Sguardo Pastorale

QUALE CARITA’ NELLA CHIESA?

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  “L’autentica comunione che nasce dallo Spirito e dalla fede porta alla carità concreta che sa cogliere ogni genere di bisogno di ogni fratello della porta accanto. Allora le Caritas parrocchiali, vicariali e diocesana diventano necessaria manifestazione concreta dell’amore divino, che va ben oltre la distribuzione di beni altrui o in sopravanzo, ma vero dono del cuore, come ha insegnato Gesù”.

Con queste parole il nostro vescovo Adriano, nel suo discorso all’inizio dell’anno pastorale, ci invitava a portare la riflessione sulla carità al centro della vita delle nostre parrocchie proprio per approfondirne le dinamiche e per individuare percorsi di formazione alla genuina carità che coinvolgessero tutti, dai fanciulli della catechesi agli adulti.

Lo scorso 9 aprile si è incontrato, convocato su piattaforma digitale, il nuovo Consiglio Pastorale Diocesano, rinnovato tra dicembre e febbraio con a tema proprio la dimensione della carità quale espressione viva della comunione nella comunità cristiana.

Così il vescovo continuava nel discorso: “Oggi corriamo due pericoli. Il primo è vivere il nostro rimanere uniti al Signore come solo rapporto individuale con Lui, specie o esclusivamente nel culto. Il secondo è quello sì di servire il Signore nei fratelli, ma vivere questo servizio come un realizzare noi stessi e trovare nel gestire azioni di aiuto e di servizio a qualcuno nel bisogno il nostro soddisfacimento personale”. Le comunità parrocchiali rischiano, infatti, di vivere una dicotomia: la comunione che celebrano non è quella che poi vivono nell’azione caritativa che spesso è delegata, o intesa semplicemente come servizio assistenziale, se non addirittura vissuta con una visione del tutto personale ed autoreferenziale.

La discussione in assemblea è stata introdotta da un saluto del vescovo e da un intervento di Attilio Gibbin, diacono permanente e direttore della Caritas diocesana, il quale dopo aver ripreso alcuni passaggi del programma pastorale ricordava come la nostra preoccupazione caritativa si scontri spesso con l’indifferenza di molti o l’irrilevanza del messaggio evangelico, e quindi della Chiesa, in una società che non è più cristiana.

La Parola di Dio in Atti 4, 32-35 ci permette di cogliere come più forte delle avversità sia ciò che scaturisce dalla celebrazione eucaristica e dall’esperienza del dono del perdono: la vita che sa donarsi nella gratuità e che nella condivisione dei beni testimonia come la Pasqua del Signore non solo ha rimosso la pietra tombale ma anche le preoccupazioni ossessive per il futuro dal cuore dei credenti. La dimensione caritativa, dunque, rappresenta in una comunità cristiana il termometro per controllare la salute del cuore.

I rappresentanti dei cinque vicariati hanno poi condiviso l’attuale situazione e stato di salute dei gruppi Caritas parrocchiali e vicariali, evidenziando: la necessità di non ridurre l’azione caritativa ad interventi meramente sociali, il bisogno di una formazione più professionalizzante il lavoro prestato dai volontari, l’importanza di saper intessere relazioni improntate all’ascolto e all’accoglienza, l’opportunità di costruire una rete di collaborazione anche gli enti pubblici preposti al sociale.

L’incontro del Consiglio Pastorale è terminato con l’impegno di riprendere nei vicariati il tema della formazione individuando dei percorsi concreti.

Don Simone Zocca