Sguardo pastorale

La carità scaturisce dalla comunione

carità
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Il terzo focus del discorso pastorale del vescovo è sulla Carità quale frutto della comunione con Cristo, cioè dell’unità a Lui come il tralcio alla vite. Questa sottolineatura pone in risalto uno stile di vita che deve essere della comunità dei credenti come gli Atti degli Apostoli ci descrivono nei sommari: «La nuova comunità trova la sua comunione vitale attorno al continuato ascolto dell’insegnamento degli apostoli, al ripetuto incontrarsi nello ‘spezzare il pane dell’eucaristia’ e nella condivisione della mensa e di altre preghiere. Gli Atti degli Apostoli raccontano di un preciso stile di vita ecclesiale caratterizzato dalla comunione fraterna, che nasce dal dono e dalla forza dello Spirito, stile caratterizzato da ascolto, preghiera, comunione e carità», ci ricorda il vescovo. È una prospettiva che affascina quella raccontata in alcune righe del libro neotestamentario che ci narra come sono state fondate le prime comunità cristiane, il coraggio degli apostoli nella predicazione, la dedizione paolina alla missione e le prime persecuzioni. Sono poche righe, quelle dei sommari, che però condensano il fervore della fede e il progetto evangelico che le comunità intendono vivere sulla loro pelle. Noi, che progetto stiamo perseguendo per la nostra vita? Profuma delle parole di Cristo, della speranza che scaturisce dall’incontro con Lui? Siamo troppo abituati a scendere quotidianamente a compromessi che non distinguiamo più quali sono le priorità che non possiamo barattare per non perdere il fuoco del Vangelo: basta che guardiamo al modo in cui viviamo i nostri incontri comunitari, ovvero l’Eucaristia, per accorgerci che ci manca la tensione verso Colui nel cui nome siamo stati convocati. Potremmo anche osservare lo stile dei rapporti che intratteniamo con gli altri: vicini o lontani che siano, se ci priviamo di empatia abbiamo già reso monco e muto l’annuncio del Regno. Indifferenza o superficialità? Sono comunque scelte che facciamo perché anche il “non scegliere” è già una scelta. Scegliere Cristo e la sua strada è una decisione ben chiara, Gesù stesso non ha mai lasciato dubbi al proposito (leggiamoci tutti Lc 9,57-62). Non si può essere come quelli che, fatto un passo in avanti, sarebbero pronti a farne due indietro. L’esperienza di questa pandemia sarà un’opportunità per cambiare il nostro stile di vita secondo una prospettiva evangelicamente più autentica? In questa direzione il vescovo ci sprona a muoverci quando dice: «L’autentica comunione che nasce dallo Spirito e dalla fede porta alla carità concreta che sa cogliere ogni genere di bisogno di ogni fratello della porta accanto». Siccome l’autentica fede nasce da un autentico ascolto della Parola non c’è modo migliore di concludere se non quello di meditare il passo della lettera ai Romani che ci viene citato: “Chi dona, lo faccia con semplicità; chi presiede, presieda con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia. La carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nel fare il bene, siate invece ferventi nello spirito; servite il Signore. Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera. Condividete le necessità dei santi; siate premurosi nell’ospitalità”.

 don Simone Zocca