sguardo pastorale

Il  ministero (servizio al Vangelo) nella Chiesa

servizio-al-vangelo
Facebooktwitterpinterestmail

Il secondo focus che il vescovo sviluppa nel suo discorso pastorale riguarda il tema del ministero come servizio al vangelo nella Chiesa. La responsabilità di annunciare e servire il vangelo è propria di ogni battezzato: l’apostolo Paolo ne è il paradigma con la sua foga missionaria che sfocia nell’espressione “guai a me se non evangelizzo…” rivolta ai cristiani di Corinto.

Il desiderio di annunciare il Vangelo e servirlo, cioè annunciare Cristo e servire Lui, nasce dall’esperienza di una fragilità interiore che è toccata e guarita dalla misericordia di Dio e trasformata in forza e coraggio. Ogni ministero nella Chiesa è radicato nel battesimo perché esso è l’esperienza di quella misericordia che guarisce e trasforma.

Non so se abbiamo consapevolezza di questa radice, di questo punto di origine. Spesso pensiamo che un ministero nella Chiesa nasca da una sorta di “investitura” di qualcuno su qualcun altro: chi riveste il ruolo di guida della comunità ecclesiale (dal Papa all’ultimo parroco) chiama uno o più fedeli per affidare loro dei compiti all’interno della comunità. Potremmo dire che questo è solo l’atto ufficiale e pubblico con il quale la Chiesa dà il mandato a coloro che accettano una responsabilità. Ma, prima di tutto questo, c’è l’esperienza del sentirsi amati, nonostante i propri limiti. È tale amore incondizionato e gratuito che tocca, guarisce e sospinge in avanti.

La Chiesa prima di consegnare e ufficializzare qualsiasi ministero cerca sempre di appurare l’autenticità della disponibilità della singola persona attraverso un tempo di discernimento e di preparazione. Servire significa amare; e chi ama, a motivo di un’esperienza viva e vera, servirà come Cristo.

Un ministero però risponde anche ad un dono dello Spirito Santo, è manifestazione dello Spirito di Dio, di cui la Chiesa non è padrona ma piuttosto strumento. Il vescovo allora chiarisce: «È urgente dunque che tutta la Chiesa, e non meno la nostra Chiesa diocesana, riconosca e dia spazio alla varietà dei carismi e ministeri, non in chiave di affermazione individualistica o di carriera, o peggio di contrapposizione, ma di unità per il bene comune, per dirla ancora con l’apostolo Paolo: “allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio” (Ef 4,12-13). Ne consegue che dobbiamo porre urgente attenzione a questo aspetto della Chiesa. Chi già esercita un ministero nella propria comunità, insieme al proprio presbitero/i, è chiamato a invitare altri a prendere consapevolezza del proprio dono e della propria chiamata al medesimo o ad altri ministeri, badando a non porre ostacoli a chi si offre di partecipare a quel medesimo o ad altri ministeri, anzi, invitando e coinvolgendo».

È il richiamo al cuore del senso della missione della Chiesa: edificare il corpo di Cristo perché sia Lui a salvare gli uomini; è il richiamo al senso di responsabilità e corresponsabilità di fronte ad una missione che è di tutti.

don Simone Zocca