UNA RIFLESSIONE DEL VESCOVO

La festa di “Ognissanti” e la “Commemorazione dei defunti” in questo nostro tempo

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Oggi va sempre più ‘annebbiandosi’ nell’orizzonte dei pensieri umani il riconoscimento di Dio e del suo ‘primato’ sul mondo e sull’uomo. L’uomo oggi si erge a padrone dispotico di se stesso e del mondo. Viene meno il desiderio della ricerca di Dio, non ci si pone il problema se Egli possa dare senso al nostro vivere. Questo significa la ‘secolarizzazione’ che penetra, anzi pervade tutta la nostra cultura che porta all’indifferenza nei confronti del problema di Dio e anche alla sua negazione, come se si trattasse di un falso problema, di una realtà che non esiste e comunque non interessa.

In altre parole il pensiero dominante propina l’idea che il mondo è il tutto dell’uomo. Ne consegue che l’orizzonte di vita si ferma al mondo come realtà da possedere, da dominare e da piegare al proprio servizio. La fa allora da padrone la crescente brama dell’accumulo e del potere che deriva dall’accumulo e dal possedere. L’attività umana, il lavoro, la finanza, trascurando la giustizia, il rispetto della vita, del creato e la solidarietà umana, diventano strumento di insaziabile guadagno e possesso.

In questa prospettiva il destino dell’uomo è tutto racchiuso nell’orizzonte terreno-umano, spesso anche solo individuale. La fede cristiana invece lega strettamente il credente sia al suo compito nella storia sia alla coscienza che l’uomo è fatto per Dio, che la vita dell’uomo ha un orizzonte ben oltre il suo essere nel mondo. Fuori da questo grande orizzonte l’uomo rischia di vivere ‘alienato’, cioè fuori da ciò che lo costituisce come ‘uomo’ e lo differenzia dalle altre creature, in ragione della sua ‘destinazione ultima’.  Verso quale ‘destinazione ultima’ può andare l’uomo indifferente a Dio o suo negatore? Cosa può sperare quest’uomo dalla vita? Quale il fine ultimo del proprio agire se il fine rimane ‘mondano’ cioè rinchiuso nei confini del mondo e della sua caducità e del tempo della vita terrena che passa inesorabile? Dove il mio essere trova la sua consistenza, una volta tolto il suo fondamento in Dio?

+ Adriano Tessarollo