SGUARDO PASTORALE

Religioni e fraternità

Facebooktwitterpinterestmail

Eccoci arrivati al capitolo finale della Fratelli Tutti, con il quale il Papa ricava uno spazio per descrivere l’apporto che le religioni offrono alla fraternità fra gli uomini e i popoli, diversamente

da quanto ci fanno sperimentare gli estremisti fanatici. Della religione è l’esperienza della figliolanza nei confronti di un Dio che è Padre che può aprire le porte alla fraternità. Questa dimensione della fede innesca ovviamente delle relazioni nuove con gli altri e con il creato: viene infatti naturale vivere e relazionarsi rendendo presente Dio, cercandolo con cuore sincero in ogni situazione (cfr. 274).
Provare ad allontanare Dio dalla nostra esistenza è come toglierle una parte essenziale, privarci di una dimensione del cuore fino
ad anestetizzare la nostra coscienza (cfr. 275). In fondo è come mettersi una maschera pensando che basti per nasconderci da lui
e ignorando che questo ci procurerà invece una vera e propria crisi sociale. Non è possibile allontanare Dio in questo modo e non è possibile separare la cura del bene comune e la preoccupazione per lo sviluppo integrale dell’uomo, quale obiettivo della politica, dalla consapevolezza che le nostre esistenze sono vissute in un contesto storico-sociale.
Come cristiani abbiamo una precisa identità da poter e dover spendere in questa direzione: «Se la musica del Vangelo smette
di suonare nelle nostre case, nelle nostre piazze, nei luoghi di lavoro, nella politica e nell’economia, avremo spento la melodia
che ci provocava a lottare per la dignità di ogni uomo e donna»;
non dimentichiamo che la nostra fonte è il Vangelo di Gesù Cristo (n.277).
La Parola di Dio deve illuminare e incarnarsi in ogni situazione,
con la vita della Chiesa che è chiamata appunto “cattolica”: per poter annunciare la buona notizia della fraternità universale non
ci può bastare solo la libertà di agire (libertà per la quale battersi
a vantaggio di un diritto fondamentale dell’uomo) ma anche dobbiamo rafforzarci nell’unità tra le diverse confessioni cristiane. La divisione è premessa ad una reciproca violenza che non aiuta certo la realizzazione di quel cammino di pace nel quale ogni religione è chiamata ad essere protagonista.
A volte il cammino ecumenico e di dialogo interreligioso è visto con sospetto come se il tentativo fosse quello di giungere ad una sorta di sincretismo religioso dove i vari credo si confondono e per questo sono due percorsi ostacolati; come credenti dovremmo invece andare ognuno alle fonti della propria fede per puntare su ciò che
è essenziale. Per noi cristiani l’amore a Dio e al prossimo è questo elemento essenziale che diventa punto di forza per superare forme di disprezzo, odio, xenofobia o negazione dell’altro (cfr. n. 283).
Ciò che dovrebbe muoverci come credenti è un culto a Dio sincero
e umile, capace di aprirci «al rispetto per la sacralità della vita, al rispetto per la dignità e la libertà degli altri e all’amorevole impegno per il benessere di tutti» (n. 283).

don Simone Zocca

Fonte immagine: https://www.donorioneitalia.it/