Museo diocesano 

Il vescovo Adriano inaugura una sezione della ‘Modernità’

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In seguito a donazioni e a conseguenti restauri avvenuti in questi ultimi anni, si è ampliata la rassegna d’arte sacra presente nel Museo diocesano.

E’ sorta, infatti, una nuova sezione – definita genericamente ‘della modernità’- dove si espongono in quattro sale oggetti dell’ambiente peschereccio dell’Ottocento e dipinti dell’Ottocento e del Novecento. P

iù precisamente, due sale esibiscono attrezzi di lavoro dei cantieri e oggetti ad essi collegati (modelli di tartane e velieri, casse da mare dipinte,  ‘cesiòle’, lanterne, trivelle, sessole, forcole)  e strumenti di lavoro per reti, pipe chioggiotte con relativi stampi, ecc. Altre due sale sono riservate alla pittura: pittura dell’Ottocento con santi, Madonne e scene della vita di Gesù, di ambito veneto ed emiliano; e pittura del Novecento con dipinti simbolici di Walter Pregnolato, un grande affresco del ‘Natale’  dal sapore naif di Doria Bruna, alcuni dipinti di Dino Memmo, un dipinto di ‘San Paolo’ già nella chiesa di S. Martino in Sottomarina – fortunatamente sottratto alla distruzione -, e altro materiale pittorico di Gigi Tomaz, Luciano Scarpante, Amedeo Lanci, Umberto Falchini, Gunther Wolf.

Durante l’inaugurazione il vescovo Adriano si è compiaciuto dell’esposizione, facilmente leggibile, e ha espresso viva riconoscenza ai donatori degli oggetti della marineria e delle opere d’arte: Giorgio e Vincenzina Vianello, Monica e Melania Pregnolato, Dino Memmo, Nico Ravagnan, Francesco Bonivento, Pietro e Laura Belloni, Anna Maria Tomaz, Sergio e Mirella Camuffo, Sandro Nordio,  nonché alcuni donatori già scomparsi (Luca Mancin, d. Sergio Bergamo, Bruno Creuso); con una menzione riconoscente alle ditte Nicola e Vanio Veronese di Valli ed ‘Euroelettra’ di Chioggia.

Lo stesso presule non ha mancato di rallegrarsi con il direttore del Museo e il valido collaboratore Sergio Piva. Il tutto è avvenuto nella massima semplicità, dopo la messa vespertina del 10 giugno scorso, alla presenza dei donatori e di alcuni amici del Museo.

G. M.