Cattedrale di Chioggia 6 settembre 2021

LA VITA, IL CUORE E L’OPERA DI PADRE MARELLA

Omelia nel primo anniversario della morte del Beato Olinto Marella dopo la sua ‘Beatificazione’.

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Letture: Rm 12,3-13; Sl 15 e rit.: Sei tu Signore l’unico mio bene; Mt 25,32-40.

A quasi un anno dalla Beatificazione del Beato Olinto Marella, avvenuta il 4 ottobre 2020, siamo qui riuniti a celebrare l’anniversario della sua morte. Commento la parola di Dio attraverso la testimonianza della vita del Beato Olinto.

La pagina della lettera ai Romani parla di carismi e ministeri che il Signore dà a ciascuno per il bene di tutti, da vivere in umiltà, sincerità e operosità e in vista dell’unità. Tutti questi carismi e ministeri inoltre devono essere esercitati nella ‘misericordia’ verso tutti, specie verso i più piccoli e bisognosi, come abbiamo ascoltato anche dalla pagina del vangelo: “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli l’avete fatto a me” (Mt 25,40).

Propongo alla meditazione le scelte fondamentali di vita che hanno caratterizzato la testimonianza del Beato Marella.

Parola, Pane, Poveri

Come ebbe a ricordare il card. Matteo Zuppi nell’omelia della messa di Beatificazione, P. Marella seppe coniugare profondamente l’unità tra queste tre realtà. La preghiera è stata la sorgente della forza del suo dono alla chiesa e ai fratelli, anche nei duri momenti di difficoltà. Quella preghiera che nasce dall’ascolto della Parola; prima di essere domanda è ascolto della Parola che apre al dialogo con Dio che per primo parla e al quale l’uomo può risponde con amore, fede e obbedienza.

Padre Marella diceva: “La preghiera è il respiro dell’anima, è la nostra conversazione con Dio, l’onnipotenza dell’uomo e l’impotenza di Dio, perché Iddio non sa resistere all’umile e costante invocazione della Sua creatura”. Ma la preghiera si nutre sempre dell’ascolto della Parola. La Parola ha illuminato la sua vita e fedele a questa Parola educava i ragazzi. Il Pane dell’eucarestia, dono e memoria dell’amore di Dio che in Cristo è stato manifestato e donato a tutti noi, diventa per P. Marella fonte di reale condivisione di amore per i poveri. Per evidenziare questa stretta e indissolubile unione tra Pane e poveri, P. Marella pone dei segni concreti: durante la S. Messa, all’atto dell’offertorio, come segno di condivisione e di espressione dell’amore di Cristo per i poveri, egli era solito, distribuire un piccolo aiuto anziché raccoglierlo. E al termine della celebrazione le persone bisognose consumavano in Chiesa la colazione, quale segno della mensa che continuava quella eucaristica, sapendo che quello non era un minore rispetto verso l’eucaristia conservata nel tabernacolo. Riteneva infatti che quella manifestazione di amore verso i ‘fratelli più piccoli e bisognosi’ fosse la stessa manifestazione di amore verso lo stesso Gesù presente nel tabernacolo. Ecco dunque la mirabile e vitale unità tra Parola, Pane e Poveri.

Fedeltà a Dio e alla Chiesa, coniugate a umiltà e franchezza

Parliamo di una fedeltà e umiltà a tutta prova. Quando si trovò in mano ‘il decreto di sospensione a divinis’, cioè il divieto di esercitare il ministero sacerdotale e addirittura di ricevere la comunione nella propria diocesi, P. Marella l’accettò con comprensibile e giustificata amarezza. Ma egli seppe andare oltre la possibile ribellione. L’accettò “in espiazione”, cioè come condizione per avere modo, scrisse, “di purificare il mio spirito e di rendermi maggiormente degno di compiere quell’apostolato per cui ogni purezza è scarsa, ogni volontà più ferrea è debole”. Scrisse al suo vescovo: “Ritroveremo la nostra fraternità, abbandonate le maschere che ce la nascondono e ci rendono l’un l’altro tanto feroci. Allora con tutti gli uomini di buona volontà – grandi e piccoli, sospetti o inquisitori – ci ritroveremo nella Carità di Cristo, da cui tradimenti o agonie, fame o angustie, avvilimenti o morte – sia questa organica o giuridica – non potranno mai separare alcuno”. Questo atteggiamento non può che essere frutto di umiltà autentica e profonda, di libertà di spirito e di amore alla Chiesa. Solo l’obbedienza e il servizio autentico ben radicati nella fede e nell’amore di Dio riescono a prevenire divisioni e permettono di ricostruire la vera fraternità minacciata anche nella Chiesa.

L’operosità di p. Marella: non c’è tempo da perdere!

Nessuna vicenda personale ha impedito a P. Marella di mettere a frutto i suoi talenti. Anziché perdere tempo, energie ed entusiasmo in discussioni inutili, in calcoli di convenienze o nella difesa di orgogli personali, P. Marella ha scelto di trovare il modo di mettere a frutto i suoi doni. Era troppo importante e urgente per lui mettere a servizio i doni di intelligenza e di carità ai grandi bisogni che aveva sotto gli occhi e che gli stavano a cuore, anziché stare ad angustiarsi e perdere il suo tempo ed energie in qualche difesa di interesse o di orgoglio o rivalsa personale e tanto meno nel ripiegamento in se stesso che lo avrebbe paralizzato nel dono di sé a tanti bisognosi!

Una preghiera di intercessione

Intercedi, beato Olinto, per noi, l’amore per la preghiera nutrita della Parola di Dio.  Fa che celebrando e adorando il mistero dell’Eucaristia riconosciamo e accogliamo l’amore di Cristo e lo viviamo a nostra volta nei confronti dei nostri fratelli, specie dei più poveri e abbandonati. Intercedi per noi umiltà e trasparenza, coraggio e misericordia. Nessuna amarezza ci allontani dalla Chiesa o ci rinchiuda in noi stessi, così da rallentare il nostro servizio ai fratelli. La carità, amare i fratelli e sentirci amati da Dio, sia sempre la nostra gioia, perché quell’amore non avrà mai fine. Amen.

+ Adriano Tessarollo