sguardo pastorale

Perchè non a me?

battista e maria
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In questa quarta domenica di avvento, Giovanni il Battista lascia la scena a Maria. C’è un filo rosso che unisce la missione e la figura di Giovanni con il ruolo e la figura di Maria: la storia è in mano a Dio che volge il suo sguardo ai più piccoli e li chiama a tessere con Lui un disegno nuovo per l’umanità. Il Battista e Maria ci invitano a guardare il mondo e la storia da una prospettiva capovolta e a vivere la vita nella gratitudine di un Sì.

Guardare il mondo e la storia da una prospettiva capovolta, ovvero con la testa all’in giù, sembra una cosa da bambini, che si fa per ridere, che non può durare per tanto. Se ci mettiamo a testa in giù è vero, dopo un po’ dobbiamo ritornare dritti e con i piedi per terra. Sarebbe da pazzi starsene in quella posizione perché alla lunga non ci farebbe bene. Che strana coincidenza! Siamo portati a pensare che sia vero così anche per gli occhi dell’anima, per le cose dello spirito. Quindi capita che della Parola di Dio, e di quella Parola che ha rivolto proprio a noi, non prendiamo seriamente la prospettiva e dopo un iniziale entusiasmo, quello dei bambini misto a credulità e spensieratezza, ritorniamo con i piedi per terra e ci diciamo che sarebbe da pazzi seguire alla lettera ciò che abbiamo udito. Così scegliamo una via di mezzo se non addirittura una via di comodo, che sicuramente non assomiglierà nemmeno in lontananza a quella via dritta che porta noi a Lui e Lui a noi. Questo ci porta inesorabilmente a spegnere quel fuoco dello Spirito che ardeva nel nostro cuore e ci priva di parole profetiche.

Pensare che Lui, attraverso il profeta, ci invita sempre a non spezzare mai una canna incrinata e a non spegnere uno stoppino dalla fiamma smorta (Is. 42,3). Perché “nulla è impossibile a Dio”. Eh sì, guardare il mondo da una prospettiva capovolta è cosa da bambini perché “se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli” (Mt 18,3). Quella progressione spirituale ed interiore che ci poniamo come obiettivo, rispetto al quale ci ritroviamo sempre ad arrancare, è inversamente proporzionale alla nostra capacità di rimanere bambini in senso evangelico.

Vivere la vita nella gratitudine di un Sì è la scelta più controcorrente che possiamo fare. Spesso ci lamentiamo per ciò che non abbiamo ottenuto rinunciando a questo e a quello o siamo gelosi della fortuna che ha baciato la vita degli altri e non la nostra, imputandoci presunti sbagli di valutazione o indignandoci per i privilegi altrui, mentre altre volte siamo solo capricciosamente scontenti e non sappiamo apprezzare quello che ci è stato dato. Scegliere una strada significa non solo rinunciare a tante altre, ma anche scegliere di essere grati per quello che ci darà quel Sì pronunciato con entusiasmo all’inizio di un nostro percorso. Credo che anche Maria abbia avvertito la stessa fatica che sentiamo noi nello scegliere e nel mantenerci entusiasti sulla strada intrapresa, ma lei non ha mai perso gli occhi increduli e il cuore audace che le avevano fatto credere che Dio stava chiamando proprio lei. Ha saputo scegliere ogni giorno Dio perché il suo cuore ha scelto la gratitudine.

don Simone Zocca