sguardo pastorale

Ripartiamo assieme

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“Per dirci nuovamente cristiani” è il titolo dato alla seconda parte del documento dell’Ufficio Catechistico Nazionale e alla luce di Atti 11, 19-26, che ci narra la fondazione della comunità cristiana di Antiochia, ci vengono proposte alcune piste per ricominciare.

Dobbiamo ricominciare, infatti, ma non nel senso di riprendere da dove ci siamo fermati ma di cominciare in modo nuovo. Alcuni cristiani di Gerusalemme, di fronte all’evento violento e traumatico della morte del diacono Stefano, si convincono a lasciare la città e spostarsi altrove; questa scelta innescherà un dinamismo nuovo per la Chiesa nascente e la Parola di Dio, annunciata anche ai pagani, accrescerà il numero dei convertiti. Anche noi siamo di fronte ad un evento che possiamo definire traumatico e che ci ha lasciato spiazzati, non possiamo più stare dove siamo stati fermati e dobbiamo avere il coraggio di andare altrove per ridare un nuovo impulso alla nostra fede e all’annuncio del vangelo. E allora ci vengono proposte quattro piste di lavoro, integrate fra di loro, per questo nuovo anno pastorale che ci apprestiamo ad affrontare navigando a vista. Innanzitutto, e il riferimento è sempre il racconto in Atti che abbiamo sopra citato, dobbiamo rafforzare l’elemento biblico nella catechesi che proponiamo e che deve partire dall’annuncio che “il Signore è Risorto!”. Il documento ci suggerisce di farlo a partire dai luoghi e dalle forme che abbiamo riscoperto nel periodo della chiusura e cioè il contesto familiare, i social, i piccoli gruppi formatisi per la preghiera spontanea o la meditazione della Parola. Credo, però, che questa prima pista ci chieda di rifondarci sulla storia che abbiamo da raccontare: quella di Gesù Cristo! E se non la sappiamo raccontare bene, cioè annunciarla con la vita, continueremo a sbattere contro l’ostacolo della non credibilità.

La seconda attenzione da valorizzare chiama in causa i pastori e il loro ministero di “esortare” il popolo di Dio, cioè: «accompagnare, incoraggiare, stimolare, favorire e far crescere i semi del Vangelo già presenti nella vita delle persone, sollecitando e attivando la collaborazione e la corresponsabilità di altri» (Ripartiamo insieme, 12). Mi pare lampante che il ministero dell’esortazione non sia separato dalle virtù della pazienza e dell’umiltà. Sono la pazienza e l’umiltà che danno credibilità alle parole dei pastori, perché il presbitero «È uomo della Pasqua, dallo sguardo rivolto al Regno, verso cui sente che la storia umana cammina, nonostante i ritardi, le oscurità e le contraddizioni» (Lievito di fraternità, 77).

Ma la responsabilità dell’annuncio è di tutti i battezzati per cui, questa la terza pista, tutti – catechisti, formatori ed educatori – dovremmo ampliare con coraggio i nostri orizzonti per percorrere nuove vie di evangelizzazione, valorizzando temi ecologici, i luoghi significativi delle nostre città, l’incontro l’altro per insegnare ad apprezzare le differenze. Infine, il quarto elemento che ci viene proposto è il tema dell’opera dello Spirito nella vita del cristiano che ci porterebbe a valorizzare esperienze di discernimento spirituale e preghiera. In conclusione «evangelizzare significa creare le condizioni perché ogni persona si lasci amare dal Dio Crocifisso e Risorto e così impari a sua volta ad amare gli altri».

Don Simone Zocca