a san Giuseppe. Un buon patrono per la ripartenza. Era solo dentro un amore bello, in un tempo non facile, in un contesto che né leggi né organizzazioni erano capaci di risolvere e di dare risposte esaustive in una azione positiva. Giuseppe sa tenere lo sguardo in avanti su quello che sta compiendo Dio. Chissà, forse come Dante che proseguiva sotto lo sguardo della sua amata. 

La realtà affida a Giuseppe una missione in cui condividere la paternità di Dio. Una salvezza ancora embrionale, minuscola ma bisognosa di attenzioni, di custodia e di protezione. Ecco il motore della vita, il vortice che fa rinascere e ripartire! 

Quale indicazione trarne? Lasciamo perdere le nostre mille interpretazioni, proviamo a non commentare gli accadimenti secondo i nostri piccoli schemi, e proviamo invece a condividere assieme i segni che riusciamo a scorgere nei germogli di bene che il Signore suscita, per obbedirgli. Stiamo sotto l’azione divina come collaboratori, imitando Giuseppe. Faremo l’esperienza di una comunione che salva la vita e apre alla speranza!

Un parroco


La libertà del profeta

Sono figlio di profughi a causa della fede cristiana e non ho avuto la fortuna di vivere la vicinanza di zii e nonni, per cui mi manca la memoria di certe esperienze familiari. Oggi mi ritrovo a quasi 60 anni ancora considerato fra i preti ‘giovani’ a confronto con il resto del clero in servizio. Mi rinfranca la figura di Mosè che ha vissuto tre fasi di 40 anni: presso il faraone, in famiglia e da profeta. Rinascere da vecchi, diceva Gesù a Nicodemo! Mi affascina la terza chiamata da profeta a parlare a nome di Dio! Mosè era un omicida, balbuziente, rassegnato allo statu quo! Ha fatto il profeta, con parole e gesti, facendo sperimentare il sapore forse troppo nuovo della libertà ad un popolo schiavo, ricordando quello che il Signore ha fatto, fa e farà! Ecco: in un mondo in rapida trasformazione, un compito di esperienze di liberazione! 

don Pietro


Spirito di amore

Riflettendo sulla richiesta su questo nuovo inizio, mi sento di esprimere la mia fede considerando la vita umana come un atto di amore di Dio che si realizza in Cristo Salvatore.

Ringrazio il Signore che mi ha chiamato a seguirlo in una missione che alimenta in me lo spirito dell’amore verso Dio e i fratelli e mi impegna a proseguire senza sosta sulla via della salvezza. 

don Virgilio