RIFLESSIONI SUL VANGELO - XXXII DOMENICA T. O. - ANNO A

Portare sempre con sé l’olio

LETTURE:  Sap 6,12-16; Sal 62;  1 Ts 4,13-18;  Mt 25,1-13

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Mi domando: qual’ è la bella notizia di questa domenica, tra le ultime, ormai, dell’anno liturgico?

“A mezzanotte si alzò un grido: Ecco lo Sposo! Andategli incontro!” (v. 22): questa è la bella notizia: arriva lo Sposo ed è beata quella sposa se si troverà pronta per le nozze, pronta ad ogni evenienza, anche al ritardo dello sposo stesso.

In quest’anno liturgico siamo stati, per così dire, presi per mano dall’evangelista Matteo che ci ha aiutato a comprendere meglio la figura di Gesù, la forza della sua Parola e del suo annuncio di salvezza. Ebbene oggi ci viene ricordato che Lui è lo Sposo che dobbiamo attendere essendo sempre pronti ad accoglierlo.

E Gesù, per aiutarci a vivere questo tempo di attesa e, soprattutto, per aiutarci a capire come vivere questa attesa, racconta la parabola delle dieci ragazze, cinque sagge e cinque stolte. Una parabola che, se anche descrive una usanza nuziale di cui non abbiamo nessuna esperienza, tuttavia ci aiuta a comprendere che la vita cristiana va vissuta vigilanti nell’attesa.

“Vegliate e tenetevi pronti”: sono, infatti, gli imperativi che ascoltiamo nel vangelo di questa domenica, che troviamo in S. Matteo 25, 1-13 e che alludono alla “venuta del Figlio dell’uomo” che va aspettata con la vigilanza del cuore e della mente.

Allora, che cosa vuole insegnarci Gesù con questa parabola?

Ci ricorda che dobbiamo tenerci pronti all’incontro con Lui. Molte volte, nel Vangelo, Gesù esorta a vegliare, e lo fa anche alla fine di questo racconto, dicendo: “Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora” (v. 13). Ma con questa parabola ci dice anche che vegliare non significa soltanto non dormire – infatti le ragazze, sagge e stolte, “si assopirono tutte e si addormentarono” (v. 5) prima dell’arrivo dello sposo -, ma essere preparati. L’incontro con lo Sposo che viene va preparato prima, non è cosa che si possa rimediare in extremis. Proprio qui sta il significato dell’essere saggi e prudenti: si tratta di non aspettare l’ultimo momento della nostra vita per collaborare con la grazia di Dio, ma di farlo già da adesso, mentre si ha il tempo per farlo. L’incontro col Signore è sicuramente un incontro gioioso, come le ragazze sono nella gioia nell’attesa dello sposo, tuttavia esso richiede preparazione e costanza, equipaggiamento e intelligenza e domanda quella prudenza che sta ad indicare il non lasciarsi scappare le opportunità che ci vengono offerte per prepararsi nel miglior modo possibile. È inevitabile perdersi nell’attesa, cioè “addormentarsi”, come fanno tutte e dieci le vergini: quello che conta non è cadere assopiti per la fatica, è essersi preparati all’incontro.

Viviamo in un mondo che sembra aver perso il senso della preparazione e dell’attesa, e non solo per l’incontro col Figlio dell’Uomo…

La parabola di oggi ci dice, comunque e in ogni caso, che per vivere dobbiamo conservare con fatica la nostra razione quotidiana di olio, e non ce ne possiamo dimenticare mai. Nella vita dobbiamo fare provvista dell’elemento indispensabile – l’olio – cioè l’amore che accende e alimenta l’attesa. A questa razione di olio possiamo pensare solo noi, e non possiamo delegare nessuno: “No, dicono le sagge, che non abbia a mancare per noi e per voi” (v. 9). Può sembrare una risposta antipatica e scortese, ma è, invece, un modo per dire che, nel giudizio finale, nessuno è più in grado di fare qualcosa per un altro: ognuno deve rispondere di sé.

Ecco, allora, che la vigilanza appare l’atteggiamento serio del credente. L’attesa è la caratteristica principale del cercatore di Dio. Un’attesa operosa, che veglia, che agisce. Il rischio di assopirsi è sempre presente, siamo onesti. Il rischio di vivere come se Gesù non fosse e non fosse il presente, è palpabile nel nostro cristianesimo annacquato e inconcludente. Accogliamo questa parabola come un severo monito, come un invito a non desistere, come una scossa alla nostra tiepidezza. Vegliamo nella gioia aspettando il ritorno dello sposo. Verrà quando meno ce lo aspettiamo: non sappiamo né il giorno né l’ora del suo ritorno, noi abbiamo a disposizione solo il tempo di questa vita, abbiamo una vita intera per procurarci l’olio necessario da mettere nei vasi della nostra vita per poter incontrare lo Sposo. Camminiamo nella vita portando con noi quei piccoli vasi con l’olio della fede, dell’amore, dell’amicizia, della preghiera, del condividere, l’olio che è il Vangelo, che è la vita, un olio così personale appunto che non lo possiamo prestare ad alcuno perché è soltanto nostro.

don Danilo Marin